“Sigilli” al 501 Hotel: sui siti di booking camere ancora “prenotabili” a 800 euro
I curatori fallimentari: «Abbiamo fatto il nostro dovere. Capiamo umanamente l’avvocato Talarico, ma se ci sono delle responsabilità sulla chiusura sono di altri»
Quella catena che blocca l’entrata del 501 Hotel è un’immagine difficile da dimenticare. Da ieri, lo storico albergo vibonese, al centro di una complessa procedura fallimentare e di vendita, è inaccessibile, chiuso su ordine del giudice dopo che la società vibonese Italiantrade, che aveva fittato il ramo d’azienda per la gestione della struttura, ha accumulato diversi mesi di morosità, avviandosi anch’essa sul viale delle procedure concorsuali. Strano, comunque, che sui principali portali di booking turistico, a cominciare da Tripadvisor, le camere risultino ancora prenotabili. Ancora più curioso, però, è il prezzo esorbitante che un incauto quanto ricco cliente dovrebbe sborsare: fino a 800 euro a notte per una matrimoniale. Costo solo virtuale, perché la struttura non è più funzionante, e sebbene sia molto improbabile che qualcuno sia pronto a pagare una tale somma per pernottare in un vecchio albergo che sembra fermo agli anni ’80, a questo punto c’è da augurarsi che nessuno venga colto da un improvviso e irrefrenabile desiderio di soggiornare al 501. Un sistema un po’ azzardato che probabilmente serve a scoraggiare nuove prenotazioni.
Intanto, la curatela fallimentare reagisce alle parole di Marco Talarico, legale della F94, la società che fa capo all’imprenditore Francesco Trimboli, che ha già versato un acconto di circa 270mila euro su un totale di 2 milioni e 600mila euro per rilevare la struttura, dopo che la stessa Italiantrade, primo acquirente, non aveva versato il saldo decadendo così dalla precedente aggiudicazione dell’asta. Ieri, dalle colonne del nostro giornale, Talarico ha chiamato in causa proprio i curatori fallimentari, cioè il commercialista di Milano Claudio Ferrario e l’avvocato di Reggio Calabria Adriana Siclari, ai quali ha imputato una scarsa attenzione per gli aspetti gestionali del 501, “rimproverando” loro di non aver fatto abbastanza per tutelare l’azienda e i posti di lavoro.
Irraggiungibile Ferrario, protetto dalla cortina di sicurezza del suo studio professionale, probabilmente abituato a declinare in automatico le richieste della stampa perché impegnato in procedure di primo piano sulla scena nazionale, come il commissariamento della Banca Popolare di Vicenza. Più disponibile a dire la sua è l’avvocato Siclari, che dopo qualche titubanza iniziale decide di rivendicare il proprio lavoro senza remore.
«Il 501 Hotel è stato chiuso perché così ha deciso il Tribunale, non certo per colpa dei curatori fallimentari – spiega -. La gestione diretta da parte nostra dell’azienda, quello che si chiama esercizio provvisorio, non era possibile, perché normalmente può essere attuato soltanto nell’imminenza della dichiarazione di fallimento e questo non era il nostro caso. Anche dire che il 501 Hotel è finito per sempre è sbagliato. L’ordine di sgombero emesso dal giudice è propedeutico al perfezionamento della vendita alla F94. Tanto più che la stessa società di Trimboli ha presentato alla curatela una richiesta di affitto del ramo di azienda in attesa che si completi la procedura di acquisizione. Istanza che credo debba ancora essere avanzata formalmente al giudice, ma che noi non abbiamo nessun problema ad avallare, perché ci trova assolutamente favorevoli, anche in considerazione degli alti costi che dobbiamo affrontare per la custodia dell’immobile. Però non potranno pretendere di decurtare il fitto dal saldo finale per l’acquisto, perché questo rappresenterebbe un’immissione anticipata nel possesso del bene, un’ipotesi che il giudice per l’esecuzione aveva già escluso in passato».
In altre parole, se F94 vorrà cominciare da subito a gestire l’albergo, dovrà pagare un fitto extra per le settimane che la separano dall’acquisizione del bene, che sarà formalizzata soltanto dopo il versamento dei restanti 2 milioni e 330 mila euro. Sempre che a questo punto non cambi idea, come l’avvocato Talarico ha pure ventilato.
«Se la società aggiudicataria vuole, quindi, il 501 può riaprire subito – continua Siclari -. Dire che hanno versato l’anticipo per una macchina nuova e gli viene consegnato invece un rottame non corrisponde al vero. L’azienda è costituita dall’immobile e da tutti i beni mobili, compresi gli arredi. L’avviamento (cioè l’insieme di quei fattori immateriali che riflettono la posizione sul mercato di un’impresa ndr) non viene certo pregiudicato dal provvedimento di un giudice che ha dovuto necessariamente mandare via chi occupava l’immobile senza averne più titolo».
Sui tempi lunghi, Siclari sottolinea poi le difficoltà dell’inventario: «C’erano moltissime cose da registrare, compatibilmente con gli impegni professionali dei curatori, uno dei quali sta a Milano». L’avvocato, infine, respinge anche l’allusione del collega vibonese, quando ha accennato ai lauti compensi percepiti per un lavoro, che a suo dire, non sarebbe stato fatto al meglio. «Umanamente capisco la reazione dell’avvocato Talarico – conclude -, ma lui sa benissimo che non ci sono remunerazioni principesche per questi incarichi e, nel caso specifico, finora ci è stato versato solo un rimborso spese. Per quanto ci riguarda abbiamo fatto soltanto quello che dovevamo fare a norma di legge e che è stato deciso dal Tribunale. Se ci sono responsabilità sulla chiusura del 501, queste sono di altri, non certo le nostre».
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