Zungri, alle grotte boom di turisti per le feste: «Presenze triplicate, in inverno non chiuderemo»
Nell’anno appena trascorso, il sito ha totalizzato oltre 30mila visitatori. La direttrice del Museo, Pietropaolo: «Per il 2023 studi sulle origini, laboratori e tanti eventi. La comunità locale deve essere protagonista di questo bene prezioso che ha ereditato»
Il 2023 si apre all’insegna delle grandi novità per le Grotte di Zungri e il Museo della civiltà contadina e rupestre. Forte dei grandi numeri ottenuti nell’anno appena archiviato, nonché delle prenotazioni che continuano a susseguirsi anche in vista dell’Epifania, il sito culturale ha ufficialmente annunciato che non ci saranno chiusure nel periodo invernale. Un brillante risultato ottenuto dopo anni di lavoro e grazie all’impegno e alla professionalità del team del Museo diretto da Maria Caterina Pietropaolo. Il bilancio 2022, nonostante le incertezze legate all’andamento del Covid, si attesta ben oltre le più rosee aspettative: «I 12 mesi appena conclusi sono stati di prova e di ripresa dopo la pandemia che ha visto penalizzato, più di altri settori, il campo della cultura. I musei ed i parchi archeologici, piccoli e grandi, statali e civici, indifferentemente – analizza la direttrice Pietropaolo- hanno dovuto affrontare lunghi periodi di chiusura con il grande rischio di non riuscire a sopravvivere, in modo particolare quelli non statali proprio per la totale mancanza di aiuti. Eppure – evidenzia – siamo sopravvissuti. Il museo e le grotte di Zungri hanno affrontato due durissimi anni con aperture di soli 5 mesi all’anno con punte di quasi 13.000 visitatori in pochi mesi di apertura». [Continua in basso]
Oltre 30mila visitatori nel 2022
I numeri sono stati da record: «Scommettendo su noi stessi – aggiunge la direttrice del Museo – abbiamo superato l’ennesima prova, riuscendo ad accogliere più di 30.000 visitatori paganti, italiani e stranieri, e non solo nel periodo estivo ma anche in quello invernale, grazie al clima mite ed alla politica di destagionalizzazione su cui Tropea e altri centri del vibonese stanno lavorando. Un anno dunque positivo non solo per l’affluenza (molto vicina al 2019, in era pre Covid), ma anche in termini di visibilità e conoscenza del sito anche grazie ai molti servizi televisivi e articoli apparsi su riviste del settore, quotidiani e all’inserimento sulle maggiori guide turistiche internazionali come la Lonely Planet che, per la prima volta, ha dedicato un focus esclusivamente alla Calabria».
Le grotte, dalle visite scolaresche ai turisti stranieri
Le visite al Museo e all’insediamento rupestre hanno riguardato un’ampissima e variegata platea di visitatori. L ’agglomerato di case-grotte (X-XII secolo) e la “Valle degli Sbariati” (monaci venuti dall’Oriente, presumibilmente primi abitanti del sito), sono state protagoniste di una stagione turistica entusiasmante: «In autunno abbiamo visto una ripresa delle visite scolastiche, di gruppi calabresi, associazioni e gruppi sportivi, così come compagnie trekking. Già da marzo, il sito è stato meta dei vari gruppi stranieri grazie al lavoro massiccio che è stato fatto con i tour operator che hanno incluso Zungri nei loro percorsi con una programmazione prolungata al 2023. Nei mesi più freddi, sono stati invece accolti gruppi e famiglie calabresi che hanno scelto di abbinare la visita alle grotte con Tropea anche in virtù delle luminarie. Il numero dei visitatori nel periodo natalizio è più che triplicato rispetto a quello del pre-pandemia». Non solo. [Continua in basso]
Le porte dipinte
Ad attrarre anche le porte dipinte che hanno rianimato il centro storico: «I visitatori hanno un motivo in più per soffermarsi dopo la visita alle grotte ed al Museo. Il concorso – ricorda Pietropaolo – è nato proprio dalla collaborazione tra la direzione del Museo e l’amministrazione comunale ed ha visto la partecipazione di 10 artisti con un risultato inaspettato in termini di successo ed interessamento da parte dei turisti ma anche e soprattutto da parte degli stessi cittadini che si sono riappropriati di spazi abbandonati e lasciati all’incuria. Si tratta – afferma – di zone che hanno segnato la storia del paese e che devono essere riqualificate perché rappresentano la linfa vitale dell’intera comunità di cui anche il Museo e grotte fanno parte integrante». Il progetto sarà riproposto ed incentivato per garantire la partecipazione ad un maggiore numero di artisti: «Il fine è quello di rendere tutto il centro storico un vero e proprio “museo a cielo aperto” anche grazie al Muro dei proverbi, alle poesie sui muri ed alle decorazioni in cemento colorato che armonizzano gli spazi».
