Il Museo dell’emigrazione di San Nicola da Crissa: «Facciamo conoscere la nostra storia»
FOTO | Il polo museale è nato su iniziativa di Bruno Congiustì che ha raccolto centinaia di testimonianze e reperti. «Tanta curiosità da parte dei ragazzi che, anche oggi, sanno bene cosa significa partire in cerca di un futuro migliore»
Si chiama Museo dell’emigrazione e si trova a San Nicola da Crissa. Una raccolta di materiale documentale, fotografie e cimeli che racconta una delle pagine più difficili della storia italiana. L’addio ai paesi, la ricerca di un futuro migliore lontano dalla propria terra, il dolore degli addii e dei legami spezzati. Una storia, tante storie. Di ieri e di oggi. Il polo culturale è nato su impulso privato e ancora oggi, a tre anni dalla sua costituzione, non percepisce alcun finanziamento pubblico. Quello dell’emigrazione è un tema antico e moderno e, per molti paesi del Vibonese, una ferita mai sanata: «L’emigrazione è la nostra lingua, sono le nostre origini. Come è nata l’idea di un Museo? Dall’esperienza personale, dai discorsi in famiglia. Sono figlio dell’emigrazione e in casa mia non si parlava di altro. Discorsi come la preoccupazione per le lettere che arrivavano o non arrivano, le rimesse mandate ai parenti in Calabria, il lavoro nei paesi del Nord e del Sud America, se c’era o se non c’era», ci racconta Bruno Congiustì, fondatore del Museo che lui stesso definisce «unico nel suo genere». L’interesse e la curiosità verso quei mondi lontani riempiva l’immaginazione. Poi, in età adulta, il passo successivo con attività di ricerca sul campo: «Ho respirato questo mondo fin da bambino. Le emozioni e le tensioni. La passione è poi diventata obbiettivo. Così ho iniziato a raccogliere notizie e materiali sull’emigrazione. Ho bussato alle porte di tutti i cittadini di San Nicola da Crissa, non c’è nucleo familiare che non abbia vissuto, direttamente e non, l’esperienza del dover partire e lasciare la propria terra. Per trent’anni ho custodito documenti originali, lettere spedite dalle Americhe o dal Canada, testimonianze orali. Poi mi sono detto: cosa devo fare di tutto questo patrimonio? Così è nata l’idea di un Museo, un piccolo spazio dove poter rendere fruibili queste storie».
Il Museo nato dal basso
La connessione con San Nicola da Crissa è fortissima: «Questo allestimento è nato grazie alla gente. Molti di loro, sapendo che stavo svolgendo attività di ricerca, venivano a trovarmi, a portarmi oggetti di parenti partiti e mai più tornati. A questo tipo di attività – rimarca ancora Congiustì – ho abbinato ricerca negli archivi comunali e nell’Archivio di Stato di Vibo Valentia. Sono riuscito a ricostruire anche dettagli familiari, lavorativi di centinaia e centinaia di emigrati. In cento anni (dall’Unità d’Italia), da questo paese, sono partiti circa cinquemila sannicolesi. Per non contare quelli partiti dai paesi limitrofi. C’è chi è andato via per sfuggire alla povertà e anche per sfuggire alla giustizia perché magari aveva combinato qualche guaio. Allora ci si procurava un passaporto e via…». Il Museo dell’emigrazione è aperto tutto l’anno, in estate anche in tarda serata per consentire a chi rientra in paese per le vacanze di fare un salto nella memoria. Il polo è gestito dall’associazione “Paesi balconi d’Italia” e proprio a San Nicola da Crissa è nata una storica rivista, attiva tuttora, che si occupa principalmente di storia, curiosità e temi legati all’emigrazione: «Si chiama “La Barcunata” ed è stata fondata 28 anni fa. Rappresenta un record a livello provinciale e ne siamo orgogliosi».
I cimeli del Museo dell’emigrazione
«Il Museo accoglie anche scolaresche, c’è molta curiosità da parte dei ragazzi. Molti di loro hanno parenti al Nord o all’estero. Conoscono bene il significato di emigrazione. Visitano le stanze, fanno domande. Molti di loro poi tornano con i genitori o i familiari. In più in questi anni abbiamo aiutato tanti ragazzi a realizzare delle tesi di laurea grazie alla cospicua documentazione in nostro possesso. Nel Museo abbiamo anche allestito una piccola biblioteca con decine di volumi a tema. Insomma, chi vuole approfondire questo argomento non ha che l’imbarazzo della scelta».
Ma cosa colpisce di più il visitatore? «Ci sono cimeli che arrivano al cuore più di altri. Uno in particolare è un vecchio manifesto che ho trovato e riporta i prezzi dei viaggi per raggiungere il Brasile e l’Argentina. Risale a fine Ottocento. Poi ci sono i documenti originali riguardanti matrimoni per procura oppure i vecchi biglietti da viaggio. O ancora le ricevute degli emigrati che si recavano in banca per mandare soldi ai familiari, documenti riguardanti il rilascio dei passaporti. Ci sono ovviamente vecchie valigie o bauli. Ne abbiamo uno datato 1872. Sono oggetti che raccontano la storia in maniera autentica». Sul futuro del polo museale, il fondatore Congiustì mantiene alta la speranza: «Mi auguro che le istituzioni si accorgano del nostro lavoro, contribuiscano alla crescita del Museo. Ho tanto altro materiale che al momento non possiamo esporre per questioni di spazi. Spazi che noi paghiamo mensilmente con regolare affitto. Tutte le spese sono a mio carico ma non ho rammarico. L’emozione di chi ci visita ripaga da tutto. La scorsa estate abbiamo fatto incontrare una famiglia proveniente dall’Argentina, figli di ex emigrati, con i loro parenti di San Nicola. Piangevano dall’emozione. Sono storie e vicende che toccano l’animo. Chissà, magari un giorno il Museo troverà una collocazione più spaziosa. Puntiamo molto sulla tutela di questo piccolo grande patrimonio culturale».
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