Limbadi, il sindaco aggredito in Comune: «Temo per la mia famiglia» – Video
Leone Mercuri descrive la paura provata in quel momento. Sarebbe stata la denuncia per un parco giochi la miccia che ha innescato la violenza
«Non ho paura per me, ma sono preoccupato per la mia famiglia e i miei cittadini». È ancora scosso, ma lancia un allarme che va oltre la propria incolumità, il sindaco di Limbadi Pantaleone Mercuri, all’indomani dell’aggressione subita nel municipio. Il primo cittadino fa capire che, dopo la denuncia sporta per un fatto che non ha voluto sottovalutare, sia la collettività che i suoi affetti personali hanno qualcosa da temere. Per questo, per dimostrare che questa volta non si vuole sottovalutare una violenza che a torto viene considerata secondaria – come era avvenuto nell’escalation che aveva portato all’escalation dell’autobomba che uccise Matteo Vinci – è stato convocato un consiglio comunale aperto, per domani alle 17.
«Sono salvo solo grazie alla mia prontezza – racconta Mercuri – e al coraggio della segretaria che urlando si è frapposta tra lui e me, mentre io ero scivolato a terra. Le urla hanno attirato gli altri dipendenti comunali convincendo il mio aggressore ad allontanarsi». «Mi trovavo nella stanza della segretaria comunale Adriana Avventura – ricorda con la voce ancora rotta dall’emozione – ad un certo questa persona è arrivata e stavamo dialogando con tranquillità, poi mi ha rimproverato per una denuncia contro ignoti che io ho fatto perché ho il dovere, in quanto sindaco, di tutelare i cittadini e soprattutto i bambini».
Sarebbe stato un parco giochi la miccia che ha innescato la violenza, e il sindaco chiarisce che «dopo un danneggiamento subito durante i lavori di riqualificazione che noi abbiamo ordinato, non sono pentito di aver fatto quella denuncia, anche perché questa aggressione sta facendo venire fuori la vera Limbadi, quella generosa, che continua a chiamarmi per esprimere solidarietà, al pari dei sindaci del Vibonese, del prefetto e di diversi parlamentari».
Questa volta l’escandescenza incontrollata non sarebbe da ricondurre a fatti di mafia intorno ad una struttura pubblica che qualcuno vorrebbe lasciare nell’abbandono o aperta a tutti.