mercoledì,Novembre 27 2024

Leggere&Scrivere, a Vibo la figura del medico-volontario Gino Strada nel racconto della moglie Simonetta

In altro appuntamento, le riflessioni sull’Occidente e le crisi di oggi col libro di Federico Iadicicco. Tra gli ospiti il vescovo Nostro

Leggere&Scrivere, a Vibo la figura del medico-volontario Gino Strada nel racconto della moglie Simonetta
Simonetta Gola, con al fianco Eleonora Cannatelli ed Antonio Belcastro

Al Festival Leggere&Scrivere di Vibo Valentia, appuntamenti intensi con la letteratura e le storie, tra le quali quella con ospite Simonetta Gola, responsabile comunicazione di Emergency e moglie del compianto fondatore della Ong Gino Strada. Un racconto intenso, quello sulla vita del medico-volontario, narrato attraverso curiosità e aneddoti dalla stessa Gola, con al fianco Eleonora Cannatelli ed Antonio Belcastro, partendo dal libro “Una persona alla volta”. [Continua in basso]

“Un libro che Gino – ha spiegato la Gola – ha voluto scrivere fondamentalmente per una ragione: far comprendere alla gente ciò che ha visto e vissuto sulla sua pelle, ciò che è la guerra: un qualcosa che semplicemente non dovrebbe esistere”. Belcastro ha ricordato i viaggi in Calabria di Strada nel pieno della pandemia, l’arrivo di Emergency a Crotone, il supporto che con i suoi medici diede alla sanità calabrese in un momento di particolare difficoltà. “Era una persona straordinaria, a volte burbera forse, ma sempre schietta. Un fratello maggiore che trattava tutti allo stesso modo, l’ultimo degli ultimi o un presidente del Consiglio”. La Cannatelli, sfogliando le pagine del libro, ha rivelato dettagli e piccoli particolari del vissuto di Strada, dal carattere dei genitori ai viaggi, agli orrori delle guerre di tutto il mondo. “Un uomo che manca a molti – ha concluso Simonetta Gola – e ciò che più manca è la sua capacità di vedere molto più lontano degli altri. Di desiderare cose che ancora non esistevano nemmeno”.

Un momento della presentazione del libro di Federico Iadicicco

Nel pomeriggio, tra gli altri appuntamenti, spazio anche per le riflessioni sui destini dell’Occidente con Federico Iadicicco, presidente nazionale Anpit, che ha dialogato con il vescovo Attilio Nostro e l’avvocato Domenico Colaci. Un dialogo costruttivo che – moderato da  Alessio Bompasso – ha portato a proporre soluzioni efficaci ed ha invitato, soprattutto i più giovani, a sognare e non perdere mai le speranze relative ad un futuro tutto da costruire. “Delle cose nuove” è la traduzione dal latino di “Rerum Novarum”, l’enciclica papale di Leone XIII che, 130 anni fa, “inaugurò la moderna dottrina sociale della Chiesa cattolica, offrendo al mondo di allora una chiara alternativa alla dicotomia tra liberalcapitalismo e collettivismo socialista”. Un ringraziamento speciale, l’autore ha voluto rivolgerlo agli organizzatori dell’evento ed un saluto – anche a nome di Franco Cavallaro – lo ha porto Marco Furnari che si è detto “onorato di aver avuto la possibilità di fare da sponsor ad una manifestazione di tale spessore”. Il vescovo Nostro ha sottolineato il “prezioso contributo dei giovani ed il dovere delle istituzioni di attivare le risorse umane per far in modo che i sogni non si infrangano”. Anche l’avvocato Colaci ha riferito il bisogno di “ripartire dall’ispirazione alla Rerum Novarum che – ha precisato – conteneva già in sé il principio di sussidiarietà”.

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