“Federica Ter”, parla Mary Sorrentino: «Delusa da una giustizia non giusta» (VIDEO)
La madre della sedicenne di Vibo Marina morta in seguito ad un intervento di appendicectomia eseguito allo “Jazzolino”, commenta l’esito del filone processuale che ha visto una condanna e sette prescrizioni. E afferma: «Assurdo il risarcimento a chi è coinvolto nel decesso di mia figlia»
Una vicenda giudiziaria lunga e complessa. Otto anni vissuti nelle aule dei tribunali alla ricerca di una verità storica, mai emersa in maniera univoca. Quattro diversi filoni processuali. Condanne passate in giudicato ma anche posizioni cadute in prescrizione. Rabbia e disillusione. C’è tutto questo nella battaglia di Mary Sorrentino, mamma di Federica Monteleone, la sedicenne di Vibo Marina morta nel gennaio 2007 dopo un black-out avvenuto durante un intervento di appendicectomia all’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia.
È di pochi giorni fa la condanna di Antonio Messina, all’epoca dei fatti responsabile dell’ufficio manutenzione del nosocomio vibonese. A lui sono stati inflitti due anni di reclusione per calunnia e falsa testimonianza. Un verdetto che non placa l’amarezza di Mary.
«Due le motivazioni di rabbia di questa sentenza – afferma delusa -. La prima è che abbiamo ancora una volta constatato l’esistenza di una giustizia lumaca, tant’è vero che da otto posizioni sette cadono in prescrizione e si arriva ad una sola condanna. Poi, rispetto a questa sentenza, mi colpisce il fatto che la persona oggi condannata debba risarcire il dottor Francesco Costa, a sua volta condannato nel filone principale del processo Federica. Sapere che una delle persone che comunque è stato coinvolto nel decesso di mia figlia sarà risarcito, è davvero inaccettabile per me e la mia famiglia».
E aggiunge: «E’ un fatto questo che ha suscitato indignazione anche nella comunità, perché io ho avuto modo di confrontarmi con amici, parenti e anche con persone che non conosco e che mi hanno espresso la loro solidarietà e la loro rabbia rispetto a questa sentenza. A parte me, che sono direttamente coinvolta, ho avuto modo di constatare che anche la comunità in genere è arrabbiata per una giustizia che non è giusta».
Quella di Mary è una ferita che non si rimargina. «Purtroppo rimarrà sempre aperta, anzi il dolore col tempo va crescendo. Ma in questi casi è soprattutto la rabbia che monta. Noi abbiamo seguito ben quattro procedimenti. Questo era il “Federica Ter”, ma non dimentichiamo che c’è stato un processo a Salerno che ha visto condannato il pm che ha seguito inizialmente le indagini. Per cui noi è da 8 anni che viviamo nelle aule di tribunale. Come famiglia abbiamo tenuto a seguire da vicino tutte le vicende giudiziarie. Abbiamo avuto in un primo filone una verità processuale che però ha lasciato molti punti interrogativi. Quest’ultimo filone (il “Federica Ter”), anche se non eravamo parte civile, l’abbiamo comunque seguito con attenzione, perché queste persone sono state mandate a processo per falsa testimonianza e noi volevamo avere contezza se questa falsa testimonianza c’era realmente stata oppure no. Purtroppo lo Stato italiano non ce l’ha concesso, perché dopo tutti questi anni si è arrivati alla prescrizione per decorrenza dei termini… quindi non ci sarà possibilità di appello; non ci sarà possibilità di appurare la verità e a noi rimarrà sempre un “perché”».
Da quella tragedia nasce l’esperienza della Fondazione “Federica per la vita onlus” che fa dell’impegno per una sanità migliore la sua bandiera. «La Fondazione nasce proprio per avere una buona sanità – spiega Mary -. Noi vogliamo collaborare, eventualmente fare segnalazioni. Abbiamo aperto protocolli d’intesa con l’Asp di Vibo per l’attivazione di uno sportello Cup che lavora gratuitamente. Periodicamente facciamo vaccinazioni e rinnovo esenzioni ticket. Lo facciamo proprio per cercare di avvicinare la sanità al paziente. Non vogliamo fare di tutta l’erba un fascio. Certo ci arrabbiamo con chi se lo merita ma vogliamo elogiare chi porta avanti una sanità degna: dal cittadino al medico».
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