Narcotraffico: processo “Ossessione” a Vibo, in aula i testi del pm
Gli investigatori del Goa della Guardia di finanza di Catanzaro hanno ripercorso la genesi dell’inchiesta che mira a far luce su un traffico di stupefacenti
Nuova udienza stamane dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia, presieduto dal giudice Brigida Cavasino, per il processo nato dall’operazione della Dda di Catanzaro contro il narcotraffico denominata “Ossessione”. In aula è stata la volta dell’escussione (esame del pm Corrado Cubellotti e controesame degli avvocati del collegio di difesa) del maresciallo del Goa della Guardia di finanza di Catanzaro, Leandro Soranno, che ha riferito sulla genesi dell’inchiesta ripercorrendo l’informativa redatta dagli investigatori.
Il Tribunale ha poi dato un termine (16 novembre) ai periti incaricati della trascrizione delle intercettazioni (Baldo, Scullari e Milicia) poste alla base dell’impianto accusatorio, mentre nell’udienza del 21 ottobre prossimo si procederà a conferire l’incarico ad alcuni periti albanesi e marocchini per la traduzione di alcune captazioni agli atti dell’inchiesta. Il 25 novembre è invece prevista l’escussione in aula dei marescialli della Finanza, Giovanni Todisco, e Giuseppe Laurenzano, che hanno lavorato all’indagine. [Continua]
Gli imputati sono: Gaetano Muscia, 56 anni, di Tropea; Antonio Narciso, 59 anni, di Vibo Valentia; Giovanni Stilo, 71 anni, di Nicotera, residente a Meda (provincia di Monza); Gennaro Papaianni, 43 anni, di Vibo Valentia, residente a Milano e Luigi Mendolocchio, 55 anni, di Milano;Francesco Scaglione, 60 anni, di Palermo, residente a Milano; Fabio Costantino, 43 anni, di Comerconi di Nicotera; Giuseppe Costantino, 60 anni, di Nicotera; Francesco Mancuso, 31 anni, residente a Nicotera in contrada Torre Preitoni (nessuna parentela con l’omonimo clan della ‘ndrangheta); Salvatore Papandrea, 73 anni, di Taurianova, residente a Milano; Safine Abderrahim, 48 anni, Marocco, residente a Monza; Salvatore Costantino, 55 anni, di Nicotera; Elisabeta Kotja, 41 anni, albanese (fidanzata con Salvatore Costantino di Nicotera, già detenuto a Milano), residente a Sesto San Giovanni (Mi).
Associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico e detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti i reati, a vario titolo, contestati. Ad occuparsi dello scarico dello stupefacente in Italia sarebbero stati i Costantino (Salvatore, Giuseppe e Fabio) di Nicotera, facendola uscire dai porti e dagli aereoporti. Ruolo di spicco nell’organizzaione anche quello di Giuseppe Campisi di Nicotera, da poco ritornato in libertà dopo aver scontato 30 anni di reclusione per omicidio. Sarebbe stato il referente del clan Mancuso in Lombardia. In tale contesto, le indagini hanno fatto registrare come i vibonesi siano in affari anche con esponenti legati al clan dei Mazzaferro di Marina di Gioiosa Ionica, da anni trapiantati nel milanese e nel comasco, in grado di smistare importanti quantità di narcotico in Lombardia.
Proprio a Tonino Mazzaferro (che ha scelto il rito abbreviato) i finanzieri hanno sequestrato nel marzo del 2018 un chilogrammo di cocaina pura al 98%. Un ruolo fondamentale sarebbe stato affidato, poi, alle donne: da “teste di ponte” per le comunicazioni tra gli accoliti, a co-finanziatrici, come nel caso della cittadina albanese Elisabeta Kotja (fidanzata di Salvatore Costantino), a intermediarie di alto rango con gli esponenti dei cartelli sudamericani.
Spiccano poi le due venezuelane Rebolledo Garcia Clara e Gina Forgione, note nel panorama del narcotraffico internazionale, in grado di mettere in contatto i calabresi con i narcos sudamericani. Tra questi Murillo Figueroa Julio Andres, narcotrafficante colombiano, ospitato dai calabresi a Milano per pianificare l’arrivo della cocaina dai Paesi del Sud America. “Socio” della Forgione, il colombiano ha in passato collaborato con i “guerriglieri colombiani”, nonché con il famigerato Pablo Escobar Gaviria, sanguinario capo storico del “cartello di Medellín” tra gli anni ’80/’90.
Nel marzo 2018, i finanzieri sono riusciti a penetrare in un deposito dove era stata stoccata la droga a Milano. Venivano, così, sequestrati oltre 430 chili di hashish, giunti in Italia dal Marocco, via Spagna, e una pistola, oggetto di furto, in uso proprio a Salvatore Antonino Costantino. Gran parte della droga sequestrata era destinata a soddisfare le richieste dei finanziatori di stanza in Calabria, tra cui compare Antonio Narciso di Vibo Valentia. L’ingente quantitativo di droga sequestrato, in realtà, rappresenta solo una quota parte del prodotto commissionato dai calabresi al potente cartello di stanza in Marocco, in grado di assicurare costanti ed enormi forniture di narcotico.
I fratelli Costantino stavano infatti trattando con l’organizzazione marocchina l’acquisto di una quantità pari a 3.000 chili di hashish che, secondo i calcoli degli stessi affiliati, avrebbe portato nelle tasche dell’associazione un introito che si aggirava tra i quattro ed i cinque milioni di euro, da reinvestire nell’ancor più redditizio traffico di cocaina. I sodali, pienamente ingeriti nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti, hanno, inoltre, dimostrato di voler difendere i propri interessi, ove necessario, anche con le armi.
Nel collegio di difesa gli avvocati: Giuseppe Spinelli, Guido Contestabile, Giovanni Vecchio, Alessandra Silvestri, Francesco Sabatino, Giuseppe Bagnato, Pietro Chiappalone, Costantino Casuscelli, Francesco Capria, Paolo Bossi, Fabio D’Alessio, Pasquale Oantano, Marcello Manna, Giacomo Cozzi, Barbara Betoni, Raffaele Brunetti, Giacomo Iaria, Viviana Maselli, Leopoldo Marchese, Marco Lacchin, Giancarlo Pittelli, Stefano Zanini, Marianna Savina Piacenza, Viviana Maselli, Alessandro Corrente, Chiara Alfieri, Massimo De Pascali, Lidia Zanetti, Giovanni Bruno, Francesco Muscia, Angelo Colucci, Tiziana Vignoni, Luca Cianfaroni, Daniele Barrelli, Amedeo Bianco.