Rinascita-Scott: il controesame del pentito Giuseppe Giampà
L’ex capo dell’ala militare del clan più potente di Lamezia Terme risponde alle domande delle difese: dai contrasti nel clan Mancuso al progetto scissionista di Mantella
Salta l’atteso esame del pentito della masso-‘ndrangheta Cosimo Virgiglio. Salta anche il controesame di Francesco Oliverio, del quale sono stati depositati nuovi verbali redatti davanti alla Procura antimafia di Torino. Entrambi verranno sentiti il 9 marzo. L’ultima udienza del maxiprocesso Rinascita Scott viene invece inaugurata dal controesame di Giuseppe Giampà, alias il Presidente, capo dell’ala militare e reggente dell’omonimo clan di Lamezia Terme ed erede di Francesco Giampà, il Professore.
È l’avvocato Francesco Calabrese – difensore del superboss Luigi Mancuso, principale imputato di Rinascita Scott – ad incalzare per primo il collaboratore lametino, il quale fornisce dettagli sul tentativo del mammasantissima cutrese Nicolino Grande Aracri di costituire un Crimine autonomo da Polsi e sui contrasti tra Andrea Mantella, ex boss emergente di Vibo Valentia, e il clan Mancuso. A seguire il co-difensore di Luigi Mancuso, l’avvocato Paride Scinica, che chiede approfondimenti sulla faida tra i Giampà ed i Torcasio, sul ruolo del clan Pelle della Locride nelle logiche ‘ndranghetiste e sulla sua conoscenza con Pantaleone Mancuso alias Luni Scarpuni,che non è imputato del maxiprocesso. Giampà racconta di una frattura tra i rami del casato mafioso di Limbadi guidati rispettivamente da Luigi e Giuseppe Mancuso, zio e nipote. «Non so – ha chiarito il pentito – se i due fossero al corrente dei contrasti tra le fazioni». E ancora: «Ho conosciuto Luigi Mancuso quando da ragazzo andavo a trovare mio padre al carcere di Siano».
A seguire l’avvocato Rosa Giorno, contro-esaminando Giampà, è tornata sul progetto scissionista di Andrea Mantella rispetto al clan Mancuso, mentre l’avvocato Tiziana Barilaro si sofferma sul concetto di «buon ordine di ‘ndrangheta», ignorato dal collaboratore sia nella natura che nelle regole perché «non mi sono mai occupato di queste cose». Difensore di Pasquale Bonavota, presunto boss di Sant’Onofrio e superlatitante, l’avvocato Barilaro fissa le tappe della carriera criminale di Giampà poi chiede: «Ha mai conosciuto qualcuno dei Bonavota? Ha mai frequentato Andrea Mantella?». Nessuna conoscenza, con i Bonavota, per l’ex capo dell’ala militare dei Giampà, con Mantella solo rapporti mediati di natura criminale e nessuna frequentazione.
Sulle regole della ‘ndrangheta e la formazione di una ‘ndrina, le domande dell’avvocato Rosario Montesanti, che chiede chiarimenti anche sui Cracolici. «Non so se avessero doti di ’ndrangheta – dice il collaboratore – Non ho mai parlato di queste cose né dentro né fuori dal carcere. Però so che erano una ‘ndrina riconosciuta». Sulla conoscenza con l’imputato Domenico Polito, le domande dell’avvocato Enzo Galeota. «Era un uomo di fiducia di Scarpuni – risponde il teste –, non ho mai parlato di reati con lui».
A completare il controesame, le domande dell’avvocato Diego Brancia, sulla conoscenza con Andrea Mantella e sull’omicidio di Mario Franzoni, consumato nel 2001 a Porto Salvo, per il quale è in corso un altro procedimento penale. Giampà, per questo delitto, in seguito ad una intercessione dello stesso Mantella, mise a disposizione i suoi killer. Il processo sul delitto Franzoni indica in Francesco Barba, imputato di Rinascita Scott, il principale mandante dell’agguato, non menzionato però dallo stesso collaboratore di giustizia nell’esame. Spiega che Andrea e Salvatore Mantella assieme a Francesco Scrugli dovevano commettere due agguati a Lamezia, che però non furono portati a compimento. Il primo a morire doveva essere Bruno Gagliardi, ma all’alba del giorno stabilito il bersaglio fu arrestato insieme a Gennaro Pulice. Quindi i due presunti killer giunti da Vibo Valentia arrivarono a Lamezia, alle 9 del mattino, praticamente a vuoto.
L’audizione di Giampà si conclude con qualche altra domanda del pm De Bernardo ed ha chiarito qualche dettaglio sul progetto di Nicolino Grande Aracri di creare una Provincia autonoma dal Crimine di Polsi. A tale progetto sarebbero stati interessati anche i Bonavota. «Pasquale e Domenico erano i capi della famiglia – specifica Giampà –. So che c’erano delle alleanze in quel periodo, tra Mantella, Anello, Bonavota, Vallelunga, dagli omicidi dei Cracolici fino alla mia collaborazione, per scalzare i Mancuso e non dare conto più a loro per i lavori nel loro territorio di competenza. In particolare i Bonavota puntavano su Maierato».
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