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Palazzo Gagliardi – de Riso oggetto di studio al Politecnico di Milano

Nel corso di un’apposita iniziativa culturale verranno presentati studi inediti e sviluppi progettuali a cura dell’architetto Enrico Pata

Palazzo Gagliardi – de Riso oggetto di studio al Politecnico di Milano
Una veduta dall'alto di Palazzo Gagliardi-De Riso

Palazzo Gagliardi – de Riso, splendido manufatto risalente alla prima metà dell’800, di una qualità costruttiva eccelsa e storico-artistica che ha pochi eguali nella provincia di Vibo, è stato oggetto dell’attenzione del Politecnico di Milano, nella persona dell’architetto Enrico Pata, specialista in restauro dei beni architettonici. Il 29 maggio 2019 al Politecnico di Milano si terrà un incontro con la presentazione dei risultati, tra cui un inedito plastico realizzato con stampa 3D in scala 1:75, disegnato in scala reale dall’architetto Pata e 700 pagine di nuovi studi su un’opera ancora oggi poco conosciuta e di cui poco o nulla risulta dalle fonti d’archivio e bibliografiche. L’architettura di Palazzo Gagliardi – de Riso, costruzione singolare e magistralmente eseguita, è una splendida interpretazione delle moderne teorie estetiche e liberali che circolavano tra le più importanti città europee agli inizi del XIX secolo. Sono trascorsi quasi due anni da quando l’architetto Enrico Pata, il Politecnico di Milano, con il supporto costante della Soprintendenza di Reggio Calabria e Vibo Valentia, hanno iniziato questo percorso, ritenendo opportuno e doveroso contribuire alla ricostruzione storica che ha interessato Palazzo Gagliardi – de Riso di Vibo Valentia, con un’accezione particolare al progetto di restauro. 

«Questa pregevole architettura – spiega l’architetto Pata – versa da anni in un precario stato di conservazione, com’è riscontrabile da degradi di varia forma e natura. Sappiamo che una caratteristica fondamentale della scienza della conservazione è lo studio delle opere architettoniche complesse con un approccio multidisciplinare. Per questo l’edificio è stato sottoposto ad alcune tra le più avanzate metodologie e tecniche propedeutiche al restauro. Tutto si traduce in: un rigoroso studio storico, 7811 fotografie, rilievi accuratissimi, uno studio di vulnerabilità sismica globale e locale, un accurato modello 3D dell’edificio, un raumbuch del piano nobile, analisi chimiche di laboratorio, monitoraggio microclimatico, soluzioni innovative per il consolidamento strutturale e schedatura degli 820 elementi in legno che formano la carpenteria del tetto. L’analisi di vulnerabilità sismica dell’edificio ha dato risultati incoraggianti a riconferma delle eccezionali qualità murarie di questa imponente struttura che sembra aver superato incolume, dalla sua costruzione a oggi, ben 37 terremoti di lieve e grave intensità (1869, 1905 e 1908). Oggi – prosegue Pata – abbiamo un rilievo eccellente della fabbrica (esterno ed interno), fedelissimo, con diverse restituzioni fotogrammetriche dello stato di fatto. L’utilizzo di tecniche ad alta definizione ha permesso l’acquisizione dei prospetti e di 13 soffitti dipinti, autentiche opere d’arte del 1903. Insomma, sono state predisposte tecniche e strategie che vengono generalmente impiegate per interventi sui più importanti beni storici».   

Da oltre dieci anni il palazzo, di proprietà della Provincia, è chiuso al pubblico e agli addetti. Le sale più interessanti, quelle scampate al disastroso incendio del 1901, sono interdette l’elevato pericolo di caduta di materiale dall’alto. «La ricerca – aggiunge l’architetto vibonese -, affrontata con questa metodologia, consente una conoscenza meticolosa delle fabbriche storiche, la consultazione remota del materiale e la sua divulgazione. Uno studio completo evita che eventi traumatici – come sconsiderati restauri, eventi naturali, inefficacia di tutela del bene – possano cancellare o manomettere in parte o interamente, le informazioni materiali e immateriali del patrimonio culturale. Inoltre, è di assoluta importanza rivisitare le modalità in cui si restaurano gli edifici storici del territorio, che hanno spesso come esito l’alterazione o la distruzione della preesistenza. Lo studio di questa architettura è destinato anche a quanti non hanno avuto la possibilità di accedervi. È rivolto ai giovani cittadini che nei prossimi anni saranno chiamati ad essere custodi di questi beni e a doverli trasmettere premurosamente. Sfogliando i due volumi prodotti, possano i lettori viaggiare con la mente in una storia bellissima, accedendo a punti inaccessibili e guardando questo vecchio edificio dall’alto dei suoi segreti più profondi». 

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