Rapporti fra Comune e Sbv con nomine di padre in figlio, è scontro fra Floriani e Luciano
Il già direttore del Sistema bibliotecario vibonese anticipa l’amministrazione Limardo e “bacchetta” il capogruppo del Pd che replica: «Attacco intimidatorio». Ecco tutti i passaggi della vicenda e la nostra posizione
Il capogruppo del Pd in Consiglio comunale, Stefano Luciano, interroga come suo diritto l’assessore all’Urbanistica del Comune di Vibo e dell’amministrazione Limardo, ovvero Pasquale Scalamogna, su molti aspetti del Sistema bibliotecario ma invece di ricevere risposte dall’assessore le riceve via social da Gilberto Floriani, fondatore e già direttore del Sistema bibliotecario. Ed anche qui è il caso di dire: “Benvenuti a Vibo Valentia, città capitale del libro”…! [Continua in basso]
«La mia interrogazione è finalizzata a conoscere i rapporti tra il Comune di Vibo Valentia e il Sistema bibliotecario vibonese in relazione ai fatti recenti che si sono verificati. Ossia la nomina del direttore e, in generale, rispetto a quelli che sono gli atti amministrativi: contratti di locazione, copertura di superfice, attività svolte all’interno del Sistema e altro». Così aveva detto Stefano Luciano in Consiglio comunale. Un’interrogazione più che legittima quella presentata dal capogruppo del Pd che però non è andata giù a Gilberto Floriani il quale – anticipando per molti aspetti anche l’assessore di riferimento (assente nell’ultimo Consiglio comunale) ed il sindaco – ha risposto utilizzando la bacheca del proprio profilo facebook. Assessore di riferimento – Pasquale Scalamogna – che già in precedenza, rispondendo sempre a Stefano Luciano, aveva evidenziato che il Sistema bibliotecario «non pagava il canone concessorio pari a soli 15mila euro annui». Da qui gli ulteriori interrogativi posti da Stefano Luciano che si è detto sbalordito del fatto che i cittadini devono giustamente pagare le tasse mentre «qualche privilegiato utilizza immobili pubblici senza pagare nulla». Luciano ha anche chiesto lumi sulla regolarità di una determina del Comune di Vibo Valentia attraverso la quale si è venuti a conoscenza della nomina a direttore del Sistema bibliotecario di Emilio Floriani, figlio di Gilberto, atteso che alcune opportunità «devono essere garantite a tutti negli enti pubblici e non soltanto ai figli, ai generi, ai nipoti, alle mogli di chi in tali enti ricopre cariche di potere. Diversamente – aveva spiegato Luciano – non esisterebbe la meritocrazia e i giovani vibonesi si troverebbero costretti a scappare via dalla città per trovare spazi adeguati alle proprie aspettative».
Un’interrogazione, quindi, per riaffermare il rispetto delle regole e la trasparenza alla quale ha risposto «Gilberto Floriani con un attacco personale ed intimidatorio – ha affermato Luciano – che comunque non fermerà la mia voglia di andare avanti per adempiere ai miei doveri di politico che lavora non per sé stesso ma per il bene collettivo».
