Punta di Zambrone e quell’antica statuina d’avorio giunta da Creta oltre 3500 anni fa
Il reperto venne alla luce un decennio fa ed è conservato nelle sale del Museo archeologico di Reggio Calabria. Il sindaco L’Andolina: «Ecco come pensiamo di valorizzare questa straordinaria storia»
Zambrone è conosciuta per le sue spiagge bianchissime e il suo mare cristallino. I fondali del “Paradiso del sub”, poi, sono meta privilegiata per gli amanti dello snorkeling. Eppure Punta di Zambrone, oltre alla bellezza struggente del suo panorama selvaggio e primordiale custodisce una storia ancora tutta da raccontare. Tutto ebbe inizio con la campagna scavi avvenuta tra il 2011 e 2012. Si trattò di uno studio internazionale di grande rilievo dal quale emersero importanti novità per la più antica storia d’Italia. In campo vi erano Marco Pacciarelli dell’Università di Napoli Federico II – che aveva già condotto scavi per conto della Soprintendenza per i Beni archeologici della Calabria – e il dottor Reinhard Jung dell’Università di Salisburgo. Nel sito dopo studi condotti negli anni Novanta, vennero dunque avviate nuovi cicli di ricerche archeologiche. [Continua in basso]
Gli scavi a Punta di Zambrone
In passato, infatti, ricerche di superficie portarono ad identificare tracce certe della presenza di un centro abitato dell’età del bronzo – in particolare dei secoli compresi tra il XVII e il XII a.C. – che intratteneva rapporti con il Mediterraneo orientale, testimoniati da frammenti di vasi dipinti micenei. Non solo. Nel 1994 si accertò la presenza di un fossato difensivo scavato nella roccia. Il passo in avanti si ebbe negli anni Duemila. Lo scopo delle indagini era quello di tentare di ricostruire i legali con il mondo miceneo e minoico e gli effetti sulle civiltà che popolavano anticamente i territori calabresi. Il periodo storico più interessante era rappresentato dal XIII e XII secolo a.C., corrispondente al crollo del regno miceneo. I risultati non tardarono ad arrivare: vennero alla luce frammenti di ceramiche micenee tornite e dipinte, prodotte in Grecia e importate via mare tra XIII e XII secolo a.C.. Ciò significava che i rapporti con la civiltà micenea fossero tutt’altro che sporadici.
La statuetta d’avorio
Venne anche rinvenuta una statuetta. Un oggetto unico ed eccezionale, la più antica rappresentazione della figura umana con caratteri naturalistici finora trovata in Italia. Venne realizzata in avorio di elefante, materia pregiatissima proveniente dall’Asia o dall’Africa. Benché piccola, è una vera e propria opera d’arte, realizzata secondo i canoni della civiltà minoica dell’età dei cosiddetti Secondi Palazzi (dal XVII al XV secolo a.C.). Raffigura un uomo in piedi con la gamba destra leggermente avanzata, con la parte superiore del corpo inarcata all’indietro, e con pugni poggiati sui due lati del torace. La testa, le braccia e i piedi sono mancanti. Lo stesso tipo di statuette si trovavano a Creta fin dall’età dei Primi Palazzi (dal XX al XVIII secolo a.C.). Erano in terracotta, bronzo o pietra. Nell’età dei secondi Palazzi, accanto a statuette in bronzo, compaiono quelle di avorio, di proporzioni minori o simili a quella di Punta di Zambrone. Il reperto, dopo un brevissimo periodo nel Museo archeologico di Vibo Valentia, venne successivamente spostato a Reggio Calabria dove si trova ad oggi esposto.
I lavori sul Lungomare
Un motivo d’orgoglio per Zambrone: «Stiamo valutando – ha detto il sindaco di Zambrone, Corrado L’Andolina – una forma adeguata per valorizzare la storia di questo manufatto. Pensare di riportarlo qui, vista la sua importanza, al momento è escluso. Ma possiamo pensare di ricordare l’origine di questo reperto e la sua straordinaria scoperta. Chiusa la parentesi della stagione estiva, se l’iter burocratico non subirà intoppi, procederemo con la ristrutturazione del Lungomare grazie ai fondi (3 milioni di euro) messi a disposizione dal Ministero dell’Interno. La vicenda è stata travagliata, ma speriamo di poter partire con i lavori in inverno. Con il restyling del Lungomare, avremo la possibilità di studiare il modo migliore per promuovere la nostra storia e quella dell’antichissima e preziosa statuetta».
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