giovedì,Dicembre 26 2024

L’ INCHIESTA | La Variante di Caria: storia di una vergogna tutta vibonese

Un’intera collina sventrata, lavori infiniti, milioni di euro buttati, cittadini indignati ed enti condannati

L’ INCHIESTA | La Variante di Caria: storia di una vergogna tutta vibonese

Sulla carta porta il nome di “Variante di Caria”, per molti è invece la “Variante della vergogna”. Cinque milioni di euro per quasi tre chilometri di strada che, bypassando l’abitato di Caria, frazione del Comune di Drapia, dovrebbe collegare la zona interna del Vibonese a Tropea attraverso un raccordo con la strada provinciale n. 17 all’altezza di località “Torre Galli”. Il tutto solo per consentire un risparmio di cinque minuti di tempo agli automobilisti che dall’entroterra si recano a Tropea, inserendosi la Variante nel più ampio tracciato della Trasversale delle Serre, l’arteria che nelle intenzioni dovrebbe collegare la parte tirrenica del Vibonese, dallo svincolo dell’A3 delle Serre, alla zona Jonica catanzarese.

Un’opera, quindi, dal rapporto costo-benefici altamente sproporzionato, con l’aggravante che ben otto anni di scavi non sono ancora bastati per completare l’opera. Anzi, i lavori, di competenza della Provincia, iniziati nel maggio del 2008, sono attualmente fermi in attesa che l’amministrazione provinciale, che ha progettato l’opera, reperisca nuovi fondi la cui erogazione spetta alla Regione. Eppure la strada, i cui lavori sinora hanno causato solo uno scempio ambientale di vaste proporzioni con profondi scavi che hanno devastato un’intera collina ricca di uliveti, sulla carta avrebbe dovuto vedere la luce nel giugno del 2012, termine ultimo previsto per la fine dei lavori. La Variante rimane però al momento solo un polveroso tracciato scavato nella collina e che si interrompe bruscamente in aperta campagna. I disagi per i contadini, impossibilitati a poter accedere ai loro terreni spaccati in due dalla Variante, non si contano più, nè la stessa progettazione dell’opera fa intravedere nulla di buono per ovviare a tali disagi.

Il progetto dell’intera arteria manca infatti della previsione di stradine parallele per l’ingresso ai fondi privati ed alle coltivazioni, così come non si è pensato alla realizzazione di alcun sottopassaggio per permettere ai proprietari terrieri di recarsi sui propri terreni. Nel corso degli scavi, inoltre, come quasi in tutte le opere pubbliche calabresi, non sono mancati problemi di ordine tecnico che hanno comportato diverse variazioni con conseguente ed ulteriore lievitazione dei costi ed un notevole allungamento dei tempi di completamento. Fra gli ostacoli principali alla realizzazione dell’arteria, anche il ritrovamento di diversi ed importanti reperti archeologici rinvenuti durante gli scavi, sino alla scoperta di un’intera necropoli preistorica, proprio sotto il tracciato della strada, finita presto per essere nuovamente ricoperta di sabbia e terra ed interrata sotto la Variante. Resistono, invece, alcune grotte medievali, scavate nella roccia dai monaci basiliani, scoperte accanto al cantiere ed utilizzate anticamente quali luoghi di culto, così come resiste un cimitero medievale, con tombe risalenti al periodo saraceno, anche questo a pochi metri dal tracciato della Variante. Nonostante un attivissimo comitato di cittadini di Caria abbia più volte segnalato alla Provincia la pericolosità dei lavori, le cui vibrazioni e gli scavi delle pale meccaniche potrebbero causare danni irreparabili all’intero sito archeologico, ad oggi nessuna risposta è giunta dall’amministrazione provinciale per rassicurare in ordine ai possibili pericoli che l’intero sito archeologico corre.

Altra problematica segnalata alla Provincia, sempre ad opera del comitato di Caria e di diverse associazioni, riguarda poi i pericoli che corre un intero costone roccioso che sovrasta l’abitato di Gasponi, altra frazione di Drapia, sul quale è stata da tempo depositata un’intera “montagna” di detriti e materiale di risulta proveniente dalle opere di scavo della strada in costruzione che, in alcuni punti, è profonda anche 40 metri. Allo stato, dunque, la Variante ha causato solo un vero e proprio squarcio nella collina di Caria, con un intero costone sventrato e dove non sono mancate neppure altre “sorprese”. Durante i lavori di scavo è stato infatti portato alla luce persino il tubo dell’acquedotto che si trovava interrato proprio sui terreni attraversati dalla Variante.

Espropri illegittimi. L’ultimo capitolo di questa storia di mala-politica e mala-amministrazione tutta vibonese arriva infine dal Tar di Catanzaro che quattro giorni fa ha ordinato al Comune di Drapia di eseguire la sentenza con la quale i giudici amministrativi nel 2014 hanno di fatto liberato i terreni di Giuseppe, Francesco e Mario Vallone da un vincolo espropriativo che durava da 10 anni.

I giudici hanno ribadito la radicale e sostanziale illegittimità della delibera reiterativa del vincolo espropriativo e di tutti gli atti posti in essere dalla Provincia, ente competente sui lavori, e dal Comune di Drapia, ente nel cui territorio ricade la strada.

La vicenda ha avuto inizio nel 2002, quando il Comune di Drapia ha imposto sui terreni dei Vallone un vincolo preordinato all’esproprio finalizzato all’adeguamento della strada Caria-Brattirò “in variante” rispetto allo strumento urbanistico vigente nel comune di Drapia. Il vincolo è poi decaduto nel 2007 per l’inerzia delle amministrazioni lunga un quinquennio. Comune e Provincia hanno quindi reiterato nel 2013 il vincolo approvando questa volta il progetto definitivo dei lavori. Tutto illegittimo, però, poichè il vincolo preordinato all’esproprio, dopo la sua decadenza, può essere reiterato solo motivando adeguatamente sulla persistenza delle ragioni di interesse pubblico che sorreggono la reiterazione. Cosa che non è stata fatta.

E la “telenovela” della Variante di Caria continua…

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