Floriani sui social
Ma cosa aveva scritto Gilberto Floriani sui social anticipando – come detto – la stessa amministrazione comunale e nonostante un chiaro “conflitto di interessi” sul tema (quanto meno sull’opportunità di intervenire), atteso che si sta parlando anche della nomina del figlio a direttore del Sistema bibliotecario? Presto detto: «Gli operatori e i volontari del Sistema bibliotecario sono convinti che le attività che quotidianamente portano avanti parlino per loro e che siano largamente apprezzate dalla stragrande maggioranza dei cittadini vibonesi e della provincia. Non possono però ignorare che è in atto un tentativo del Pd, ed anche del suo silente partito, che con la scusa di interrogare il Comune vuole danneggiare una grande realtà culturale che solo bene ha portato alla città nel corso degli anni. Non è estranea a tutto questo la malevolenza di alcuni personaggi che mal sopportano il lavoro altrui». Da qui l’appello di Gilberto Floriani «alle persone perbene a reagire democraticamente a queste strumentalizzazioni», con gli operatori e i volontari del Sistema bibliotecario che saranno presenti ai lavori del Consiglio comunale quando si discuterà l’interrogazione. «Sarà una presenza silenziosa – ha affermato Floriani – per distribuire materiali informativi». [Continua in basso]
L’errore di Floriani e il silenzio dell’amministrazione
Stando così le cose, a noi pare che siamo dinanzi ad un errore culturale e di metodo da parte di Gilberto Floriani. Di metodo perché ha affidato la sua risposta ai social senza alcun contraddittorio e anticipando la stessa amministrazione comunale alla quale sola è rivolta l’interrogazione di Luciano. Errore culturale, invece, perché si interviene a gamba tesa in una vicenda che chiama in causa anche la nomina di Emilio Floriani a direttore del Sistema bibliotecario (dall’agosto scorso) senza avvertire l’opportunità di astenersi o fornire risposte al riguardo, ma spostando l’attenzione altrove, ovvero sui meriti del Sistema bibliotecario, sul suo apprezzato lavoro da parte dei cittadini (mai negato da nessuno ci sembra) e chiamando sol per questo alle “armi” gli stessi cittadini “perbene” (quasi che chi chiede spiegazioni non lo sia) contro una legittima interrogazione.
Passi pure – ma non crediamo affatto sia stato questo lo scopo dell’interrogazione – che Gilberto Floriani pensi che l’intervento di Luciano sia finalizzato a “danneggiare una grande realtà culturale”, ma detto questo ci saremmo aspettati – atteso che ha voluto utilizzare lo strumento dei social per dire la sua – che rispondesse nel merito delle questioni poste: il pagamento dei canoni di locazione al Comune da parte del Sistema bibliotecario, i rapporti economici che riguardano il Comune di Vibo Valentia e il Sistema bibliotecario e i criteri delle nomine che, ad avviso del consigliere Luciano, vengono fatte da padre in figlio e sulle quali si chiede venga fatta chiarezza. Stefano Luciano – piaccia o meno il Pd poco importa – ha chiesto del tutto legittimamente al sindaco Maria Limardo ed all’assessore Pasquale Scalamogna che vadano in Consiglio comunale a riferire se la procedura seguita sia stata corretta o meno, vale a dire «se è giusto che un padre, senza una procedura di evidenza pubblica – ha affermato Luciano in un concitato Consiglio comunale – si veda nominare un figlio in regime di continuità». Questo ha chiesto il consigliere comunale Luciano ed a questo si deve una risposta.
Una risposta a lui ed all’intera città, senza spostare il “tiro” sulla meritoria attività culturale fatta in questi anni dal Sistema bibliotecario arrivando ad agitare “piazze” inesistenti per portarle in Consiglio comunale a distribuire «materiale informativo». Ma vi è di più. Gilberto Floriani nella sua risposta su facebook spiega che a tutto questo (ovvero gli interrogativi posti) «non è estranea la malevolenza di alcuni personaggi che mal sopportano il lavoro altrui». Si ferma però qui Gilberto Floriani e non fa alcun nome di tali personaggi, finendo per lanciare la pietra e nascondere la mano alla stregua di un politico qualsiasi. Un “modus” che un intellettuale non dovrebbe mai permettersi. Perché un conto è avere dei politici (purtroppo per la Calabria) che, anziché promuovere la meritocrazia, nominano i cugini e gli amici del cuore quali assessori regionali (magari facendoli pure rientrare da altre regioni) come avvenuto in questi giorni con la giunta della Regione Calabria targata Occhiuto (nonchè Mangialavori e Cannizzaro), un altro è chiedere lumi sui criteri di nomina negli enti pubblici. Perché è vero che “domandare è lecito e rispondere è una cortesia”, ma se si rivolge un’interrogazione a chi amministra la cosa pubblica il nesso che attende la risposta è un po’ più complicato e importante di un proverbio. E questo vale sia per i destinatari di quelle domande (in questo caso il sindaco e l’assessore al ramo), sia per chi ha inteso al momento rispondere al loro posto.
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