A Soriano la giornata delle vittime di mafia nel ricordo di Filippo Ceravolo
Il ragazzo ucciso per errore nell’ottobre del 2012. Papà Martino: «La solidarietà delle persone ci accompagna nell’attesa che siano arrestati gli assassini»
Da quella notte dell’ottobre 2012, quando la vita di suo figlio Filippo fu spezzata dalla pioggia di fuoco che doveva colpire invece il conducente della Fiat Punto al quale il diciannovenne di Soriano chiese improvvidamente un passaggio, Martino Ceravolo non ha pace. Vive ancora il dolore più grande, condiviso con una comunità che non dimentica, quella del suggestivo paese abbarbicato sulle Preserre vibonesi. Un paese che ha celebrato oggi, davanti al monumento dedicato proprio a Filippo Ceravolo il suo 21 marzo, primo giorno di primavera e giornata dedicata alla memoria delle vittime innocenti delle mafie.
Con Martino c’è padre Giovanni Calcara, padre domenicano e carismatico pastore delle anime sorianesi. C’è il sindaco di Soriano Vincenzo Bartone. C’è Giuseppe Borrello, coordinatore di Libera, a Vibo Valentia. «Sono giorni importanti, questi, per me, mia moglie, le mie figlie – dice Martino – perché ci rendiamo conto che nessuno dimentica mio figlio e questo, nell’attesa che la giustizia arresti gli assassini di Filippo, ci è di conforto». L’iniziativa segue di pochi giorni la puntata di PresaDiretta, il programma di Raitre condotto da Riccardo Iacona che ha mostrato all’Italia intera lo struggente dignitoso di un papà, Martino, che aspetta.
Filippo fu davvero una vittima innocente, ucciso per errore in un agguato il cui vero bersaglio era Domenico Tassone, considerato dagli inquirenti come un referente del clan rimasto orfano del suo capo finito all’ergastolo: Bruno Emanuele. Quella missione di morte rientrava nella faida mai sopita dal 2002, quando proprio Bruno Emanuele assieme a Tonino Forastefano, boss della Sibaritide poi divenuto collaboratore di giustizia, uccise i vecchi padroni delle Preserre vibonesi, ovvero i fratelli Vincenzo e Giuseppe Loielo. Gli eredi degli uccisi, allora bambini, divennero uomini, e dieci anni dopo iniziarono un nuovo regolamento di conti. Ma Filippo Ceravolo, con quella guerra, nulla c’entrava. Aveva l’auto in panne, aveva incontrato la fidanzata, voleva solo tornare a casa in tempo per vedere col papà la partita della Juve. Tassone uscì praticamente illeso, Ceravolo arrivò cadavere in ospedale.