Sulle orme di Renoir, il mistero dei dipinti nella chiesa di Capistrano e “la mano” del pittore francese – Video
Cosa lega un paesino di montagna a uno dei massimi esponenti dell’impressionismo? L’ipotesi che fu l’artista d'oltralpe a ridipingere antiche opere murarie suffragata dagli studi dello scrittore Sharo Gambino e dalle indagini condotte recentemente dal giornalista e scrittore Fera
Un dipinto, un rinomato artista e un mistero lungo secoli. Cosa lega un piccolo centro del Vibonese al maestro Pierre Auguste Renoir, maestro francese considerato uno dei massimi esponenti dell’impressionismo? Un’opera muraria sita nella chiesa della parrocchia San Nicola di Capistrano dedicata alla Madonna della montagna. È un “giallo” artistico-culturale che apre scenari inediti quello illustrato nell’ambito di LaC piccole storie, format d’approfondimento a cura del videoreporter Saverio Caracciolo (per rivedere la puntata clicca qui). Protagonista della puntata, un dipinto che – secondo alcune teorie – sarebbe da ricondurre al celebre pittore d’Oltralpe.
Renoir in Calabria tra leggenda e storia
A spiegarci la sua storia, Andrea Fera, giornalista e insegnante: «Renoir –racconta – venne in Italia nel 1881 in occasione del cosiddetto Grand tour, ovvero un giro d’Italia che molti artisti compivano. Quando giunse a Napoli alloggiò in un alberghetto frequentato soprattutto da preti e qui conobbe don Giacomo Rizzuti, prete di Capistrano che all’epoca svolgeva il ruolo di precettore presso una famiglia nobile partenopea, i Bonanno. Questi ebbe modo di consigliare all’artista di visitare la Calabria».
Un viaggio che il francese intraprese realmente. Non c’è certezza della sua tappa a Capistrano ma il primo ad avanzare questa ipotesi fu lo scrittore calabrese Sharo Gambino che, nella biografica di Jean Renoir, figlio del maestro Pierre-Auguste, si imbatté in questa frase: «In un villaggio di montagna Renoir rifece gli affreschi della chiesa distrutti dall’umidità…».
Le ricerche portate avanti dallo scrittore lo condussero a Capistrano dove sotto uno strato di calce vennero alla luce due affreschi: l’adorazione dei Magi, di cui purtroppo non è rimasto alcunchè, e il “Battesimo di Cristo”.
Il Battesimo di Cristo
L’attenzione si concentrò su quest’ultima opera meglio conservata: «Ci sono molti elementi anche a livello tecnico richiamano lo stile di Renoir. Il vello poggiato sulla spalla del Battista oppure il braccio rigido di Gesù che ritroviamo in un’altra sua opera, ovvero la ragazza della fontana. Tutti elementi meritevoli di ulteriori indagini». A incuriosire, anche il volto di un angelo presente nel dipinto che ricorda la moglie di Renoir, Aline Charigot nonché modella principale di numerose sue opere. Insomma tutti elementi che convaliderebbero l’ipotesi di Gambino: «La storia di Renoir e Capistrano è conosciuta anche se i dettagli sfuggono ai più. Nel 2012 con una mia pubblicazione dal titolo “Renoir in Calabria, prodotto di un’inchiesta” ho cercato di coprire i vuoti, di mettere tutte le ricerche nero su bianco». Sempre nel volume sono state inserite indagini scientifiche i cui il giornalista e insegnante è stato promotore.
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