Drapia riscopre un suo tesoro: l’antica fornace per la calce viva recuperata da due volontari
La “Carcara da Serra” sulla Piana si Santa Lucia rappresenta una testimoninza di archeologia industriale. Realizzata dai cavatori di pietra del luogo (i “picuniari”), ora è visitabile accompagnati da una guida
La storia di Drapia capoluogo, perfettamente leggibile nel suo centro storico, è scritta lungo la collina che alle spalle la sovrasta. E di questa memoria storica poco nota alle nuove generazioni, se non del tutto sconosciuta, ne sono fedeli custodi tutti gli anziani del paese. «Fino alla prima metà del secolo scorso – ci ha fatto sapere il nostro lettore del luogo Teofilo Ruffa -, a Drapia era fortemente presente l’attività dei “picuniari”, i cavatori di pietra. Questi, cavavano dalla rupe che sta alle spalle del borgo la pietra, “a petra morta”, necessaria ad alimentare le numerose “Carcare”, fornaci che servivano per produrre la calce viva. Non a caso, una delle viuzze del borgo è intitolata appunto via delle Carcare. Lungo il costone di rupe, nella parte più dura, “i picuniari” nel tempo hanno estratto il granito e ricavato dei blocchi, i cosiddetti “cantuna” che caratterizzano gli edifici del centro storico anche di Drapia, poi utilizzati nell’edilizia come gradini per la creazione delle scale. Le tracce di questa specifica attività sono perfettamente visibili ad occhio nudo ancora oggi lungo il sentiero e, precisamente, all’altezza del quarto tornante della strada che da Drapia conduce alla Piana di Santa Lucia».
«Di queste Carcare – prosegue nel suo racconto Ruffa -, una sola ha resistito al trascorrere del tempo, all’incuria, ad atti di vandalismo. Facile preda di sterpi, rovi ed erbacce varie, “A Carcara da Serra” è situata sulla Piana di Santa Lucia, lato fiumara della Grazia. Nei giorni scorsi, i due drapiesi Mimmo Pungitore e Carmelo Belvedere, armati di buona volontà e di amore per Drapia e la sua storia, muniti di falci, rastrelli, picconi e attrezzi vari, sono riusciti a riportare la Carcara al suo antico splendore, sia all’esterno che all’interno».
Per Teofilo Ruffa, «un lodevole esempio di cosa si potrebbe fare, con pochi sforzi, per conservare la memoria della Drapia che fu e recuperare strutture e retaggi storici, è rendere fruibili luoghi e punti panoramici di ineguagliabile bellezza. Volendo, si può. Il percorso verso la Carcara appena ripulita – segnala in fine Ruffa – non è messo in sicurezza. Per visitarla, è assolutamente necessario farsi accompagnare da una guida esperta».
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