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‘Ndrangheta: gli omicidi a Vibo Marina nelle dichiarazioni del nuovo pentito Figliuzzi

Le eliminazioni di Francesco Scrugli e Davide Fortuna avvenute nel 2012 nell’ambito della faida fra i Patania di Stefanaconi ed il clan dei Piscopisani

‘Ndrangheta: gli omicidi a Vibo Marina nelle dichiarazioni del nuovo pentito Figliuzzi

Un “fiume in piena” Nicola Figliuzzi, nuovo collaboratore di giustizia che sta aiutando i magistrati della Dda di Catanzaro a rafforzare l’impianto accusatorio nel processo “Gringia” contro il clan Patania ed a far luce anche su diversi fatti di sangue rimasti sinora impuniti. Accusa e si autoaccusa, il 27enne di Gerocarne e ripercorre gli omicidi commessi nell’ambito della faida che ha visto i Patania di Stefanaconi contrapposti al clan dei Piscopisani da un lato ed al gruppo guidato da Antonio Emilio Bartolotta dall’altro.

Come l’omicidio di Francesco Scrugli ed il ferimento di Raffaele Moscato e Rosario Battaglia, fatti di sangue avvenuti a Vibo Marina nel quartiere Pennello nel marzo del 2012. “Gli esecutori dell’omicidio Scrugli – fa mettere a verbale Figliuzzi – sono stati Uras ed Ibrahimi, se non ricordo male”. Si tratta dei due killer (il secondo passato fra le fila dei collaboratori di giustizia) stranieri assoldati dal clan Patania per eliminare i rivali. “Ricordo anche che già Rosalino Pititto aveva stampato le foto di Scrugli ed anche di Sarino Battaglia che era nel clan dei Piscopisani: entrambi obiettivo dei Patania. Le foto sono state sequestrate a Bono ed a Loielo Alex. Di questa vicenda mi parlava Bono perché io ancora a quel tempo non era ritornato. L’omicidio di Battaglia era già deciso, sin da quando abbiamo tentato di uccidere Scrugli. Di qualsiasi cosa avevano bisogno i Patania si rivolgevano a Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni”.

I piani di morte dei Patania e della Iacopetta. “Le decisioni per gli omicidi – continua Figliuzzi – venivano assunte da tutti i fratelli Patania. Le decisioni venivano assunte soprattutto da Pino e Salvatore, ma le decisioni venivano comunque condivise da tutti i presenti”. La madre dei fratelli Patania, Giuseppina Iacopetta, vedova del boss Fortunato Patania, secondo Figliuzzi sarebbe stata “al corrente di tutto. Lei – prosegue il collaboratore di giustizia – voleva a tutti i costi che Francesco Scrugli morisse in quanto ritenuto, come le dicevano i figli, autore materiale del marito. Lei diceva ai figli: “Quello che si deve fare, si deve fare, l’importante è che lui deve morire”. A questo dialoghi io assistevo in prima persona”.

Gli omicidi di Scrugli e Fortuna. “Per l’omicidio di Francesco Scrugli, Raffaele Moscato e Sarino Battaglia, Francesco Alessandria accompagnava sempre i killer albanesi più Uras con la macchina, andandoli a prendere a Pizzo. I Patania avevano una casa a Pizzo – racconta Figliuzzi – che mettevano a disposizione anche degli albanesi per gli omicidi e dove anche io ho dormito. L’omicidio di Davide Fortuna è stato commesso da Sebastiano Malavenda e da Vasvi Beluli. Malavenda è arrivato tramite Callea e, dopo l’omicidio, Giuseppe e Salvatore Patania mi hanno dato duemila euro da portare a Gallico per Malavenda stesso. La sera prima dell’omicidio – spiega il collaboratore di giustizia – io e Bono siamo andati a prendere Malavenda Sebastiano all’uscita dell’autostrada e lo abbiamo portato a casa a Pizzo dove ha dormito con noi”.

Le “segnalazioni” per gli omicidi. “Comito Giuseppe, detto Peppe, di Vibo Marina, insieme ad Alessandria Francesco avevano ritrovato e segnalato ai Patania sia Scrugli che Davide Fortuna al fine di farli uccidere. Comito Peppe – conclude Figliuzzi – era un uomo di Scarpuni. Lui non faceva parte dei Patania ma li aiutava perché Scarpuni gli aveva detto di fare così. Credo che anche Alessandria Francesco fosse vicino a Scarpuni perché andava spesso da lui. Però credo che Alessandria faccia parte dei Loielo ed era coinvolto nella faida delle Serre”.

2/CONTINUA

 

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