venerdì,Dicembre 27 2024

Narcotraffico con la Sicilia, condannati due vibonesi

Assoluzione per un terzo imputato. L’inchiesta Kerkent è scattata nel 2019 con il coordinamento della Dda di Palermo. Coinvolte persone di Briatico e Francica ritenute vicine al clan di Zungri

Narcotraffico con la Sicilia, condannati due vibonesi
Gregorio Niglia

Il gup del Tribunale di Palermo, Fabio Pilato, ha inflitto 20 condanne e 8 assoluzioni nello stralcio del processo con rito abbreviato scaturito dalla maxi inchiesta “Kerkent” che nel marzo 2019 ha disarticolato il nuovo clan di Agrigento diretto da Antonio Massimino.
La sentenza interessa anche tre vibonesi. Si tratta di: Domenico Mandaradoni, 32 anni, di Francica, condannato a 8 anni (il pm ne aveva chiesti 10); Gregorio Niglia, 38 anni, detto “Lollo”, di Briatico, condannato a 4 anni (richiesti 10); assoluzione per Francesco Romano, 35 anni, di Briatico (chiesti 10 anni).

L’operazione Kerkent mirava a far luce su un’associazione per delinquere con base operativa ad Agrigento (clan Massimino) e ramificazioni in particolare nel Palermitano e nel Vibonese, dedita all’organizzazione sia degli aspetti operativi che di quelli logistici di un’intensa attività di traffico di sostanze stupefacenti, attraverso uno strutturato gruppo criminale armato. [Continua dopo la pubblicità]

Francesco Romano

Sarebbe stato in particolare Andrea Puntorno, 44 anni, (condannato a 8 anni) nato ad Agrigento ma per anni residente a Torino, già capo dei “Bravi Ragazzi”, gli ultras della curva sud dello stadio della Juventus, ad occuparsi del canale diretto di approvigionamento di stupefacenti dalla Calabria, con la “famiglia” Accorinti di Zungri. Gregorio Niglia, infatti, residente a Briatico, viene ritenuto vicino al clan di Zungri (coinvolto pure in Rinascita-Scott) e come tale indicato anche dal collaboratore di giustizia del Vibonese, Emanuele Mancuso.

Andrea Puntorno

Andrea Puntorno avrebbe svolto quindi una sorta di ruolo di broker nel traffico di droga, con contatti che dalla Sicilia arrivavano al Vibonese. I vibonesi, grazie ai loro agganci, avrebbero garantito l’approvvigionamento di sostanze stupefacenti ai siciliani, potendo contare sia su contatti con l’Albania, quanto della produzione in loco di marijuana.
Domenico Mandaradoni, ad avviso degli investigatori si sarebbe recato nel febbraio 2016 ad Agrigento, mentre Francesco Romano e Gregorio Niglia avrebbero raggiunto Agrigento nel marzo del 2016 recandosi a casa di Antonio Massimino per consegnare 67 grammi di cocaina e 400 di ketamina. I siciliani avrebbero pagato ai vibonesi quasi seimila euro per la consegna delle sostanze stupefacenti. Francesco Romano è stato però assolto da ogni accusa.

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