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La leggenda di Donna Canfora rivive a Capo Vaticano con il brano degli Etno Pathos -Video

Il nuovo singolo è stato presentato nel corso di un partecipato convegno in cui si è parlato di storia e promozione del territorio

La leggenda di Donna Canfora rivive a Capo Vaticano con il brano degli Etno Pathos -Video
In alto un frame del videoclip, in basso uno scatto della serata di presentazione (foto Tommaso Pugliese)
(Foto Tommaso Pugliese)

Raccontare il proprio territorio, con la sua storia millenaria e il suo splendido mare che ogni anno viene scelto da migliaia di turisti, ammaliati dai colori cangianti. Quegli stessi colori e sfumature che, narra la leggenda, trassero origine dalla tragica fine di Donna Canfora. C’è tutto questo dietro il nuovo singolo – il primo per il 2023 – del gruppo musicale vibonese Etno Pathos, uscito sabato e il cui videoclip è stato presentato in anteprima nel corso di un convegno tenutosi al villaggio Borgo Donna Canfora a Capo Vaticano. Il titolo del brano è “La Leggenda di Donna Canfora”: non una semplice canzone ma un vero e proprio progetto musicale e culturale, come ama definirlo la “voce” del gruppo Maurizio Pantano, che è anche colui che ha scritto e arrangiato il pezzo. In una sala gremita – alla presenza di rappresentanti delle istituzioni, associazioni e imprenditoria locale – prima ancora di svelare il nuovo brano, si è parlato di storia del territorio ricostruendo così il contesto che ruota attorno alla drammatica vicenda umana della nobildonna che la gente del luogo tramanda da generazioni.  Una donna che «incarna la calabresità: donna del coraggio e della dignità, attenta ai valori della sua terra e della famiglia», l’ha definita il sindaco di Ricadi Nicola Tripodi nel salutare la platea. Una donna che, caduta nelle mani dei turchi, pur di non rinunciare a quei valori decide di gettarsi in mare davanti alle coste abitate dalla sua gente. [Continua in basso]

La storia del territorio attraverso i suoi musei

Di storia del territorio ricadese, e non solo, ha parlato il direttore del museo diffuso di Ricadi (Mu.Ri.), Vincenzo Calzona. Dall’epoca preistorica al secolo scorso, passando per le numerose testimonianze greche e latine. Calzona ha illustrato le origini e i materiali esposti nei cinque poli dislocati sul territorio ricadese: Museo delle Torri presso la Torre Marrana di Brivadi, Museo dell’arte contadina a Ricadi, Museo del Mare e Museo della Cipolla a Capo Vaticano, Museo Antropologico e Paleontologico a Santa Domenica. Quest’ultimo in particolare conserva ad esempio reperti risalenti all’età del ferro rinvenuti a Santa Domenica; altri venuti fuori a Torre Galli – uno due più importanti insediamenti preistorici della Calabria – durante gli scavi del 1922 ad opera di Paolo Orsi e giunti a Ricadi direttamente dai magazzini del Museo archeologico di Reggio Calabria. E ancora le testimonianze provenienti dall’insediamento greco di Torre Santa Maria, scoperto nel 1972. Sempre da Santa Maria provengono le anfore romane – trovate a centinaia a metà degli anni Ottanta – e le macine di pietra venute alla luce all’inizio di quest’anno. Calzona ha concluso il suo intervento parlando dei progetti futuri, ossia la nascita di altri due poli: il Museo della felce preistorica “Woodwardia Radicans” e quello della centrale idroelettrica della Ruffa. Collegata al Mu.Ri. vi è inoltre la biblioteca Arena che conta ad oggi circa 40mila volumi.

Le incursioni saracene e la storia di Donna Canfora

(Foto Tommaso Pugliese)

Avvicinandoci all’epoca in cui è possibile collocare la storia di Donna Canfora, ci si è concentrati sul periodo delle incursioni saracene e sulla presenza, nel territorio ricadese, di numerose torri difensive. Il tutto è stato possibile grazie all’intervento del professore Agostino Gennaro, letto da Maurizio Pantano. Al centro, il Codice Carratelli: manoscritto cartaceo risalente alla fine XVI secolo, ricco di acquerelli raffiguranti il territorio e le città fortificate, castelli e torri presenti allora nella provincia di Calabria Ultra del Regno di Napoli. Dalla torre Santa Maria alla torre Vaticano, a quelle di Santa Domenica e Ruffa, l’autore le riteneva «inefficaci» poiché non in vista una dall’altra e provava attraverso le sue illustrazioni a proporre delle soluzioni. Ed è in questo contesto, in un territorio funestato dalle incursioni dei turchi che s’inserisce la leggenda di Donna Canfora, che l’autore e cantante degli Etno Pathos ha letto nella ricostruzione scritta dal compianto avvocato Agostino Pantano. Una bellezza quella di Donna Canfora i cui echi erano giunti persino in Oriente: mercanti giunsero a Capo Vaticano inscenando una compravendita di stoffe, finalizzata in realtà al rapimento della giovane. Una volta sulla nave e capito il destino cui stava andando incontro, Donna Canfora pur di non perdere il suo onore decise di gettarsi in mare. Il suo vestito, sui toni del blu, diede alle acque le sfumature che conosciamo oggi. Pescatori e contadini del posto fino al secolo scorso narravano che il mormorio notturno del mare è il saluto che ancora oggi Donna Canfora riserva alla sua gente. Una storia commovente che gli Etno Pathos hanno messo in note e anche in scena grazie al videoclip prodotto dal villaggio Borgo Donna Canfora e realizzato in collaborazione con il Museo civico di Ricadi, che ha messo a disposizione alcuni oggetti e suppellettili storici al fine di contribuire alla diffusione della cultura popolare attraverso la musica. [In basso il videoclip]

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