Vazzano, la minoranza avanza dubbi su una fornitura di acqua potabile: «Hanno usato l’autobotte dei miracoli?»
Presentato un esposto sulla qualità e sulla tempistica del rifornimento idrico d’urgenza predisposto dal Comune in occasione della festa di San Francesco
Come ha fatto un’autobotte autorizzata a prelevare solo 4 metri cubi al giorno di acqua potabile a fornirne, invece, 22 metri cubi in poche ore? È la domanda carica di interrogativi accessori che si pone il gruppo consiliare di opposizione “Vazzano bene comune”. La risposta che si danno gli esponenti della minoranza consiliare, che punta il dito contro il sindaco Vincenzo Massa, è implicita: «Hanno forse usato l’autobotte dei miracoli? Non è possibile, c’è qualcosa che non quadra».
La vicenda prende le mosse dall’emergenza idrica di questa estate, in particolare durante i festeggiamenti per San Francesco. In quell’occasione, il 25 agosto, per far fronte alla carenza di acqua potabile, il Comune di Vazzano ha richiesto un rifornimento d’urgenza a una ditta specializzata, che tramite autobotte ha provveduto a immettere nella rete idrica comunale 22 metri cubi di acqua prelevata dalla fonte di Santa Caterina dello Ionio. Recentemente, poi, il 19 settembre per la precisione, l’amministrazione ha liquidato la somma di 2.500 euro per il servizio ricevuto. Determina di spesa che ha fatto vibrare le antenne dell’opposizione, insospettita da tempistica e metodologia dell’intervento.
In particolare, i rappresentanti della minoranza consiliare si chiedono come abbia fatto la ditta incaricata a fornire i 22 metri cubi di acqua fatturati se la fonte dalla quale si sarebbe approvvigionata dista circa 45 chilometri da Vazzano, quindi 90 chilometri tra andata e ritorno, e l’autobotte utilizzata ha una capienza massima di 4 metri cubi. Secondo i calcoli fatti, infatti, occorrerebbero circa 20 ore e 5 viaggi per ottenere il risultato dichiarato. Inoltre, ad alimentare i dubbi è il fatto che la fonte di Santa Caterina dello Ionio consentirebbe alle ditte interessate un prelievo massimo proprio di 4 metri cubi al giorno. A rendere più gravosi gli interrogativi di “Vazzano bene comune” è anche la circostanza che, a loro dire, l’ultima certificazione di potabilità riferita all’acqua utilizzata risale ad aprile 2017, più di tre mesi prima del rabbocco chiesto dal Comune.
Da qui la decisione di presentare un esposto alle autorità preposte e chiedere direttamente al sindaco una spiegazione convincente su come siano andate le cose.
«La fornitura del 25 agosto – scrivono in una nota gli esponenti di Vazzano bene comune – non è coperta da alcuna certificazione di salubrità dell’acqua perché abbondantemente scaduta al momento dell’intervento. Tra l’altro, il Comune, in quanto ente gestore, aveva anche l’obbligo giuridico di predisporre controlli in proprio sulle acque immesse nella rete idrica comunale. Cosa che non ha fatto».
Il sospetto non tanto velato dell’opposizione è che sia stata utilizzata acqua presente in serbatoi vicini, di cui non fosse garantita la potabilità, anche perché i tempi di trasporto e i limiti di erogazione della fonte scelta non avrebbero consentito quanto invece si evince dagli atti comunali.
«La ricostruzione che abbiamo effettuato – conclude la minoranza – dà dimostrazione dell’incapacità e dell’inadeguatezza dell’attuale amministrazione a far fronte ai problemi della comunità, nonostante la “soluzione” adottata sia stata menata come un vanto dal sindaco».
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