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Dalla bottega di Raffaello a Zungri, la Madonna della neve chiama a raccolta fiumi di fedeli

La cittadina del Poro in festa per il tradizionale appuntamento religioso che unisce la comunità anche ai suoi emigrati sparsi del mondo. La storia di una devozione lunga secoli e l’importanza storico-artistica dell’opera ricostruite dalla direttrice del Museo, Pietropaolo

Dalla bottega di Raffaello a Zungri, la Madonna della neve chiama a raccolta fiumi di fedeli
Il Santuario della Madonna della neve (foto del santuario dalla pagina Fb del Santuario). Immagine del quadro fornita dalla direttrice del Museo, Pietropaolo
Il santuario della Madonna della neve a Zungri

Richiama fedeli da ogni dove, rinsalda legami spezzati dall’emigrazione, racconta le radici religiose e culturali di una comunità. Sono giorni di fermento a Zungri che si appresta a celebrare la sua Madonna della neve. Un culto che unisce gli abitanti, anche quelli sparsi nel mondo che, nonostante la distanza e il trascorrere del tempo, continuano a rimanere attaccati ad una tradizione religiosa divenuta parte integrante della propria identità. Così le date del 4 e 5 agosto – momenti clou della festa – da secoli sono impresse nei cuori di ogni fedele. Il richiamo della Madonna della neve è forte, tant’è che ogni anno il Santuario registra circa 30mila visite. Un risultato non trascurabile frutto anche del lavoro culturale portato avanti nella cittadina del Poro che ospita un suggestivo Insediamento rupestre (con un complesso di case grotta), un Museo della civiltà contadina e un centro storico divenuto negli ultimi anni attrattivo grazie al percorso Gli antichi portoni raccontano.

Il culto della Madonna della Neve

La copia del quadro della Madonna della Neve in processione

La devozione attorno al quadro è radicata e soprattutto antica. Ne abbiamo parlato con Caterina Pietropaolo, architetto e direttrice del locale Museo della civiltà contadina e rupestre. Secondo fonti storiche, in particolare registri ecclesiastici dedicati alle decime, l’abitato di Zungri esisteva già nel 1310: «Dai documenti antichi – sottolinea- si può rilevare che il titolo della Parrocchia fin dall’inizio è stato “San Nicola” e che, almeno nel 1600, a questo titolo è stato aggiunto quello di “Santa Maria ad Nives”». Probabilmente sulla scia della diffusione, in epoca rinascimentale, del culto della Madonna con tale appellativo. I fattori religiosi che influenzarono la devozione furono diversi: «sia per via dei monaci orientali, dal VI al XI secolo aC, sia per la presenza del monachesimo occidentale e la creazione di abbazie benedettine e cistercensi». A seguito della riforma del Concilio di Trento, a metà 1500, «si ebbe un rifiorire della devozione popolare verso la Madonna». Un dato è certo, nel 1586 la chiesa dedicata alla Madonna della Neve a Zungri esisteva già: «Lo sappiamo con certezza – aggiunge la direttrice – poiché le fonti storiche hanno registrato la visita pastorale dell’allora vescovo di Mileto, monsignor Del Tufo che ebbe modo di descrivere con novizia di particolari gli arredi e il quadro collocato sull’alare».  

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L’arrivo del quadro

Come il quadro sia giunto a Zungri resta però un mistero. Secondo i racconti popolari, pare sia stato trovato in terreno privato e condotto in chiesa: «Tuttavia, si tramanda, il giorno successivo l’opera sparì dall’edificio religioso per poi essere nuovamente recuperata nel luogo dell’originale rinvenimento. Il fatto miracoloso venne interpretato come volere della Madonna di avere una chiesa in quel preciso sito. E gli abitanti si adoperarono nella sua costruzione». Il culto verso la Vergine venne poi alimentato da fatti prodigiosi che contribuirono a diffondere e radicare la devozione. Alcuni dettagli e informazioni storiche sul culto sono riscontrabili nei volumi di Monsignor Aurelio Sorrentino, “Maria SS. della neve patrona del popolo di Zungri” e “La chiesa e il quadro della Madonna della Neve” di Eugenio Sorrentino.

Il quadro di Zungri e la scuola di Raffaello

Il quadro presenta caratteristiche uniche. «Il dipinto (120 x 110, olio su tavola) racconta incontro tra la Madonna, il bambino Gesù, San Giovannino e Santa Elisabetta. La Vergine è posta al centro. Osserva il gesto del figlio che – spiega la direttrice del Museo- allunga il braccio per accarezzare sul volto Giovannino. Quest’ultimo, inginocchiato sulle gambe di Elisabetta, si sporge verso Gesù. Nella parte superiore del dipinto, alle spalle di Elisabetta, si apre una finestra su un paesaggio in lontananza. Rappresenta il Colle Esquilino innevato con chiaro riferimento alla Madonna della Neve (Santa Maria Maggiore)». Una simile composizione delle figure si trova al Museo Louvre di Parigi. In questo caso l’opera venne confezionata nella bottega di Raffaello intorno al 1518-1519. In più, la soluzione della scena ambientata tra un tendaggio e una finestra la si ritrova in «un’altra creazione di Raffaello, la Sacra Famiglia di Francesco I datata al 1518 che fu commissionata dal Duca di Urbino Lorenzo», aggiunge la Pietropaolo. Ad avvalorare la tesi, un recente restauro datato 2018 (eseguito dalla dottoressa Caterina Bagnato), il precedente risale invece agli anni Settanta. Grazie all’attività di pulizia effettuata sul dipinto, emersero due iniziali, GR: «Bisogna ricordare – afferma la direttrice del Museo – che alla morte di Raffaello nel 1520 la sua bottega fu ereditata dal pittore Giulio Romano. Sul manto della Madonna di Zungri, casualità vuole, vengono riportate proprio le sue iniziali. Secondo il parere degli storici dell’arte – dunque – il quadro proviene direttamente da questa importante bottega ed il finissimo disegno di base, emerso durante il restauro ed evidenziato grazie a speciali radiografie, sia stato eseguito dallo stesso Raffaello. Alcuni dettagli sul restauro sono tratti dall’articolo pubblicato nel 2018 su Affaritaliani.it, a firma di Antonio Magliulo». Oggi, a tutelare l’integrità dell’opera, ci pensa anche una teca protettiva che monitora “lo stato di salute” del prezioso dipinto.

La festa

Tra gli appuntamenti più significativi, il 3 agosto si terrà il Premio mariano baby, il giorno successivo il Premio mariano 2024. Il 5 agosto, nel giorno di festa, messe alle 7.30 (presieduta da padre Sorrentino), 10.30, presieduta dal vescovo Nostro. Alle 12.00 processione con il dipinto della Madonna della Neve (una copia) per le vie della comunità. In serata, dalle 19.30, rosario e messa di ringraziamento presieduta dal rettore.

Per i festeggiamenti civili, il 3 agosto si terrà la tradizionale fiera della Madonna della neve, alle 22.00 Tirataranta e il cabarettista Franco Neri ospite della serata. Il 4 agosto il concerto di Orietta Berti (21.30), il 5 agosto l’esibizione della Grande banda del Cilento diretta dal maestro Pellegrini. Spettacolo pirotecnico dalle ore 24.00. Quest’anno, a rendere ancora più emozionanti le serate della novena, l’impegno dei piccoli  del Comitato baby che stanno curando alcuni aspetti dei riti religiosi (dal rosario alle preghiere).

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