Scoperta a Mileto: un’antica stanza dei monaci viene alla luce nel Parco archeologico medievale
Gran parte degli ambienti monastici sono costuditi nel sottosuolo e il recente rinvenimento lo conferma. I nuovi fondi rappresentano un’occasione per la valorizzazione dell’impianto. La presidente della associazione Mnemosyne, La Serra: «Per il sito tanta strada da fare, la storia dell’antica città è sconosciuta ai più»
È l’unico Parco archeologico medievale esistente in Calabria. Una vera e propria “città sommersa” che sta venendo alla luce anche grazie a recenti scavi. Studi e approfondimenti in grado di ridisegnare la storia locale e non solo. L’area di Mileto vecchia è un tesoro da scoprire e valorizzare. La città, con ogni probabilità frequentata in epoche pre-elleniche, esisteva già in epoca bizantina. Furono i normanni tuttavia a rendere grande il castrum Militense scelto da Ruggero I come capitale della Contea di Calabria. Non solo divenne sede del gran conte con tanto di facoltà di coniare una propria moneta. Mileto crebbe e prosperò economicamente e socialmente tanto che la cittadina si impreziosì di marmi provenienti dall’antica Hipponion.
La scoperta a Mileto
Testimonianze dell’antico passato sono i resti dell’Abbazia della Santissima Trinità, tra i più importanti monumenti medievali in Calabria: «In un recente scavo nei pressi della chiesa– spiega Cristiana La Serra, presidente dell’associazione Mnemosyne che gestisce il Parco – è stata rinvenuta una stanza del chiostro, l’antico monastero. In una planimetria del ‘600 era indicato come un carcere. Grazie agli approfondimenti sono emersi tracce di asportazione di pietra dopo il terremoto del 1783 e due pavimentazioni, una pietra e marmo, l’altra di malta. Tutto ciò ci fa comprendere che gran parte degli ambienti monastici si trovano sottoterra».
Il parco di Mileto
Oltre ai ruderi dell’Abbazia datata 1063-1071, il Parco custodisce colonne e frammenti marmorei provenienti da edifici di età romana. Ma non solo. Con i suoi 40 ettari, l’impianto consente di immergersi completamente nella natura: «Da una collina all’altra si prevedono due ore di visita», rimarca La Serra. L’idea è quella di sfruttare al meglio l’immenso patrimonio verde: «L’emergenza pandemia e anche i lavori nel Parco (diretti dalla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia tramite il soprintendente Fabrizio Sudano, la direttrice dei lavori Rita Cicero e il geometra Ascenti responsabile sicurezza) non ci hanno consentito di organizzare eventi di rilievo ma contiamo di ripartire con progetti in grado di valorizzare l’aspetto naturalistico del parco, dall’osservazione delle stelle alla fotografia. C’è la volontà di proporre presentazioni di libri, convegni sui normanni, rappresentazioni teatrali e attività educative per gli studenti». Negli ultimi mesi un ruolo di primo piano è stato ricoperto dagli studenti dell’Unical e dell’Università di Pisa che hanno aiutato il sodalizio nella gestione del sito.
Parco di Mileto, tanta strada da fare
Il Parco al momento è un diamante allo stato grezzo: «C’è un grande potenziale ma bisogna farlo emergere. Dobbiamo migliorare l’accoglienza in modo da consentire al visitatore di godere a pieno delle bellezze del parco. Ci sono poche panchine e punti di sosta. Anche i pannelli esplicativi della storia locale non sono sufficienti». Altri aspetti riguardano l’illuminazione per consentire eventuali visite guidate notturne e soprattutto il fattore pubblicità: «Il parco – evidenzia la presidente La Serra- è fuori dai circuiti turistici. Serve una massiccia campagna pubblicitaria e soprattutto indicazioni per raggiungere il sito. Mileto fu capitale del Regno normanno ma la sua storia è sconosciuta ai più. C’è tutta la volontà di cambiare la rotta, il sindaco Giordano cerca continuamente nuove risorse per apportare migliorie. Come associazione – conclude – ci auguriamo che i finanziamenti destinati al parco (circa 350mila euro ottenuti dal Comune) contribuiscano ad una sua rinascita».