Le grotte set del film dedicato a Gioacchino da Fiore
L’insediamento è stato anche set di una importante produzione cinematografica, dal titolo “Il monaco che vinse l’Apocalisse” (regia di Jordan River, prodotto da Delta Star Pictures, con il sostegno del Ministero della Cultura e della Fondazione Calabria Film Commission, in partnescip con il Centro Studi Internazionali Giochimiti di San Giovanni in Fiore): «Il colossal – spiega la direttrice del Museo- verrà proiettato nelle sale cinematografiche a fine 2023 e vanta la partecipazione di attori italiani e stranieri famosi. Francesco Turbanti (Gioacchino da Fiore) e Bill Hutchens (il monaco cabalista) sono stati i protagonisti delle scene all’insediamento rupestre, divenute il sobborgo di Gerusalemme per ragioni “cinematografiche e di copione” insieme ad alcune comparse locali. La comunità zungrese, ancora una volta, è stata coinvolta attivamente in un evento destinato a rimanere nella storia del sito». [Continua in basso]
Le grotte, un bene ereditato
Per la Pietropaolo i residenti «devono rimane sempre al centro delle attività del Museo e la cittadinanza deve essere sempre più partecipe nella tutela del bene che ha ereditato. Per questo, già da alcuni anni, si sta pensando a programmare delle visite-laboratorio con delle guide specializzate, all’interno dell’insediamento e del centro storico, strutturate alla riscoperta degli antichi mestieri ed al recupero delle tradizioni. Nell’era del turismo delle radici, nel turismo di prossimità, del turismo lento – evidenzia – proporre visite strutturate con attività legate al territorio potrebbe essere la carta vincente per rendere la comunità sempre più “attivamente coinvolta” che è lo scopo principale che il Museo si deve prefiggere. Siamo convinti che bisogna offrire al visitatore ciò che abbiamo di vero ed autentico proponendo esperienze uniche e speciali». Per questo motivo «si punta tantissimo sulle visite scolastiche con visite guidate e laboratori didattici studiati appositamente per far partecipare attivamente gli alunni delle scuole elementari così come gli alunni delle classi superiori. Le visite devono essere coinvolgenti e appassionante per i ragazzi e non una semplice passeggiata, che può risultare, a volte, anche noiosa».
Lo studio delle origini e il tema della viabilità
Il 2023 rappresenterà anche l’anno in cui si proseguiranno le indagini sull’area: «Anche il percorso, più tortuoso, degli studi sulle origini del sito non deve essere abbandonato. Infatti vi è stata la ripresa del dialogo con i principali atenei calabresi quali la Facoltà di Architettura di Reggio Calabria ed il Dipartimento di Archeologia dell’Università della Calabria con cui si profilano intense e proficue collaborazioni sotto il profilo puramente accademico che, sicuramente, porterà nuovi sviluppi nell’ambito scientifico e la ripresa degli studi sull’origine del sito anche in vista della prossima pubblicazione del “Corpus speluncarum” del professor Achille Solano in cui, sicuramente, troveremo alcune risposte ed alcuni punti fermi da cui partire», sottolinea la direttrice.
Tra le note stonate da affrontare con il nuovo anno, c’è il tema viabilità. E non solo per le strade provinciali costellate da voragini, con canali di scolo invasi da sterpaglie, e una manutenzione pressoché assente. L’argomento riguarda la scarsa presenza di indicazioni stradali che non consentono ai turisti di orientarsi una volta giunti nel territorio provinciale. In più occasioni, infatti, i visitatori provenienti da fuori provincia o fuori regione hanno lamentato le difficoltà nel raggiungere il sito. Addirittura qualcuno ha intrapreso erroneamente, pensando di riuscire a raggiungere il sito di Zungri, strade di campagna, isolate e poco sicure.
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