Scontro tra diocesi e Fondazione di Natuzza: «L’assemblea non poteva essere sospesa»
Ad affermarlo sono i vertici dello stesso organismo che si richiamano alle norme statutarie che prevedono l’approvazione del bilancio entro il 30 aprile. Annunciata l’intenzione di chiedere la “supplicatio” al vescovo Renzo
La ricostituzione degli ordini statutari è imposta di diritto. Quindi, la Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” non poteva sospendere l’assemblea e doveva necessariamente procedere alla ratifica dei nuovi consiglieri e del collegio dei revisori. Queste, in breve, le motivazioni che non hanno permesso all’Ente di dare seguito al recente decreto con diffida del vescovo Luigi Renzo. A spiegarlo, la stessa Fondazione di Paravati, in una nota diramata a poche ore di distanza dall’assemblea di ieri. Comunicato in cui, tra l’altro, si preannuncia l’intenzione di chiedere a questo punto la “supplicatio” al presule miletese, e si ripercorrono le varie fasi dell’incontro di ieri, introdotto dal presidente Giuseppe Condello «invocando dalla Madre di Dio l’aiuto necessario ad essere illuminati e guidati a portare avanti l’Opera che la stessa Vergine ha commissionato a Natuzza Evolo fin dal gennaio del 1944».
Nel suo intervento, la guida dell’Ente ha illustrato le ragioni per le quali non si poteva prescindere dalla ricostituzione degli organi amministrativi della Fondazione, «essendo per un verso ciò imposto dalle norme statutarie e dal codice civile (approvazione del bilancio consuntivo entro il 30 aprile) e, peraltro, necessario per la costituzione di una delegazione espressamente richiesta da Sua Eccellenza il Vescovo ai fini della prosecuzione del dialogo circa le modifiche statutarie concernenti la pastorale ed il culto». Successivamente, a prendere la parola è stato il socio fondatore Vincenzo Trungadi, il quale, «richiamando il parere di numerosi giuristi anche esterni alla Fondazione – in qualità di avvocato -, ha esposto le ragioni civilistiche e canonistiche che consigliavano lo svolgimento dell’assemblea, nonostante il decreto-diffida del vescovo datato 3 marzo 2018».
In particolare, ha evidenziato che il venir meno progressivamente nel tempo, di 7 membri del Cda sui 10 originariamente previsti all’inizio del mandato, «non costituisce causa di decadenza dell’Organo, prevista statutariamente solo dal venir meno contemporaneo della maggioranza dei consiglieri», e che il Cda nella composizione di tre membri «poteva validamente deliberare, poiché lo Statuto della Fondazione attribuisce all’organo di amministrazione di svolgere tutto ciò che è necessario, utile, opportuno per la gestione ordinaria e straordinaria della Fondazione stessa: conseguentemente poteva autoconvocarsi e deliberare in maniera legittima su tutto quanto di sua competenza, cosa che è avvenuta a maggioranza dei presenti a norma di Statuto».
Da tutto ciò, Trungadi ha quindi dedotto «che deve ritenersi legittima la cooptazione dei consiglieri mancanti, oggi ratificata all’unanimità dall’Assemblea con la contestuale nomina dei Revisori», per poi rilevare «che il Codice di Diritto Canonico consente ai destinatari di un decreto vescovile di chiederne la revoca attraverso l’istituto della supplicatio (can. 1734), senza che ciò possa essere interpretato come disobbedienza al vescovo, né irriverenza nei suoi confronti».
Nella nota si ricorda, infine, «che l’assemblea ha approvato all’unanimità la mozione del Presidente in cui si ribadiva la disponibilità della Fondazione, in conformità a quanto dichiarato dai Vescovi calabresi nella Conferenza Episcopale Calabra del 2-4 ottobre 2017, circa la competenza canonica della Chiesa particolare nella cura delle anime e sulle attività pastorali e di culto pubblico, evidenziando che lo spirito che anima la Fondazione è di profonda comunione con la Chiesa ed affermando che la salvezza di tutti sta a cuore a Dio, alla Chiesa, stava e sta a cuore a Natuzza e sta a cuore anche a noi! Perché il Vescovo possa esercitare il suo potere in materia di culto e liturgia nell’erigenda chiesa dedicata al Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime – si afferma in conclusione – si ritiene sufficiente regolamentare concordemente i rapporti Diocesi-Fondazione. L’apertura della chiesa e il ripristino del culto consentiranno al Popolo di Dio di continuare il cammino di fede intrapreso, sostenuti e confortati dall’Autorità dell’Ordinario Diocesano, per la gloria di Dio, per il bene delle anime e della Santa Chiesa».
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