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Tropea, il Rotary club assegna il “Premio professionalità” al documentarista di LaC Saverio Caracciolo

Il prestigioso riconoscimento fa salire il giornalista e videoreporter vertiginosamente a quota 87 premi ricevuti, 84 dei quali "fioccati" da quando lavora per Diemmecom

Tropea, il Rotary club assegna il “Premio professionalità” al documentarista di LaC Saverio Caracciolo
Saverio Caracciolo
Filippo Laria, presidente Rotary club Tropea

Per questa 21esima edizione del Premio professionalità, nato tra il 1995-96 su idea del socio Mario Micali, il Rotary club di Tropea ha inteso omaggiare il documentarista di LaC Saverio Caracciolo, autore di innumerevoli documentari sul territorio, i personaggi e le tradizioni della Calabria che, con questo ennesimo ed importante riconoscimento, sale a quota 87 premi finora ottenuti. La cerimonia di consegna si terrà presso la chiesa dei Nobili di Tropea, in Largo Padre di Netta, venerdì 14 giugno alle ore 19. «Il premio – ci ha spiegato il presidente del Rotary club Tropea Filippo Laria -, nasce con l’esclusivo intento di riconoscere e promuovere, sul territorio intero, quanti infondono nel loro lavoro profondo impegno, passione ed entusiasmo. Dal personaggio illustre al contadino, al giovane emergente, il Rotary premia ogni figura meritevole». Alla notizia di questo ennesimo riconoscimento, Caracciolo ha reagito con stupore e profonda umiltà, tratto distintivo della sua persona: «Mi emoziono sempre come la prima volta, devo dire. E questa volta che il premio mi viene conferito a casa mia, la splendida Tropea, l’emozione ed il carico di responsabilità per continuare a fare di più e meglio sono maggiori».

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L’umanità di Caracciolo durante alcune riprese

L’occasione per Caracciolo è d’oro al fine di poterci raccontare come tutto ebbe inizio: «Il primo documentario che mi ritrovai a girare s’intitola “Nera la notte” e nacque nel 2017, da una voce interna come un moto di coscienza, da quanto i miei stessi occhi stavano vivendo da giorni all’interno della tendopoli di San Ferdinando, a Rosarno. Immagini scioccanti e toccanti che, anche sui media nazionali, accesero un faro a lungo tempo su Rosarno». Caracciolo, racconta, da giorni aveva deciso di fermarsi lì, tra quelle persone così sofferenti, abbandonate, sfruttate e dimenticate dal resto del mondo: «Seppur nella miseria estrema, mi hanno accolto, mi hanno fatto dormire con loro, concedendomi di conoscere e toccare con mano tutto il loro dolore. Dovevo fare solo qualche fotografia, ma più ne facevo e più mi sentivo a disagio, quasi fuori luogo per non poterli aiutare. Quello che vedevo mi pesava nel cuore, così, in uno scatto istintivo di pietas umana, ho impostato la macchina fotografica su video e ho iniziato a riprendere tutto quello che vedevo perché volevo che quelle persone, miei amici, miei fratelli, avessero un megafono potentissimo». Così nacque non solo Nera la notte“, il documentario pluripremiato di Caracciolo, ma anche la sua nuova professione sfociata poi proprio con LaC Tv.

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Il documentario sulla tendopoli di San Ferdinando

«Ero a caccia di sponsor per una mia mostra fotografica ed in occasione di un evento su mamma Natuzza Evolo, conobbi il presidente del gruppo LaC e Diemmecom Domenico Maduli. Incuriosito dalla mia attività mi chiese di mostrargli qualche scatto, così accesi la macchina fotografica ed in maniera molto empatica, osservando quel solo scatto che gli mostrai, mi offrì l’occasione di diventare dapprima fotografo di scena per LaC Tv e poi, quel che sono oggi, direttore della fotografia. Iniziai poi ad avere un piccolo spazio di un paio di minuti all’interno del Tg domenicale, con la rubrica “Mastri&Mestieri, il cui titolo fu ideato dal grandissimo e compianto antropologo Luigi Maria Lombardi Satriani». Dodici puntate di fila che valsero poi a Caracciolo il format “LaC Storie” tutt’ora in onda. Una casa fortunata LaC Tv per Caracciolo, dunque, che, da quando lo ha accolto, gli ha fatto raccogliere ben 84 premi. «Tutti riconoscimenti – ha in fine concluso -, che si sommano a quelli precedenti. Il primo – ricorda – lo ricevetti in Puglia nel lontano 1996 in cui presentai uno scatto che raffigurava i pastori del Monte Poro».

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