“Paesi e Paesaggi”, la rubrica di Striscia la Notizia di scena a Mileto
L'inviato Davide Rampello alle prese con le prelibatezze gastronomiche e l’immenso patrimonio culturale di un territorio ancora in parte da scoprire
È stata una bella vetrina per la città di Mileto. E, una volta tanto, i riflettori non si sono accesi su tristi fatti di cronaca, ma al contrario su alcune delle tante positività che ancora oggi offre la cittadina normanna. La messa in onda, nella puntata di ieri di “Striscia la Notizia”, della rubrica “Paesi e Paesaggi” registrata nelle scorse settimane a Mileto, ha messo in evidenza la capacità di fare impresa nel segno della qualità, ma anche le potenzialità del territorio. L’inviato Davide Rampello, con la sua immancabile poltrona pieghevole a tracolla, si è soffermato con le sue telecamere sulle prelibatezze gastronomiche prodotte in loco grazie all’antico mestiere dei “maestri gucceri”, senza tuttavia tralasciare le bellezze naturali e culturali proprie del territorio. Ne è emerso un quadro ammiccante e, per certi versi, sorprendente per gli stessi miletesi. Da un lato gli odori e i sapori delle soppressate, della ‘nduia e del capicollo prodotti in perfetta sintonia con l’ambiente circostante da una nota azienda locale, dall’altro lo splendido paesaggio emerso in tutto il suo fascino con le immagini girate dall’alto dalla troupe della noto programma targato Mediaset. Magnifico, ad esempio, il colpo d’occhio sui ruderi dell’abbazia benedettina, incastonati nello scenario per certi versi incontaminato del parco archeologico medievale di Mileto antica, luogo che sino al 1783 ha ospitato l’urbe nell’XI secolo scelta da Ruggero I d’Altavilla come capitale della propria contea normanna. Spettacolari, ancora, le riprese con il drone che ha permesso a milioni di telespettatori di apprezzare l’armonia e le perfette geometrie architettoniche dei palazzi ottocenteschi presenti nell’attuale città, così come quelle a terra girate nell’area della cattedrale e tra le arcate e i fusti marmorei del cortile dell’episcopio. Un mix di antico e moderno, di cultura e arte culinaria che rappresenta, indubbiamente, un patrimonio invidiabile ancora tutto da valorizzare. Potenziale inespresso, quindi, e base da cui ripartire per l’effettivo rilancio di un territorio a cui per troppo tempo, politica e malaffare, hanno purtroppo tarpato le ali.