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Vibo, gli scavi nel quartiere Sant’Aloe portano alla luce una piscina d’epoca romana

La storia della città raccontata attraverso i reperti rinvenuti tra cui, rende noto il Museo Capialbi, una “natatio” rivestita da preziosi marmi colorati ed inserita all’interno di un ambiente monumentale decorato da nicchie, colonne e statue in marmo

Vibo, gli scavi nel quartiere Sant’Aloe portano alla luce una piscina d’epoca romana

Un passato che emerge e che, tramite reperti di pregio, racconta la storia e la ricchezza di una città millenaria. Hipponion, prima, Valentia, dopo. Vibo ancora oggi non smette di stupire. Ne è prova un iniziale resoconto del recente scavo archeologico condotto nell’area dell’attuale scuola media “Murmura”, in località Sant’Aloe. Proprio qui, negli anni Settanta, venne alla luce un quartiere di epoca romana risalente al III e II secolo a. C. Alcune strutture risalirebbero al V secolo a. C. e al periodo Alto-medievale. Sempre all’interno della medesima località, negli ultimi mesi si sono registrate nuove ed entusiasmanti scoperti. A darne comunicazione, con tanto di materiale fotografico, ci ha pensato il Museo archeologico nazionale “Capialbi”. I lavori, si fa presente, sono stati condotti «dai colleghi della Soprintendenza Abap per la città di Reggio Calabria e Vibo Valentia, sotto il coordinamento scientifico di Michele Mazza, funzionario archeologo responsabile del territorio vibonese».

Scavi nel quartiere Sant’Aloe

Dal “Capialbi” evidenziano: «In quell’area, nei mesi scorsi, sono stati messi in luce diversi ambienti databili tra la tarda età repubblicana (II-I secolo a.C.) e quella imperiale (II-III secolo d.C.), pertinenti ad un grande complesso termale romano. Tra questi – si fa presente – si distingue una grande vasca per il bagno freddo, forse una piscina (natatio), rivestita da preziosi marmi colorati ed inserita all’interno di un ambiente monumentale decorato da nicchie, colonne e statue in marmo, a riprova del grandissimo livello di prosperità raggiunto dalla Città di Vibo Valentia durante il regno dell’imperatore Augusto, quando lo storico Appiano di Alessandria la ricorda come una delle 7 città più ricche dell’Italia romana».

La statua di Artemide

Uno scavo, dunque, che ha portato buoni frutti. Grazie alla sinergia tra istituzioni, infatti «la bellissima statua della dea Artemide, facente parte dell’apparato decorativo della natatio, è già esposta dallo scorso febbraio al piano terra del nostro Museo, subito all’ingresso della mostra “I Prati di Kore. Storie di antiche donne vibonesi”». Non solo: da qualche giorno «anche i principali elementi architettonici rinvenuti sono visibili al pubblico, depositati al di sotto dell’arco monumentale di ingresso al cortile del castello, in attesa – fa sapere il Museo – dei primi interventi di pulitura e restauro finalizzati alla loro completa musealizzazione». Il “Capialbi” e le sue ricchezze potrà essere visitato gratuitamente in occasione del 2 giugno nell’ambito dell’iniziativa “Domeniche gratis al Museo”: «Un’occasione imperdibile per tutti i Vibonesi che amano il proprio passato e per i turisti che vorranno venire a trovarci», chiosano.

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Domeniche gratis nei Musei, anche i poli di Vibo e Mileto aderiscono all’iniziativa

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