Nel nuovo libro di Rosario Rito l’importanza di “Educarsi alla disabilità»
Lo scrittore vibonese illustra l’importanza di vivere i rapporti con persone affette da disabilità con semplicità e sincerità
«Educarsi alla disabilità non è altro che accogliere l’uomo per ciò che è e non per ciò che rappresenta poiché anch’egli può rischiare di appassire come un fiore se la propria sete di vita, che rappresenta la voglia d’amare e dell’essere amato, non è placata». Rosario Rito, scrittore vibonese, spiega così il senso della sua fatica letteraria.
Educarsi alla disabilità
Il volume, disponibile da alcuni giorni in tutte le librerie digitali: «non è per i disabili ma -tiene a precisare l’autore – per coloro che credono che la disabilità sia un problema. È una realtà con cui convivere e perciò come persone si nasce e limiti si hanno, soggetti si è e sentimenti si posseggono». Rosario Rito, del resto, la malattia la conosce bene. Così come il senso di estraniamento, l’incomprensione, la difficoltà ad accettarsi e farsi accettare da una società troppo spesso distratta. Affetto da Paresi spastica causata dal forcipe (strumento usato in ginecologia per estrarre il neonato nelle vie genitali materne), convive con la patologia fin dalla tenera età. Negli anni, a partire dalla fine del 1970, oltre all’attività poetica e alcune iniziali pubblicazioni, Rosario è stato impegnato in attività di divulgazione nelle scuole e coinvolto in più progetti aventi come tema la disabilità.
La visione della malattia
La sua visione sulla malattia è cristallina: «L’uomo che cammina con le proprie gambe – spiega – non è come colui che si muove in carrozzella ma entrambi sono simili in quel cammin di vita nel quale, tramite il sentimento, sanno riconoscere d’essere vivi e virtuali per coloro che li circondano.
Vivere insieme agli altri – aggiunge – significa aver educazione e rispetto delle configurazioni umane, educazione all’ascolto dell’altro, educazione all’accettazione di come madre natura ci ha creati, poiché ciò che fa paura all’uomo non sono le rappresentazioni fisiche ma il timore che per colpa delle stesse si diventi emarginati o dei disadatti nell’affrontare il dilemma della propria solitudine». Secondo l’autore «la persona deve attendere l’accettazione e l’amore del prossimo, per poter rinascere da quel suo soffrire che non si basa solo sulla sua realtà fisica o emotiva ma anche sulla necessità di sentirsi libero di apparire e rappresentarsi esclusivamente come un semplice sé stesso».
«C’è un progetto per ciascuno di noi»
Un’analisi profonda quello di Rosario Rito: «Se riflettessimo su quali possano essere i veri motivi del nostro sentirci soli e insoddisfatti, forse ci renderemmo conto che tutto questo è scaturito da come ci accettiamo, o più grossolanamente, da come ci accettano gli altri».
Infatti «per ognuno di noi che esiste sulla terra, vi è un progetto, un’associazione e un fine. Il progetto fa parte dell’amore dal quale siamo nati, tramite i nostri genitori, l’associazione è la convivenza con gli altri, il fine è il valore che noi abbiamo sia per noi stessi sia per gli altri». Un modo assai semplice per riscrivere le basi delle relazioni con persone con disabilità. Non pietismo o sentimentalismo, ma rapporti improntati al rispetto e alla sincerità.