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Cantieri per sempre e pilastri che svettano verso il cielo: a Brognaturo la mostra dedicata al “non finito calabrese”

Negli scatti del fotoreporter Angelo Maggio, un fenomeno che racconta di paesi svuotati, di un sogno di sviluppo mai divenuto concreto e anche di malcostume. L’evento è stato promosso su iniziativa della Pro loco “Valente” e dell’associazione “Brognaturo nel cuore”

Cantieri per sempre e pilastri che svettano verso il cielo: a Brognaturo la mostra dedicata al “non finito calabrese”

“Il non finito calabrese” diventa una mostra. È l’originale allestimento dedicato ai luoghi disabilitati e luoghi comuni, inaugurato nei giorni scorsi a Brognaturo su iniziativa della Pro loco “Valente” e dell’associazione “Brognaturo nel cuore”. Al centro, gli scatti del fotoreporter Angelo Maggio.

Indagine visiva e antropologica

A entrare nel dettaglio, i promotori: «Si tratta – spiegano – di un’indagine visiva e antropologica sugli edifici calabresi non finiti, che si palesano come monumenti delle aspettative tradite di una regione e di un’intera popolazione. Pareti di mattoni a vista non intonacate, pilastri che si stagliano verso il cielo con i tondini di ferro scoperti, scheletri di palazzi che sono diventati ormai uno dei segni distintivi di questa regione. Quelle case che non verranno mai ultimate per essere vissute, testimonianze di sprechi, il tutto in virtù di una mentalità che vuole costruire indiscriminatamente, talvolta nel disprezzo delle regole».

Scenari a cui troppo spesso la comunità calabrese è abituata: «Un appartamento per ogni figlio o per il ritorno al paese da pensionato, cercando di completare la costruzione poco alla volta con il solaio lasciato aperto nella falsa illusione di “aggiungere un piano” e poterlo vedere, un giorno, completato. Cantieri per sempre, con vento e salsedine a corrodere quello che resta del sogno di uno sviluppo mai divenuto concreto. Un fenomeno di diffuso malcostume che – sottolineano gli organizzatori dell’allestimento – convinse i calabresi che ormai era fatta, lo sviluppo e il benessere era nel mattone, si costruiva sulla speranza che i soldi non sarebbero mai finiti, si cementificava ignari dello sfacelo, rimandando all’infinito la possibilità di abitare, senza mai attuarla».

Il non finito e il lavoro di Angelo Maggio

Così il “non finito” «diventa oggetto di studio nelle università, fotografato, esposto nei festival, teorizzato da filosofi, antropologi e accademici». Un fenomeno che il fotoreporter Angelo Maggio ha inteso cristallizzare con il suo obiettivo «per raccontare la rappresentazione di speranze deluse e del disagio di un territorio».

Quei pilastri che si ergono verso l’alto, raccontano molto di più: «Il dramma più grande è lo spopolamento, fenomeno che risulta più accentuato nelle aree maggiormente non finite e incompiute della regione quindi soggette ad una maggiore emigrazione. Ormai quel paesaggio urbano è considerato normale, non disturba chi lo guarda, ci si è assuefatti alla bruttura di una presenza ingombrante che denuncia, comunque, fallimenti progettuali, politici, utopie di una Calabria che vive di promesse che le sono state fatte, che aspetta senza sapere neppure cosa sta aspettando», rimarcano gli organizzatori.

La mostra e il dibattito

La mostra è ospitata nel centro storico di Brognaturo, in un periodo ricco di iniziative, in concomitanza con i festeggiamenti della Madonna della Consolazione, patrona del piccolo paese delle serre calabre. L’obiettivo è «quello di richiamare l’attenzione sull’importanza del rito sacro per la rifondazione del territorio e sulla possibilità di vivere spazi che non sono vissuti».

Il 30 agosto, alle ore 17.30, prevista la conclusione della rassegna con un incontro-dibattito. Saranno presenti Angelo Maggio e il giornalista e scrittore Sergio Pelaia. Non mancheranno gli interventi di studiosi del fenomeno ed esperti del settore.

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