Educazione alla pace, a Vibo si punta alla creazione di una Rete scolastica e sociale
L’obiettivo è quello di costruire una visione diversa per il futuro delle nuove generazioni tesa all’incontro e al dialogo all’interno delle comunità e tra i popoli. Il progetto “Res pax” verrà presentato all’Alberghiero
“Se vuoi la pace prepara la pace”: è questo il terreno che il progetto “Res pax” vuole coltivare. Con questo spirito l’Ipseoa “Gagliardi” ha promosso l’iniziativa affinché si contrasti con la forza delle idee, dell’impegno, degli strumenti culturali, il clima che sembra imperare nei governi europei e mondiali: che tutto si deve risolvere attraverso le armi e le guerre, come, a suo tempo, aveva denunciato Erasmo da Rotterdam con Querela Pacis (1517). In realtà l’atteggiamento bellicoso ha prodotto e produce il massacro di creature innocenti e profitti colossali delle industrie belliche.
L’incontro si svolgerà martedì 28 maggio, alle ore 17, (Aula Magna), nell’ambito della proposta progettuale “Res pax” (referente Nicola Rombolà), al fine di costituire un Comitato provinciale per dare vita ad una Rete scolastica e sociale che sia composta da docenti di tutte le scuole e di rappresentanti delle reti sociali sparsi sul territorio o singoli cittadini.L’obiettivo ècreare percorsi educativi con lezioni, seminari, incontri in sintonia con i fondamentali principi presenti nella Costituzione.
«La proposta progettuale -anticipano i promotori – ha l’obiettivo prioritario di gettare le basi pedagogiche e culturali di generare un dibattito sia nella Scuola che nelle reti sociali con la principale finalità di elaborare e comunicare il linguaggio della pace.
Diverse le associazioni che intanto hanno aderito all’iniziativa tra cui Libera Vibo, Italia Nostra (sezione di Vibo Valentia), l’associazione “Antropos” (presieduta da Ottavio Scrugli che, nell’anno sociale 2022-23, ha organizzato una serie di seminari dal titolo “La Calabria e la promozione della pace”) e anche “Intersezioni culturali” di cui è presidente il poeta Michele Petullà. La Scuola e in particolare i docenti – chiosano – devono assumersi la responsabilità di tracciare una visione diversa per il futuro delle nuove generazioni in linea anche con il dettato costituzionale: per cambiare l’uso di un linguaggio spesso mistificato, molto spesso aggressivo e anche violento che cerca di polarizzare le posizioni estreme per spingere i popoli all’odio e a perdere il lume della ragione con una ben studiata strategia propagandistica narcotizzante, fatta di slogan e messaggi retorici e demagogici».
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