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Il rapporto padre figlio in “Patres”, ultimo appuntamento di Teatro d’aMare

Volge al termine, al porto di Tropea, la rassegna teatrale promossa da Libero Teatro e Laboart. In scena lo spettacolo di Scenari visibili che indaga la figura genitoriale e la sua ricerca

Il rapporto padre figlio in “Patres”, ultimo appuntamento di Teatro d’aMare

Ultimo appuntamento per la rassegna “Teatro d’aMare” organizzata da Libero Teatro e Laboart e che vede Max Mazzotta direttore artistico e Maria Grazia Teramo direttore organizzativo.

Lunedì 29 agosto, alle ore 21.45 al Teatro del Porto di Tropea, si chiude con “Patres” di Scenari Visibili, scritto da Saverio Tavano e interpretato da Dario Natale e Gianluca Gianluca Vetromilo.

“Patres” si è aggiudicato il premio come Miglior spettacolo festival Inventaria 2014, il Premio contro le mafie del Mei 2014 e ha ottenuto il Secondo premio al Festival teatrale di Resistenza – Museo Cervi.

“Teatro d’aMare”, un mese di spettacoli al porto di Tropea

«Patres – si legge nella sinossi dell’opera – nasce dall’intento di analizzare il rapporto tra padri e figli, intendendo la figura genitoriale come un riferimento ad ampio raggio. Questo è il tempo dell’assenza del padre, una figura che ha sempre avuto l’atavico compito di trasmettere la conoscenza, la memoria del passato. Non esistono più padri politici, padri spirituali, padri maestri; latitano o sono divenuti compagni di gioco dei loro figli. I figli tentano invano di colmare questa mancanza, in una condizione di attesa, di sospensione, di impasse. Siamo tutti figli in attesa… aspettiamo. Un giovane Telemaco di Calabria attende da anni il ritorno di suo padre, paralizzato dall’attesa, davanti all’orizzonte che può solo immaginare dal buio della sua cecità, attende su una spiaggia bagnata dal Mar Tirreno, mette le mani avanti per vedere l’orizzonte, si rivolge verso il mare e aspetta che questo padre ritorni. È il mare che scandisce e accompagna la vita di questo figlio incapace di vedere come di andare, in attesa di un padre che invece non è in grado di restare/tornare a casa, in una terra ostile. Un “Pater” che lega il figlio ad una corda perché altrimenti potrebbe perdersi, incapace di stargli accanto, non ritrova il coraggio della testimonianza e la forza della trasmissione. Telemaco dalla lunga attesa, non aspetta un Godot, aspetta realmente qualcuno e l’attesa è dinamica, come un’erranza, un rischio. Goethe afferma che l’eredità sta in un movimento di riconquista, vero erede è un orfano a cui nessuno garantirà nulla. Ereditiamo il niente, ma non proveniamo dal niente, occorre quindi recuperare il nostro scarto col passato».

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