Il museo della civiltà contadina di Zungri: scrigno della memoria dove un’intera comunità custodisce il proprio passato
Insieme alle Grotte, questo spazio espositivo contribuisce a fare del piccolo borgo vibonese una meta raggiunta ogni anno da decine di migliaia di visitatori. Lo speciale di LaC Storie su un luogo unico
È una sorta di “museo collettivo”, una cassaforte della memoria dove preservare la storia di un’intera comunità. Il Museo della civiltà contadina, a Zungri, non è solo un luogo espositivo. È anche, e forse soprattutto, uno scrigno dove riporre e custodire un passato condiviso e ancora vivo nei ricordi di tanti.
LaC Storie, a cura di Saverio Caracciolo, ha a acceso i riflettori su questo piccolo borgo situato nel cuore della Calabria, noto anche per le sue “Grotte”, un millenario insediamento ruprestre, scavato letteralmente nella roccia, i cui segreti, a cominciare dall’origine, devono essere ancora pienamente svelati. In questo contesto si inserisce anche il museo della Civiltà contadina, curato dalla direttrice Caterina Pietropaolo.
Inaugurato nel 2003 sotto la guida dell’allora sindaco Tino Mazzitelli, è nato dall’idea di conservare e valorizzare la storia locale, le tradizioni e gli antichi mestieri. Originariamente, l’edificio era destinato a diventare un luogo per esporre i reperti archeologici ritrovati proprio nell’insediamento rupestre delle Grotte, scoperto dal professor Achille Solano. Tuttavia, l’idea si è evoluta, trasformando l’ex frantoio e mattatoio comunale in una struttura dedicata alla vita contadina.
Nel corso degli anni, il museo si è arricchito grazie alle numerose donazioni dei cittadini di Zungri, che hanno offerto oggetti, strumenti e manufatti legati alla vita quotidiana dei loro antenati. Caterina Gaudioso, Francesco Licastro, Mariella Licastro e altri collaboratori hanno contribuito all’allestimento iniziale del museo che nel tempo è diventato, come accennato, un punto di riferimento per la comunità e un luogo di memoria collettiva. La raccolta degli oggetti continua tutt’oggi, con nuovi pezzi che arrivano costantemente, tra cui strumenti di falegnameria appartenuti al nonno paterno di Caterina Pietropaolo, preziosi ricordi di famiglia che si fondono con la storia del paese.
Il museo ospita una vasta gamma di attrezzi agricoli, come aratri e utensili usati quotidianamente dai contadini, oltre a oggetti legati alla vinificazione, come botti e damigiane. Questi strumenti raccontano non solo la fatica e il sudore di chi li ha usati, ma anche il legame profondo con la terra. La sezione dedicata agli abiti tradizionali offre uno sguardo su un passato lontano, con gonne a pieghe e copricapi invernali tessuti al telaio, che le donne del luogo indossavano tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX. Ogni dettaglio di questi abiti, dalla pesantezza dei tessuti alle bordure ricamate a mano, testimonia l’abilità e l’attenzione delle ricamatrici locali.
Il museo, però, non è solo un luogo di esposizione. È anche un laboratorio vivo di tradizioni, dove le nuove generazioni possono osservare le antiche tecniche di ricamo e tessitura. Il passaggio di queste conoscenze è fondamentale per mantenere vive arti che altrimenti andrebbero perdute. Come dice Caterina: «il valore del museo non è monetario, ma storico e affettivo, poiché rappresenta l’anima del paese e della sua gente».
Ogni oggetto presente nel museo narra una storia, non solo della famiglia di chi l’ha donato, ma anche della collettività. Il Museo della Civiltà Contadina è una finestra sul passato che permette di capire meglio le radici di Zungri e il duro lavoro che ha caratterizzato la vita quotidiana di intere generazioni. Questo legame tra il passato e il presente è ulteriormente sottolineato dalle emozioni che suscita nei visitatori, molti dei quali, spesso anziani, si commuovono nel vedere oggetti che risvegliano ricordi lontani.
Con oltre 35.000 visitatori all’anno, il museo di Zungri è diventato un importante punto di interesse turistico, attirando persone da tutto il mondo, dagli Stati Uniti all’Argentina. Tuttavia, il suo successo è anche il risultato del lavoro instancabile di chi, come Caterina e i suoi collaboratori, dedica tempo e passione per mantenerlo vivo e attivo, senza mai fermarsi. «Non conosciamo pause», afferma, sottolineando come il museo resti aperto tutto il giorno, senza interruzioni, per garantire un servizio continuo ai visitatori.
Il futuro del museo sembra promettente. Caterina spera che possano arrivare nuovi fondi per migliorare ulteriormente la struttura e farla conoscere sempre di più, non solo ai turisti, ma anche alle giovani generazioni locali. «La missione del museo è quella di trasmettere la storia di questo posto ai ragazzi di oggi», conclude, consapevole che il vero valore di questo luogo non risiede solo negli oggetti che conserva, ma nella capacità di far rivivere il passato per costruire il futuro.