Scuola di Polizia via da Vibo? Il commissario di Cutro smentisce: «Mai proposto il trasferimento»
Il prefetto Domenico Mannino dichiara a Il Vibonese di non aver mai avanzato la proposta di trasferire il presidio formativo nel Crotonese. L’ipotesi aveva suscitato la levata di scudi di politica e sindacato
di Francesca Caiazzo
«Mai proposto di trasferire la Scuola di Polizia di Vibo Valentia a Cutro». Il commissario prefettizio alla guida del Comune del Crotonese, Domenico Mannino, smentisce le indiscrezioni di stampa sulla presunta proposta che lo stesso avrebbe avanzato a margine della riunione del Collegio di Vigilanza in merito a un vecchio accordo di programma per la realizzazione di una caserma dell’Esercito a Cutro.
L’incontro è avvenuto il 19 febbraio scorso e oltre a Mannino vi hanno partecipato il presidente della Provincia di Crotone, Simone Saporito, e il generale Giancarlo Gambardella, in rappresentanza del Ministero della Difesa.
Nel corso riunione, come si evince dai verbali, Gambardella ha proposto di modificare l’accordo risalente al 2000, visto che le esigenze dell’Esercito sono cambiate e la Difesa non realizzerà più una caserma a Cutro. Mannino da parte sua ha preso atto del cessato interesse da parte del ministero, ma ritiene che non sia sufficiente un semplice recesso e «considera importante – si legge nel verbale della riunione – che la Difesa si impegni, ai fini dell’accordo, a trovare una soluzione analoga alle finalità dell’accordo stesso».
Secondo Gambardella però «la Difesa non è il dicastero più competente a individuare i soggetti interessati per l’utilizzo degli immobili di Cutro, mentre altri ministeri potranno essere interessati, fermo restando l’impegno proattivo della Difesa a mettere in campo ogni azione auspicabilmente attraverso l’Agenzia del Demanio».
A seguito dell’incontro, il 24 febbraio scorso, Mannino ha inviato una lettera al ministero della Difesa chiedendo ufficialmente che «si impegni al fine del rinvenimento, per l’area a suo tempo messa a disposizione dal Comune di Cutro, di possibili, equivalenti soluzioni alternative a quella originariamente prevista e che siano suscettibili di analoghe potenzialità di sviluppo per il territorio».
Né dai verbali della riunione né dalla missiva inviata al ministero, risulta che il commissario prefettizio abbia proposto l’utilizzo della struttura (ennesima incompiuta calabrese) per ospitare la Scuola per allievi agenti della polizia di Stato di Vibo Valentia. Circostanza che, come già detto, lo stesso Mannino – raggiunto telefonicamente – ci ha categoricamente smentito.
Le reazioni della politica
La notizia della presenta proposta non aveva mancato di suscitare ferme reazioni da parte della politica. Ad intervenire anche il senatore Giuseppe Mangialavori. «La Scuola per allievi agenti della polizia di Stato di Vibo Valentia è un’eccellenza del territorio – ha detto -, un presidio di legalità intoccabile, in una terra funestata da alcune delle cosche di ‘ndrangheta più potenti e pericolose della Calabria. La Scuola di Vibo – continua – è una istituzione inamovibile, un presidio fondamentale per la formazione dei nuovi agenti, come ebbe a dire pochi anni fa anche l’ex capo della polizia Gabrielli». Un suo trasferimento, aveva aggiunto, «peraltro basato sulla risibile motivazione di occupare un immobile per il quale, a due decenni dalla sua costruzione, non è stata trovata alcuna utile destinazione, rappresenterebbe un segno dell’ulteriore disinteresse dello Stato nei confronti di uno dei territori più poveri e arretrati d’Italia. Invito perciò gli autori di questa proposta balzana a rassegnarsi anzitempo: Vibo, i suoi cittadini, le varie amministrazioni provinciali e i tanti rappresentanti istituzionali di questo territorio non accetteranno di prendere nemmeno in considerazione uno scenario di questo tipo. La Scuola di polizia sta bene dove sta e non si tocca».
Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco di Vibo Maria Limardo: ««È del tutto impensabile sul piano storico ma anche culturale e ambientale, immaginare la possibilità di un trasferimento della Scuola di Polizia di Vibo Valentia in alcune palazzine ubicate a Cutro. La nostra Scuola di Polizia è dotata di una struttura particolarmente idonea, completamente dedicata allo scopo, essendo inserita all’interno di un contesto strutturale in grado di garantire non solo la preparazione teorica degli allievi ma anche quella tecnico-fisica».
Il “niet” del Siulp
«Ci dispiace dissentire da quanto espresso dal commissario Straordinario del comune di Cutro (Kr), ma la Scuola di Polizia è patrimonio di Vibo Valentia e del suo territorio» lo afferma il segretario provinciale del Siulp Franco Caso, il primo sindacato di Polizia che proprio qualche giorno fa ha compiuto i 40 anni dalla nascita e che a Vibo Valentia rappresenta oltre il 54% dei poliziotti.
«Spostare la Scuola di 120km ad Est, in un comune che non vanta sicuramente di un’autostrada ed aeroporto internazionale vicini, per riparare ad un accordo non andato a buon fine e fatto 21 anni fa sarebbe un errore. E poi – continua Caso – è opportuno sottolineare che, i 96 alloggi, offerti nella proposta, basterebbero solo al personale di supporto che andrebbe a fare formazione, certamente non sarebbero per niente sufficienti per le esigenze dei frequentatori di qualsiasi corso. Inoltre, l’idea di allocare una Scuola della Polizia di Stato, dov’era stata prevista una caserma di un’altra Amministrazione, con esigenze logistiche diverse, rispetto a quelle formative della Polizia di Stato non sarebbe una buona cosa, anche perché tale metà dovrebbe essere poi raggiunta da frequentatori provenienti da mezz’Italia, che sicuramente non si ritroverebbero né l’Autostrada A2 del Mediterraneo, né l’aeroporto di Lamezia Terme. Infine, – conclude Caso – è opportuno precisare che il compound dove è allocata la gloriosa Scuola di Polizia Vibonese, ospita anche il Reparto Prevenzione Crimine Calabria Centrale, gli Artificieri, le Unità cinofile, la Sezione Polizia Postale ed alcuni Uffici della Questura, quindi sradicare l’Istituto di formazione di piazza D’armi, non corrisponderebbe ad eliminare la spesa, ma solo a privare la città di Vibo Valentia di un baluardo di storia e di legalità».