Il mistero dello stipite di Mileto e la rappresentazione del maligno
Tra i reperti più interessanti conservati nel Museo statale, vi è un frammento di manufatto marmoreo proveniente da una delle antiche chiese della città il cui significato è stato svelato da un’eminente ricercatrice
Tra i reperti più interessanti del Museo statale di Mileto vi è, indubbiamente, il frammento di stipite esposto nella seconda sala della struttura afferente al Polo museale della Calabria. Risalente all’XI-XII secolo, esso proviene dall’antica città elevata da Ruggero I d’Altavilla a capitale della propria contea e rappresenta un prezioso esempio di arte normanna. In molti, negli anni, hanno cercato di dare una spiegazione plausibile alla figurazione animale scolpita sul manufatto marmoreo, molto probabilmente realizzato negli ambienti pugliesi gravitanti attorno alla città di Bari. L’enigma, di difficile interpretazione, è stato tuttavia svelato tempo fa da una delle maggiori studiose di Storia dell’arte calabresi, la compianta ricercatrice Emilia Zinzi. Per la professoressa catanzarese, nello specifico, la figurazione animale, realizzata quasi a tutto tondo sul frammento di stipite, potrebbe rappresentare un basilisco, simbolo in quell’epoca dell’arianesimo e degli infedeli e, quindi, del male nascosto e dell’anticristo. Il reperto marmoreo proviene, molto probabilmente, da una delle due strutture ecclesiastiche più importanti dell’antica capitale normanna, fulcro del processo rilatinizzazione intrapreso dagli Altavilla nel meridione d’Italia. Per la precisione, dall’abbazia-mausoleo benedettina o dall’antica chiesa cattedrale. Nel caso del manufatto esposto nel Museo statale di Mileto, lo spregevole rettile è raffigurato dall’anonimo scultore con quattro zampe, il manto ricoperto di squame e una grande bocca ghignante.