sabato,Settembre 14 2024

Murat prima di Mazzini, è lui il “padre” del Risorgimento: una mostra a Pizzo riscrive l’epopea del re di Napoli che proprio qui fu fucilato -Video

Il castello aragonese ospita una rassegna iconografica che racconta la figura del sovrano catturato e ucciso dai reparti borbonici quando sbarcò in Calabria nel 1815. Lo storico Di Bella: «Il futuro si costruisce sul granito della memoria e sulla forza di valori e idee»

Murat prima di Mazzini, è lui il “padre” del Risorgimento: una mostra a Pizzo riscrive l’epopea del re di Napoli che proprio qui fu fucilato -Video

«Questa mostra consegna le tracce per ricostruire una figura ammirevole da più punti di vista, perché abbiamo a che fare con il più grande condottiero di armate a cavallo di storia moderna e di tutti i tempi». Così lo storico Saverio di Bella introduce la mostra iconografica dal titolo “Gioacchino Murat. L’eroe e l’immaginario romantico”. Rassegna che, sottolinea di Bella, «punta a riscrivere la storia del Risorgimento raccontata sui libri attraverso i documenti che ne ripercorrono le reali tappe». 

L’evento, senza precedenti a livello nazionale ed internazionale, si lega infatti alla rivoluzionaria tesi storiografica portata avanti dallo stesso professor Di Bella secondo cui fu proprio il re di Napoli Gioacchino Murat il promotore della I guerra di Indipendenza attraverso la dichiarazione di guerra all’Austria e con il proclama di Rimini del 1815, precedendo così Carlo Alberto di Savoia di più di 30 anni. «Murat si batte per l’indipendenza e l’unità del popolo italiano ma dichiara apertamente che il nostro popolo deve rispettare la libertà degli altri popoli. Questi valori del Murat sono anche quelli della Costituzione italiana e quindi la sovranità popolare, il rispetto della libertà altrui, il rifiuto della guerra. Ecco, noi siamo entrati nel mondo che ci riguarda proprio con Murat e con la repubblica giacobina, non con lo Statuto Albertino». 

All’interno del castello aragonese di Pizzo, noto come Castello Murat, la mostra permanente – curata da Placido Currò e Raffaele Manduca – racconta la figura di Murat con cimeli e stampe ad altissima risoluzione di opere tratte dai maggiori complessi museali europei, e lo fa attraverso tre sezioni tematiche. La prima ripercorre le tappe salienti dell’ascesa militare e politica di Murat; la seconda si sofferma – a partire dalla rappresentazione illustrata che di Gioacchino danno i suoi avversari – sulla stagione del declino e del dubbio, dalla ritirata di Russia alla battaglia di Tolentino, che chiude il progetto indipendentistico italiano; la terza, infine, offre la proiezione della sua immagine all’interno della visione ideologica costruita dalla letteratura risorgimentale, dall’impresa disperata per la riconquista del potere alla fucilazione avvenuta a Pizzo per mano della Gendarmeria Borbonica.

L’iniziativa, frutto della collaborazione tra l’Università Magna Grecia di Catanzaro e il Comune di Pizzo, con il contributo di docenti dell’Università della Calabria e dell’Università di Messina e su ispirazione del prof. Di Bella, mira così a costituire un’importante risorsa per il futuro partendo da un passato tanto nobile quanto dimenticato. «Il futuro si costruisce sul granito della memoria e sulla forza dei valori e delle idee – ha sottolineato il prof. Di Bella -. L’Italia meridionale è arrivata su questo granito e ha costruito la propria società su queste basi prima di quanto non fosse avvenuto in altri luoghi d’Italia. Ecco, noi lo rivendichiamo. È un nostro diritto».

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