Processo Rinascita-Scott, il pentito Schiavone fa scena muta
Il collaboratore di giustizia di Laureana di Borrello ha scelto la via del silenzio. Il pm ha annunciato provvedimenti
Si è avvalso della facoltà di non rispondere il collaboratore di giustizia Salvatore Schiavone, di 45 anni, di Laureana di Borrello. Chiamato come teste dell’accusa nel processo Rinascita-Scott, la collaborazione di Schiavone era emersa dopo la conclusione delle indagini preliminari ad opera della Dda di Catanzaro che il 19 giugno 2020 aveva portato all’arresto di numerose persone per associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico dal Brasile e dall’Albania. Traffico legato principalmente alla figura del boss di Zungri Giuseppe Accorinti. [Continua in basso]
Il 3 ottobre del 2019 Schiavone aveva parlato degli uomini del locale di ‘ndrangheta di Zungri in Toscana: ed in particolare dei fratelli Valerio e Giuseppe Navarra, originari di Pernocari, frazione del comune di Rombiolo, nel Vibonese. Argomenti e tematiche che Schiavone oggi – comparso in video-collegamento con l’aula bunker di Lamezia – non ha inteso approfondire dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia, scegliendo di non rispondere alle domande della pubblica accusa come da sua facoltà in quanto imputato in procedimento connesso.
Il pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo – oggi in aula a rappresentare l’accusa – ha annunciato che la Procura distrettuale adotterà i provvedimenti del caso a seguito della scelta di Schiavone di avvalersi della facoltà di non rispondere.
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