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Inchiesta “Diacono”: il Miur solleva dall’incarico il direttore dell’Ufficio scolastico calabrese

E’ indagata per corruzione nell’inchiesta della Procura di Vibo. La reggenza affidata a due capi dipartimento mentre dalle indagini emerge il ruolo di altra figura istituzionale con agganci a Roma

Inchiesta “Diacono”: il Miur solleva dall’incarico il direttore dell’Ufficio scolastico calabrese
Maria Rita Calvosa

La reggenza dell’Ufficio scolastico regionale della Calabria è stata affidata ai capi dipartimento del Ministero dell’Istruzione Stefano Versari e Giovanna Boda. E’ quanto disposto dal Miur che ha così sollevato dall’incarico il direttore dell’ufficio scolastico regionale Maria Rita Calvosa, 59 anni, di Latina, accusata di concorso in corruzione nell’ambito dell’inchiesta “Diacono” della Procura di Vibo Valentia.  

Si tratta di una specifica vicenda che vede indagati per concorso in corruzione anche Maurizio Piscitelli, 56 anni, di Casalnuovo di Napoli, funzionario del Miur e componente della Commissione relativa al “concorso per il conferimento di tre incarichi dirigenziali con funzioni tecnico-ispettive” dell’Ufficio scolastico regionale della Calabria; Maria Rita Calvosa, appunto, direttrice generale dell’Ufficio scolastico regionale della Calabria e presidente della Commissione, e Giovanni Carbone, 60 anni, di Bagnara Calabra, partecipante al concorso e che si sarebbe relazionato, secondo l’accusa – su indicazione di Maurizio Piscitelli – con dirigenti centrali del Miur sfruttando anche collegamenti di tipo massonico, al fine di far ottenere alla Calvosa il trasferimento con ruolo dirigenziale a Roma, sua città di origine, in cambio dell’ottenimento del superamento del concorso pubblico”.  [Continua in basso]

Maurizio Piscitelli e il figlio Christian Piscitelli

Secondo l’accusa, Maria Rita Calvosa avrebbe accettato (periodo antecedente al novembre scorso) la promessa fattale da Piscitelli relativa al suo trasferimento a Roma con incarico dirigenziale, a fronte del compimento di un atto contrario ai doveri del suo ufficio consistenti nel consentire a Carbone di superare la prova concorsuale. L’avanzamento dal settimo al quarto posto di Carbone nella graduatoria concorsuale e una serie di manovre per passare al terzo posto costano a Maurizio Piscitelli ed allo stesso Carbone anche l’ulteriore accusa di concorso in abuso d’ufficio.

I collegamenti a Roma, l’incarico al Miur e la visita al sottosegretario

L’associazione a delinquere che sarebbe stata messa in piedi dalla famiglia Licata di Stefanaconi con l’Accademia Fidia, secondo gli inquirenti ed il gip del Tribunale di Vibo coinvolgerebbe però anche un’altra figura istituzionale, quella di Antonio Oggiano, 81 anni, di Alghero, rappresentante del “Miur e componente del consiglio di amministrazione – annota il gip – del Conservatorio di Santa Cecilia di Roma”. Scrive ancora il giudice: “L’attività tecnica ha effettivamente evidenziato come Oggiano, docente in pensione, residente ad Alghero ed in procinto di acquisire un incarico ministeriale, sia l’emissario dell’associazione a delinquere su Roma. L’evidenza che la struttura dell’associazione abbia coinvolto soggetti di profilo istituzionale al fine di garantire l’impunità nella gestione della vendita dei titoli, è data dalla circostanza che Antonio Oggiano ha richiesto espressamente ai Licata di accollarsi le spese per l’accettazione dell’incarico al Ministero. Tanto è vero che in numerose intercettazioni i Licata si assumono le spese relative all’alloggio su Roma di Oggiano”.

Oggiano, secondo la Procura di Vibo, avrebbe così accettato l’incarico al Ministero proprio per permettere all’associazione di rapportarsi con le alte sfere del Miur, “al fine di tutelare le proprie attività illecite effettuate attraverso l’Accademia Fidia”. Oggiano avrebbe quindi informato Dimitri Licata che si sarebbe recato a Roma per andare a trovare “il sottosegretario nominato, con delega all’alta formazione, con il quale è legato da un rapporto di amicizia. Il tenore della conversazione tra i due – conclude il gip – evidenzia chiaramente come l’obiettivo comune sia quello di ottenere una serie di vantaggi tra cui informazioni e notizie”. Antonio Oggiano – al quale viene contestato dalla Procura di Vibo il reato di associazione a delinquere – avrebbe quindi avuto il compito di acquisire informazioni a livello centrale ministeriale, prodromiche alla prosecuzione delle attività illecite del sodalizio in vista della possibile revoca dell’autorizzazione a svolgere l’attività nel sistema delle A.f.a.m. all’Accademia Fidia di Stefanaconi.

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