Rinascita-Scott, il pentito Onorato: «Luigi Mancuso e Peppe Piromalli referenti di Cosa Nostra»
Il collaboratore palermitano spiega gli scambi di favori fra siciliani e calabresi come nel caso dell’omicidio del giudice Antonino Scopelliti
E’ stato acquisito nel processo Rinascita-Scott il verbale del collaboratore di giustizia siciliano Francesco Onorato, rilasciato alle Dda di Catania, Caltanissetta e Reggio Calabria nelle persone dei pm Giovannella Scaminici, Gaetano Paci e Giuseppe Lombardo. La Dda di Catanzaro – con i pm Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci e Andrea Mancuso – ha fatto acquisire il verbale dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia dinanzi al quale si sta celebrando il processo Rinascita-Scott. In gran parte ancora omissato, il verbale svela che per l’omicidio del sostituto procuratore generale della Suprema Corte, Antonino Scopelliti, ucciso a Campo Calabro nel 1991 mentre si stava apprestando a sostenere l’accusa nel maxiprocesso istruito da Falcone e Borsellino contro la mafia siciliana, Cosa Nostra avrebbe inviato in Calabria dei propri killer. “Ho iniziato a collaborare con la giustizia nel 1996 – ha dichiarato Onorato – e fino a quel momento ero componente del Mandamento di San Lorenzo guidato da Salvatore Biondino. Sono stato reggente della famiglia di Partanna-Mondello dal 1987 e lo sono stato sino al 1993, epoca in cui sono stato arrestato per l’omicidio di Salvo Lima, coma mandante”. [Continua dopo la pubblicità]
Quindi i riferimenti alla ‘ndrangheta e i rapporti con Cosa Nostra dopo che lo schieramento Condello-Rosmini-Serraino nel 1985 fece fuori ad Archi il boss numero uno di Reggio Calabria: Paolo De Stefano. “Dopo la morte di Paolo De Stefano – ha dichiarato Onorato – furono i Piromalli di Gioia Tauro, e in particolare Peppe Piromalli, ma anche Luigi Mancuso, i referenti di Cosa Nostra in Calabria. Quando dico referenti intendo dire che facevano parte di Cosa Nostra, come Nuvoletta, Zaza e Bardellino in Campania. Ciò mi fu spiegato da Salvatore Biondino. Fare parte significava che ci si consultava, ci si scambiava favori, anche omicidi. Per quanto riguarda gli omicidi di Cosa Nostra quando chiedeva un favore ai referenti calabresi o campani partecipava in prima persona con propri uomini all’esecuzione dei delitti come nel caso dell’omicidio del giudice Scopelliti”.
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