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Il crocefisso di Dasà torna a splendere dopo il restauro: le fasi del ripristino dell’opera seicentesca

A illustrare i passaggi, il restauratore Mazzitelli: «Tramite gli interventi effettuati è stato possibile anche recuperare l’antica croce originaria, rimossa anni fa a causa delle pessime condizioni»

Il crocefisso di Dasà torna a splendere dopo il restauro: le fasi del ripristino dell’opera seicentesca
Il crocefisso di Dasà

Nei giorni scorsi la chiesa di Dasà ha riaccolto il suo antico crocifisso. Numerose iniziative, dalle celebrazioni eucaristiche ai convegni, hanno interessato il paese della ‘Ncrinata. Ad occuparsi del ripristino dell’opera, il restauratore Nicola Mazzitelli. Si tratta di un crocefisso di pregio, realizzato dal napoletano Giuseppe Maresca. In base agli studi dello storico Antonio Tripodi, la statua lignea venne presentata ai fedeli nel 1655. Dal 1961, invece, il Crocefisso venne collocato sopra l’altare.

Il nuovo restauro

Gli interventi sono stati eseguiti dietro progettazione approvata dagli uffici dei beni culturali della Diocesi e contestualmente della Soprintendenza vista la rilevanza e storicità della sacra effigie. Per poter raggiungere la cifra necessaria per consentire i lavori, il parroco don Bernardino Comerci e i giovani del paese hanno lavorato in sinergia. Fondamentale il sostegno della comunità. Proprio per attuare il progetto sono stati destinati fondi rimasti dopo le festività pasquali del 2018 e 2019 nonché le somme raccolte nel 2020, anno in cui, a causa della pandemia, la ‘Ncrinata è stata sospesa.

Gli interventi

I dettagli degli interventi, distinti in due fasi, sono stati illustrati dal restauratore Mazzitelli: «Nella prima fase è stata eseguita una pulitura superficiale con la disinfestazione degli insetti xilofagi, il consolidamento della struttura lignea ed abbiamo messo a punto una diagnostica mirata all’opera seicentesca».

Nella seconda fase si è invece puntato, dietro realizzazione di un protocollo di completamento di restauro «alla ricostruzione delle parti mancanti con una resina compatibile, per poi passare a consolidare con un apposito stucco e tappare i fori lasciati dagli insetti». La loro presenza, infatti, «tendeva a scurire il volto del Cristo». Alla fase della stuccatura delle lacune ha fatto seguito la livellatura e «l’integrazione pittorica» per restituire armonia ai colori del crocifisso ligneo. «Per il panno a copertura delle nudità della sacra effigie è stato invece utilizzato l’oro in conchiglia. Sull’intera opera è stato inoltre steso uno strato di apposita vernice protettiva».

Il restauro ha permesso di ripristinare l’opera all’originario splendore: «In tutto ciò è stato realizzato un intervento anche sulla croce antica che era stata rimossa anni addietro in occasione di un precedente restauro a causa delle pessime condizioni in cui versava. Per fortuna non era stata distrutta e siamo riusciti a recuperarla e porre il Cristo nella sua croce originale».

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