A Vibo la Giornata della memoria e dell’impegno, Libera: «Recuperare credibilità»
Il Coordinamento provinciale definisce la data del 21 marzo una grande occasione per «non correre il rischio di morire, ancora una volta, di rassegnazione e indifferenza»
Un grido di dolore a cui dare una risposta per recuperare credibilità. E’ la piaga del vibonese, territorio assopito, terra dalle tante contraddizioni in una delle coste più rinomate d’Italia dove permangono ferite lontane, profonde e sanguinanti. Al fine di risvegliare le coscienze dei cittadini, Libera ha scelto di celebrare proprio a Vibo Valentia, il 21 marzo, la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Un’opportunità importante, da non sprecare, per accendere i riflettori sullo stato di necessità e di bisogno in cui versa questo pezzo di sud dimenticato. «In occasione di questa giornata – si legge in una nota del Coordinamento provinciale – tutti e tutte siamo chiamati ad una grande partecipazione attiva e responsabile per non correre il rischio di morire, ancora una volta, di rassegnazione e indifferenza. Altrimenti, forse è vero, nel vibonese la mafia o meglio la ‘ndrangheta non esiste».
Ripercorse le vicende più travagliate: «dalle assoluzioni eccellenti per esponenti di spicco del clan Mancuso, alle scarcerazioni magistrali per i boss di Tropea Antonio La Rosa e per quello di Sant’Onofrio, Domenico Bonavota». E poi gli omicidi e le storie in attesa di verità e giustizia: come quella dell’imprenditrice Maria Chindamo e del giovane Francesco Prestia Lamberti: «Non rimangono immuni dall’onta delle ambiguità – continua l’analisi del Coordinamento – nemmeno i parroci, la sanità, uomini delle forze dell’ordine e della magistratura e piccoli e grandi comuni che registrano scioglimenti per infiltrazioni mafiose e l’accesso di varie commissioni prefettizie».
Ed il 2018 non sembra aver portato grandi cambiamenti. Al contrario, continua la scia di soprusi, intimidazioni e violenze che inficiano il tessuto economico- sociale e politico della provincia: «Rispetto all’emergenza di tale situazione la risposta dello Stato – si specifica – appare non del tutto adeguata, come dimostra il caso eclatante del Tribunale di Vibo dove a causa del mancato rimpiazzo tempestivo dei giudici in via di trasferimento, diversi processi rischiano di finire in prescrizione».
Sotto la lente d’ingrandimento anche la politica, incapace di dare segnali forti e scomodi, «a braccetto con i massoni che hanno legami con i clan». Un tema molto discusso negli ultimi mesi: «L’esistenza dei rapporti tra massoneria ‘ndrangheta è confermata dalla relazione della Commissione parlamentare antimafia secondo la quale sono 193 gli affiliati alle logge massoniche di Sicilia e Calabria coinvolti in inchieste di mafia, ma soprattutto a confermarlo, nel nostro territorio, è uno che di queste cose se ne intende e non poco. Pantaleone Mancuso – concludono – in un’intercettazione di qualche anno fa dichiarava “adesso la ‘ndrangheta fa parte della massoneria, diciamo è sotto la massoneria”».
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