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Il bambino di Neanderthal di San Calogero: la scoperta archeologica di Achille Solano dimenticata

Risale alla fine degli anni Settanta il ritrovamento dei resti del cranio di un bimbo dell'età di 2 o 3 anni, insieme e fossili di animali preistorici e attrezzi in pietra. Una pagina di storia su cui riaccendere i riflettori

Il bambino di Neanderthal di San Calogero: la scoperta archeologica di Achille Solano dimenticata
(immagine Facebook, Tom Björklund)

Nei prossimi giorni la cava di granito di età romana di Nicotera, ove sono presenti dei manufatti, sarà oggetto di uno studio scientifico, condotto sul campo, da parte di esperti provenienti dalle Università di Catania e di Marsiglia. Un sito, quello nicoterese, scoperto dall’archeologo Achille Solano, nel 1972, sotto l’egida dell’Università di Venezia, di cui era collaboratore.
Tale iniziativa ha riportato d’attualità un’altra campagna di scavi compiuta da Solano a San Calogero, fin dal 1978, ancor più sensazionale e di portata mondiale, che ha consentito il ritrovamento di frammenti ossei di un bambino di Neanderthal, risalenti a più di 30mila anni fa.

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I reperti rinvenuti in contrada Iannì, la località a cavallo tra Piana delle Querce, Calimera e Nicotera marina, sono oggi conservati al Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria.
Una scoperta, quella di Solano, su cui è inspiegabilmente calato l’oblio da parte delle istituzioni, e che meriterebbe tutt’altro approccio.

Achille Solano e Pasquale Barbalace in contrada Iannì, a destra i disegni dei manufatti lì ritrovati

Sul prezioso ritrovamento esiste una pubblicazione scientifica del 1986, apparsa su una rivista americana di antropologia, frutto del lavoro corale di Solano, della palentologa Laura Bonfiglio e di altri studiosi provenienti da diversi istituti di ricerca e atenei.

Il documento ci rivela che lo scavo effettuato dal professionista nicoterese portò alla luce i resti del cranio (della regione parietale sinistra) di un bimbo dell’età di due-tre anni. Nello stesso posto, inoltre, vennero rinvenuti i fossili di animali di grossa stazza, antenati preistorici dell’attuale elefante, cervo, rinoceronte, ippopotamo, bue, iena e di vari tipi di uccelli e pesci. 
Sempre nella stessa area di scavo affiorarono degli attrezzi in pietra, utilizzati dagli uomini per le attività quotidiane, inclusa la caccia.

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Un altro analogo ritrovamento venne compiuto nel 1970 ad Archi, in provincia di Reggio Calabria, dove fu rinvenuta una mandibola attribuita a un bambino neanderthaliano dell’età di sei anni. Anche qui si portarono alla luce i resti di animali preistorici.

Insomma, l’occasione è propizia, in primis per le istituzioni del territorio, per riaccendere i riflettori su questa parte di storia colpevolmente dimenticata, dimodoché il lavoro di scoperta di Solano non vada perduto. Qualcosa che assomigli, in fatto di studi e iniziative, a quanto fatto per la figura dell’uomo preistorico di Altamura, in Puglia. La vicenda, oltre all’insito valore culturale, potrebbe rivelarsi una ghiotta opportunità di sviluppo turistica ed economica per il territorio.

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