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Emanuele Mancuso: «L’ex sindaco di Nicotera si rivolse a noi dopo raid a cappella famiglia»

Nel corso del processo Rinascita Scott, il collaboratore ha anche parlato del ruolo di Spasari nella cooperativa che gestiva i migranti a Joppolo e poi del controllo dei Lo Bianco sull’ospedale di Vibo

Emanuele Mancuso: «L’ex sindaco di Nicotera si rivolse a noi dopo raid a cappella famiglia»

L’ex sindaco di Nicotera, Salvatore Reggio, ed i figli si sarebbero rivolti al boss di Nicotera Pantaleone Mancuso, detto l’Ingegnere, per conoscere gli autori del raid vandalico contro le cappelle cimiteriali di famiglia, con scritte offensive e minacce nei confronti di Manuel Reggio, all’epoca segretario cittadino del Pd. E’ quanto raccontato stamane da Emanuele Mancuso nel corso del maxiprocesso Rinascita-Scott rispondendo alle domande del pm Antonio De Bernardo. I figli dell’ex sindaco Reggio si rivolsero ai Mancuso dopo il danneggiamento del loro loculo al cimitero di Nicotera. Mio padre – ha ricordato il collaboratore – mi chiamò e mi incaricò di trovare il colpevole. Io allora andai a parlare con l’ex sindaco Reggio che mi esortava a trovare pure lui il colpevole e mi disse anche che aveva già parlato della vicenda con mio padre”. Il danneggiamento della cappella cimiteriale risale al febbraio 2017 e gli autori non sono mai stati individuati. [Continua in basso]

Vincenzo Spasari

Altro tema trattato da Emanuele Mancuso ha invece riguardato la figura di Vincenzo Spasari diNicotera (già funzionario dell’Etr di Vibo), fra gli imputati del processo, ritenuto vicino a Cosmo Michele Mancuso e poi a Luigi Mancuso. La figlia di Spasari era fidanzata con Michele Mancuso, figlio di Cosmo Michele, ma poi si è sposata con Nino Gallone che in precedenza era stato arrestato per una piantagione di marijuana. Vincenzo Spasari controllava la cooperativa Summer Time che si occupava della gestione dei migranti minorenni a Joppolo con un centro di accoglienza. In tale struttura – ha raccontato Emanuele Mancuso – lavoravano soggetti ritenuti vicini ai Mancuso o imparentati con Spasari. In tale struttura voleva lavorare pure Anna Vardè, compagna all’epoca di mio fratello Giuseppe, e ricordo che Spasari mi disse che doveva avere l’autorizzazione di Luigi Mancuso. Ricordo che nella Summer Time lavorava tale Caterina, legata a Pino Gallone, poi Ninetta moglie di Totò Burzì di Joppolo, quest’ultimo arrestato insieme a Giovanni Burzì, Pantaleone e Francesco Lentini per una maxipiantagione di marijuana a Roma e tutti del gruppo di mio padre. Nella Summer Time a lavorare con i migranti c’era anche Francesca Burzì, compagna di Giuseppe Navarra di Rombiolo, tale Di Giacco, legato alla mia famiglia, e poi anche Francesca Lombardo, amica di mia sorella”.

Pantaleone Mancuso

Vincenzo Spasari, quindi, secondo Emanuele Mancuso si sarebbe vantato più volte del suo legame con i Mancuso, anche diffondendo notizie false come quella relativa all’allontanamento di Pantaleone Mancuso, detto l’Ingegnere, dal territorio italiano (venne catturato da latitante in Argentina) per volontà di Luigi Mancuso a seguito del tentato omicidio di Romana Mancuso, sorella dello stesso Luigi. Una falsa notizia uscita fuori con le intercettazioni dell’inchiesta Robin Hood in cui a raccontare l’accaduto era stato lo stesso Vincenzo Spasari che poi, secondo Emanuele Mancuso, si è dovuto scusare con lo stesso Luigi Mancuso. Vicino al clan Mancuso, il collaboratore ha anche indicato il figlio di Vincenzo Spasari. “Saverio Spasari era stato assunto in una società della Regione tramite il politico Salerno, ma non si parlava con Michele Mancuso, figlio di Cosmo, in quanto la sorella Aurora si è poi sposata – ha ricordato il collaboratore – con Nino Gallone dopo essere stata fidanzata con Michele Mancuso”. [Continua in basso]

Ospedale di Vibo Valentia

L’ospedale di Vibo nelle “mani” dei Lo Bianco

Passando ai vibonesi, Emanuele Mancuso ha ricordato che anche la sua famiglia in occasione di visite o “di qualunque favore in ospedale a Vibo” si affidava ai Lo Bianco-Barba. Controllavano l’ospedale ed in particolare ricordo – ha dichiarato il collaboratore – che i miei familiari si affidavano a Pino Barba, detto Pino Presa, per qualunque visita. Il capo del clan alla morte di Carmelo Lo Bianco, detto Piccinni, era diventato il figlio Paolo Lo Bianco ed accanto a lui c’era Enzo Barba, detto Il Musichiere, che era intimo amico di mio padre. A capo del gruppo dei Pugliese, detti Cassarola, c’è invece Rosario Pugliese, padre di Willy, quest’ultimo favorevole – ha spiegato Emanuele Mancuso – alla linea di scontro intrapresa all’epoca da Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni”. Quindi le notizie sul gruppo creato a Vibo da Andrea Mantella una persona intelligente – ha dichiarato il collaboratore – e da tutti temuta. Un personaggio scomodo che dettava legge a Vibo, cosa che mi è stata riferita anche da Antonio Bellocco di Rosarno. In più Andrea Mantella aveva massacrato di botte Giuseppe Mancuso, figlio di Vetrinetta. Una vicenda captata dalla polizia che venne sino a casa mia per perquisirmi e capire se ero io il Mancuso pestato da Mantella”.
Emanuele Mancuso si è poi soffermato sul gruppo degli Accorinti di Zungri, dei Bonavota di Sant’Onofrio e sui Cracolici di Maierato. L’esame del collaboratore riprenderà domani.

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