‘Ndrangheta: operazione Nemea, le spese legali per Giuseppe Soriano e l’offerta di Emanuele Mancuso
Fra i progetti criminali anche quello di ammanettare i titolari di un distributore di carburanti per intimorirli e convincerli a pagare un’estorsione
Emanuele Mancuso – figlio di Pantaleone Mancuso, alias “l’Ingegnere”, il boss 57enne di Nicotera e Limbadi catturato nel 2014 al confine con l’Argentina e quindi nel giugno dello scorso anno a Joppolo dopo oltre un anno di irreperibilità – sarebbe “uscito pazzo per Giuseppe Soriano”, il 27enne di Pizzinni di Filandari figlio dello scomparso (lupara bianca) Roberto Soriano. E’ quanto emerge dall’operazione “Nemea” dei carabinieri del Nucleo Investigatico di Vibo e della Dda di Catanzaro che svela un particolare legame che si sarebbe instaurato negli ultimi tempi fra i due giovani delle omonime “famiglie” della criminalità organizzata vibonese, tanto che Emanuele Mancuso si sarebbe presentato al cospetto di Graziella Silipigni, madre di Giuseppe Soriano (e pure lei oggi arrestata), per sostenere le spese legali dell’amico. Un sostegno insistente, rifiutato dalla madre di Giuseppe Soriano che avrebbe spiegato ad Emanuele Mancuso di non poter accettare. L’insistenza di Mancuso avrebbe però portato la donna a consigliare al 30enne di Nicotera di parlare della cosa con Leone Soriano, zio di Giuseppe Soriano, alle prese con un nuovo arresto.
“Nel corso delle conversazioni intercettate Emanuele Mancuso si presentava a Leone Soriano – rimarca il pm della Dda Annamaria Frustaci – con fare molto rispettoso e gli riferiva di aver portato del denaro per l’assistenza legale dell’arrestato Giuseppe Soriano, denaro che poco prima non era stato accettato dalla madre di quest’ultimo, Graziella Silipigni, forse in segno di rispetto proprio nei confronti dello stesso Mancuso”. Al contrario, però, Leone Soriano “con fare molto sbrigativo ed autoritario” avrebbe invece detto ad Emanuele Mancuso di lasciare il denaro senza problemi.
Emanuele Mancuso avrebbe quindi spiegato a Leone Soriano che il denaro era corrisposto per via di una questione personale che lo legava a Giuseppe Soriano, aggiungendo che “lui era l’unico della famiglia Mancuso che stava avendo questo buon senso di portare i soldi a seguito della situazione di Giuseppe Soriano”. Leone Soriano a questo punto ne avrebbe approfittato per chiedere ad Emanuele Mancuso se voleva andare quella stessa sera a fare un attentato all’abitazione della famiglia dell’imprenditore Antonino Castagna. Per tutta risposta Emanuele Mancuso avrebbe fatto riferimento ad un ordigno esplosivo che aveva regalato a Giuseppe Soriano, chiamando subito dopo il 35enne di Filandari Francesco Parrotta (ritenuto il braccio armato di Leone Soriano e pure lui arrestato) affinchè gli facesse da “basista” per l’attentato con una bomba ai danni della casa di Antonino Castagna a Ionadi.
I dialoghi intercettati svelano inoltre che Leone Soriano avrebbe accolto nella sua famiglia Emanuele Mancuso in quanto “bravo ragazzo”. Talmente “bravo” che in altra intercettazione emerge il proposito di Emanuele Mancuso e Leone Soriano di voler persino picchiare ed ammanettare qualcuno dei titolari del distributore di carburanti Esso di Filandari, di proprietà di Romano Pasqua, al fine di intimidirli e convincerli a pagare, grazie all’uso delle manette, un’estorsione.
In foto dall’alto in basso: Leone Soriano, Emanuele Mancuso e Giuseppe Soriano
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