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Mileto, il Museo statale e le sue bellezze al centro dell’interesse del Ministero della cultura

L’istituzione cittadina nelle scorse ore è stata visitata del direttore generale Musei Massimo Osanna, accompagnato dal direttore della Drm Filippo Demma

Mileto, il Museo statale e le sue bellezze al centro dell’interesse del Ministero della cultura

Il Museo statale di Mileto al centro dell’attenzione delle massime autorità del Ministero della Cultura. Nelle scorse ore l’istituzione con sede nella cittadina normanna ha ricevuto l’importante visita del direttore generale Musei, Massimo Osanna. L’alto dirigente del MiC è stato accompagnato, nell’occasione, dalla guida della Direzione regionale Musei Calabria e del Parco archeologico di Sibari, Filippo Demma. Una visita del tutto informale, che tuttavia ha permesso al professore Osanna di toccare con mano la valenza del patrimonio culturale custodito ed esposto all’interno del Museo statale diretto da Maurizio Cannatà e incastonato nell’ottocentesco Episcopio. Una raccolta di assoluto rilievo, che attraverso i suoi preziosi reperti racconta l’illustre trascorso di una città che, nell’XI secolo, ha contribuito a scrivere la storia del meridione d’Italia. Dal 1058 al 1111, infatti, Mileto è assurta al ruolo di capitale della contea normanna, elevata nel Sud della penisola da Ruggero I d’Altavilla, nell’ambito del processo di conquista e rilatinizzazione portato a termine con il fratello Roberto il Guiscardo, in accordo con Papa Niccolò II. Nel corso della visita all’istituzione culturale miletese il direttore Osanna si è più volte soffermato sulle opere presenti all’interno delle sale espositive, mettendo in evidenza il valore dell’intera raccolta e esternando tutta la propria soddisfazione per quanto ammirato.

Il Museo statale di Mileto, del resto, dal 1997 ad oggi si è guadagnato uno spazio importante nel panorama culturale regionale, fungendo da prezioso strumento per la rilettura critica dell’antica capitale normanna – distrutta dal terremoto che nel 1783 devastò la Calabria – ma anche da polo di aggregazione delle istanze culturali da essa emergenti. Esso racconta, tra l’altro, l’indissolubile intreccio tra l’urbe e  la più antica diocesi di rito latino del meridione d’Italia, fondata per volontà di conte Ruggero e con bolla di San Gregorio VII nel lontano 1081. Fra le opere proposte a piano terra figurano i frammenti vitrei dell’antica abbazia benedettina (considerati un unicum nel meridione), monete normanne coniate nella zecca di Mileto e numerosi manufatti marmorei di varie epoche. Tra questi, una colonna bizantina con croce inscritta, il frammento in stile attico del sarcofago della contessa Eremburga (seconda moglie di Ruggero) e diversi capitelli, di cui alcuni a stampella con figurazioni animali.

Il piano superiore contiene, tra gli altri, i sarcofagi del 1300, appartenenti alla famiglia Sanseverino e attribuiti all’anonimo “Maestro di Mileto”, e lo splendido crocifisso eburneo del XVII secolo, ritenuto opera di Alessandro Algardi e prototipo di una serie di rappresentazioni del Cristo sparse in Italia e in Europa. Il direttore Osanna, nell’occasione, ha potuto anche ammirare la quattrocentesca Madonna delle Pere del pittore miletese Paolo di Ciacio. La creazione dell’allievo di Antonello da Messina, proveniente dal Museo civico di Altomonte, è attualmente esposta presso il Museo statale nell’ambito di uno scambio temporaneo di opere.

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