Rinascita Scott, continuando così per il primo grado non basteranno neppure dieci anni
A passo di lumaca l’escussione dei pentiti. E ancora non è toccato ai collaboratori di giustizia chiave e ai principali ufficiali di polizia giudiziaria
Continuando così non basteranno neppure dieci anni per definire il primo grado del maxiprocesso Rinascita Scott. Un’intera udienza, ieri, è stata a malapena sufficiente per sentire un collaboratore di giustizia minore, Giuseppe Comito, che peraltro ha concentrato la sua deposizione prevalentemente su due capimafia neppure imputati in questa colossale vicenda giudiziaria, Nino Accorinti e Pantaleone Mancuso alias Scarpuni, offrendo spunti solo residuali su figure invece alla sbarra, come Antonio Vacatello o Gregorio Niglia. Ieri non c’è stato – dopo una estenuante giornata segnata dalla defatigante strategia di alcune difese che hanno incalzato il collaboratore reiteratamente su circostanze abbondantemente esplorate ma anche di scarsa importanza sulle contestazioni, malgrado i costanti richiami del collegio e le numerose opposizioni del pm Frustaci – neppure il tempo per escutere brevemente Gaspare Spatuzza, che sarà anche il più importante collaboratore di giustizia italiano, l’uomo che ha svelato i segreti più atroci ed inconfessabili dello stragismo di Cosa nostra, ma che in Rinascita Scott doveva riferire brevemente, e genericamente, elementi sull’asse criminale Sicilia-Calabria: tutto inviato al 22 febbraio. [Continua dopo la pubblicità]
E quando toccherà ad Andrea Mantella? Il collaboratore di giustizia chiave di Rinascita Scott, per il cui esame sono state programmate ben quindici udienze che probabilmente neppure basteranno? Tra esame e riesame del pm e controesame delle difese probabilmente serviranno tre mesi di udienze. E quando toccherà ad Emanuele Mancuso, Raffaele Moscato e Bartolomeo Arena? Quando toccherà agli ufficiali di polizia giudiziaria che hanno guidato le indagini sul campo, quelli del Ros Centrale e di Catanzaro e quelli del Nucleo investigativo di Vibo Valentia?
Il procuratore Gratteri, intervenendo ieri mattina in udienza, al fianco del pm Anna Maria Frustaci, ha sostenuto che «siamo di fronte ad una strategia da parte di alcuni difensori mirata a dilatare i tempi del processo». E, probabilmente, non è un’affermazione campata in aria. Certamente, però, la scelta di presentare una lista testi composta da oltre cinquanta collaboratori di giustizia, diversi dei quali saltarono il fosso negli anni ’90 e capaci quindi di raccontare soli circostanze già emerse in altri processi – vedi Genesi, concluso peraltro con una sentenza che ha riconosciuto il ne bis in idem in relazione ad altri pregressi procedimenti – non è stata funzionale all’esigenza di far viaggiare speditamente il “maxi”.