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“Il porto delle nebbie”, le tante domande senza risposta che ruotano intorno allo scalo vibonese

Decine di milioni di euro di fondi di cui si sono perse le tracce, promesse mai mantenute e uno status giuridico incerto: tutti gli interrogativi sull'importante infrastruttura

“Il porto delle nebbie”, le tante domande senza risposta che ruotano intorno allo scalo vibonese

Viene sempre definito, segnatamente in periodo elettorale, come il principale “volàno dell’economia vibonese”, ma basta spostare l’accento, facendo diventare la parola volàno da piana a sdrucciola, e ci si accorge che, invece, di dubbi e interrogativi che “volano” intorno al porto di Vibo Marina ce ne sono tanti: proclami altisonanti, convegni, promesse mai mantenute, finanziamenti che svaniscono senza lasciare traccia. Come i 20 milioni di euro, stanziati nel lontano 2008 con un decreto a firma dell’allora ministro dei Lavori Pubblici, Antonio di Pietro, e destinati, nello specifico, al completamento delle banchine del porto vibonese. Come, più recentemente, i 18 milioni di euro a lungo, inspiegabilmente, rimasti fermi nelle casse della Regione Calabria e poi (anche queste parole che volano) “svincolati” per essere investiti per la messa in sicurezza dell’importante infrastruttura portuale.

«Non era stato comunicato l’Iban per l’accredito della somma», si disse nel 2019, ma, dopo due anni, pare che ancora su quell’iban non sia arrivato neanche un euro. Che sia stato comunicato un iban errato che ha provocato il dirottamento dei fondi verso altri lidi? La delibera di G.R. n. 308/2018 prevedeva espressamente, per il porto di Vibo Marina, “lavori di risanamento delle banchine Pola e Tripoli per un importo totale di 6,5 milioni di euro e delle banchine Papandrea e Buccarelli per un importo di 11,5 milioni di euro, con soggetto attuatore il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ma anche questo finanziamento sembra essere stato risucchiato da un imperscrutabile buco nero. I mancati interventi hanno, conseguentemente, impedito, ogni possibile ipotesi di rilancio e sviluppo.

Tutto questo mentre il sistema portuale calabrese, dopo la legge di riforma della portualità nazionale che ha previsto l’istituzione di 15 Autorità di Sistema, comincia a dare segni di vitalità e una pioggia di finanziamenti ( notizia di questi giorni) cade sui porti di Gioia Tauro, Crotone, Corigliano, Palmi, tutti ricadenti nella competenza dell’Autorità di sistema portuale del Tirreno meridionale con sede a Gioia Tauro, retta da un commissario “ad aeternum” non essendo mai stato nominato, caso unico in Italia, il presidente.  A questo punto sorge un altro interrogativo: come mai il porto di Vibo Marina non risulta più inserito nella predetta Authority, qual è il suo status attuale? Eppure il decreto legislativo del 2016, che ha riformato la legge 84/1994, aveva espressamente previsto che il porto vibonese facesse parte dell’Autorità del Tirreno meridionale e dello Stretto, ancora prima che venisse costituita l’Autorità dello Stretto con scorporamento dei porti calabresi di Villa San Giovanni e Reggio Calabria dall’Autorità di Gioia Tauro. Con quale atto deliberativo e in quale data lo scalo portuale di Vibo Marina è stato in seguito escluso dall’Adsp del Tirreno Meridionale per essere relegato in una specie di limbo?

Tanti gli interrogativi che “volano” intorno all’importante infrastruttura e per i quali nessuno chiede risposte, ad iniziare dal Comune di Vibo Valentia, nel cui territorio ricade “il volàno” e che quindi dovrebbe essere il principale attore nelle dinamiche di sviluppo e rilancio economico svolgendo un ruolo di raccordo di tutte le amministrazioni aventi competenza in materia portuale.

Questa l’anomala situazione di uno degli scali marittimi più antichi e attivi della regione, relegato oggi nel ruolo di cenerentola del sistema portuale calabrese.

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