Scontro nelle Preserre: Nicola Ciconte trasferito dall’ospedale di Catanzaro a Messina
Restano preoccupanti le condizioni di salute del giovane ferito lunedì da un ordigno esplosivo collocato nella sua auto
Restano stazionarie le condizioni di salute di Nicola Ciconte, il 28enne di Sorianello ferito lunedì da un ordigno esplosivo collocato nella sua Opel Astra. I medici dell’ospedale di Catanzaro, tuttavia, hanno deciso per un trasferimento nell’ospedale di Messina. A causa della gravità delle ferite alla gamba destra, rimasta lacerata dall’esplosione, i sanitari dell’ospedale capoluogo di regione hanno infatti ritenuto più opportuno che a continuare a prestare le cure del caso al 28enne sia il più attrezzato ospedale della città siciliana. Al momento i medici sono riusciti ad evitare operazioni di amputazione della gamba, ma il giovane non è ancora stato dichiarato fuori pericolo.
Sul fronte delle indagini, invece, i carabinieri del Nucleo investigativo della Compagnia di Serra San Bruno hanno un quadro abbastanza definito in ordine agli schieramenti in campo in quella che è ormai diventata una “guerra di mafia” più che una faida in quanto ad essere coinvolti non è solamente la stretta cerchia familiare dei Loielo e degli Emanuele, da anni in lotta fra loro.
‘Ndrangheta: l’autobomba per Ciconte e le dinamiche criminali delle Preserre vibonesi
Il fascicolo d’inchiesta è intanto passato alla Dda di Catanzaro che sta cercando di chiudere il cerchio sull’intero comprensorio delle Preserre vibonesi dove, dopo il “vuoto” di potere determinato dagli arresti e dalle condanne seguite all’operazione antimafia “Luce nei boschi del 2012 contro il “locale di ‘ndrangheta” di Ariola di Gerocarne, il gruppo degli Emanuele – forte anche di alcune scarcerazioni – pare intenzionato a non lasciare spazio al contrapposto gruppo dei Loielo riuniti sotto le figure dei figli dei defunti boss Giuseppe e Vincenzo Loielo, ucciso nel 2002 nei pressi dell’acquedotto di Gerocarne da un commando guidato dal boss Bruno Emanuele che avrebbe chiesto il supporto quale sicario del boss Tonino Forastefano di Cassano allo Jonio, oggi collaboratore di giustizia. Un’altra frangia della famiglia Loielo, rappresentata dagli anziani del clan, pare invece essersi allontanata dalle leve più giovani scegliendo una posizione di autonomia.
Equilibri mafiosi, in ogni caso, in continuo mutamento e che aspettano di essere letti compiutamente dall’autorità giudiziaria per assicurare alla giustizia mandanti ed esecutori materiali di una guerra di mafia che – a queste latitudini – non sta risparmiando nulla e nessuno.
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