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Guerrieri, armi e offerte agli dei: i tesori dell’area sacra di Scrimbia al Museo di Vibo

Elmi, statuette votive e poi ancora gioielli e anfore: i reperti custoditi al “Capialbi” raccontano l’anima dell’antica Hipponion

Guerrieri, armi e offerte agli dei: i tesori dell’area sacra di Scrimbia al Museo di Vibo

Il complesso sacro di località Scrimbia venne scoperto nel 1979. Si tratta di una stipe votiva, ovvero un’area dove venivano conservati gli ex voto donati alle divinità. I preziosi reperti ritrovati e custoditi al Museo archeologico di Vibo Valentia rappresentano le testimonianze più antiche sulle origini della città. E non solo. Raccontano il culto degli dei, il legame con la cultura greca e il prestigio dei suoi abitanti. Il materiale rinvenuto, databile dalla fine del VII sec. a tutto il V sec. a.C., consiste in ceramica corinzia, rodia e attica, anche di grande dimensione, bacili ed elmi bronzei, statuette votive e gioielleria di notevole qualità (orecchini, anelli, fibule, spilloni) in oro, argento e avorio nonché armi. Fondamentale inquadrare i reperti in un determinato periodo storico, condizionato da profondi cambiamenti. Agli inizi del V secolo a.C. la polis greca di Hipponion riportò una grande vittoria, insieme agli alleati Medmei e Locresi, contro l’esercito di Crotone. Per ringraziare gli dei degli esiti della guerra, fu dedicato ad Olimpia, il santuario più importante di tutta la Grecia, uno scudo sottratto in battaglia ai nemici. Negli stessi anni, nel santuario di Scrimbia, i guerrieri ipponiati fecero ostentazione della ricchezza raggiunta dalla loro città, dedicando alla dea Persefone preziosissime armi in bronzo e oro e vasi figurati di gran pregio.

Le armi offerte agli dei

Come evidenziato nell’itinerario museale, l’aspetto più sorprendente del santuario di Scrimbia è il considerevole numero di offerte in bronzo, tra ci spiccano diverse armi difensive risalenti al VI secolo aC. Reperti che formano un complesso unico in Magna Graecia. Invece le armi atte ad offendere sono quasi del tutto assenti a Scrimbia. Vi sono una punta di lancia e una lama, ma l’ipotesi più accreditata è che si tratti di uno strumento per sacrifici piuttosto che un’arma. Gli elmi ricomponibili sono dieci: uno di tipo corinizo, gli altri calcidesi. Questi si distinguono per il para-guance: ve ne sono di forma falcata, a testa di ariete, a contorno angolare e a lobo. Alcune lavorazioni sono molto raffinate e ricercate, tanto da far presupporre gli studiosi che possa trattarsi di elmi da parata oppure costruiti per essere donati al santuario. Uno in particolare presenta in corrispondenza delle tempie, l’incisione raffigurante due tritoni. Sopra la fronte, invece, due felini che sbranano un cervo. E ancora, in corrispondenza delle orecchie un leone e un cinghiale e sui lati della calotta anteriore due cavalli. I paraguance a testa di ariete erano invece rivestiti con lamine d’oro.

Gli ex voto

Gli elmi rinvenuti presentano voluti danneggiamenti ai paraguance e paranaso. Venivano infatti deformati mediante piegatura secondo antichi rituali greci per impedirne eventuali riusi e ribadire la proprietà divina degli oggetti offerti in voto. Gli scudi sono pervenuti in frammenti di difficile ricomposizione. Quel che è certo è che presentavano bordi decorati a sbalzo, a treccia multipla. Ritrovate anche sottili lamine di bronzo raffiguranti gorgoni e zampe di felino. Tra i reperti anche un’imbracciatura di scudo decorata su quattro fasce con figure di divinità tra cui Zeus ed Eracle. Su uno schiniere e scudo, dediche alla divinità Epimachos, dio a cui si offrivano armi e la tutela delle operazioni di guerra. Si tratta di una divinità identificabile con Hades il cui culto a Hipponion si affiancava ad una divinità femminile identificabile con Kore-Persefone che nelle città locresi presiedeva ai rituali di iniziazioni delle giovani donne presto spose, caratterizzati alle offerte di pinakes e di statuette in terracotta. Gli schienieri sono rappresentati da almeno sei esemplari, alcuni decorati da volute o da sagomature stilizzate. Sembra che nel santuario venissero offerti preferibilmente schienieri destri. Dalle testimonianze archeologiche a noi giunte pare che le armi a Scrimbia siano offerte dal valore simbolico e non bottino di guerre vittoriose. La “sala delle armi” del “Capialbi” offre dunque uno straordinario spaccato sulla antica Hipponion, considerata tra le più rilevanti città dell’area del Mediterraneo. La ricchezza del materiale archeologico conferma la grandezza di una polis in grado di far parlare di sé a distanza di secoli. 

Gli scavi clandestini

Parte dell’interno del Museo archeologico di Vibo Valentia

Scrimbia, pur essendo un deposito nel quale venne rinvenuto diverso materiale votivo, ha subito ingenti danni a causa degli scavi clandestini. Nel 1996, il cedimento di un tratto di strada lungo via Scrimbia portò alla luce una galleria sotterranea nella quale si era lavorato clandestinamente almeno dal 1995. La galleria sotto la strada era puntellata in modo da raggiungere e saccheggiare nel sottosuolo depositi votivi. Uno scavo clandestino e pericoloso. Alcuni reperti vennero recuperati dai Carabinieri del reparto operativo tutela del patrimonio culturale a Innsbruck, su un treno in corsa verso Monaco di Baviera. Un altro gravissimo scavo clandestino venne individuato nel 2000. La galleria era dotata di binari e carrello e partiva da un garage sottostante un condominio in via De Gasperi. Un terzo scavo, venne scoperto poi nel 2010: l’ingresso del tunnel lungo 30 metri era un foro nel pavimento del garage di un appartamento. L’operazione di recupero reperti, tutti di grande valore, richiese la presenza di speleologi: il cunicolo infatti passava sotto le fondazioni del fabbricato, era dotato di cavi per l’illuminazione, pompe per aspirare l’acqua e arriva a comprendere tutta l’area soggetta a vincolo archeologico. Vennero rinvenute anfore, statuette e frutta votiva.

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