‘Ndrangheta: Mantella sul clan Anello, dalle “lupare bianche” agli imprenditori nel mirino
Il collaboratore di giustizia parla delle sparizioni di Santo Panzarella e Valentino Galati, svela gli accordi con i Bonavota ed i contrasti con i Vallelunga sino alla nuova alleanza con i Mancuso
Ci sono anche le dichiarazioni inedite di Andrea Mantella a dare consistenza all’accusa di associazione mafiosa mossa ai vertici del clan Anello-Fruci di Filadelfia ed Acconia di Curinga nell’ambito dell’operazione antimafia “Imponimento”. Dichiarazioni dalle quali si evince che anche il collaboratore di giustizia di Vibo Valentia riconduce al clan Anello le sparizioni per “lupara bianca” di Santino Panzarella e Valentino Galati, il primo scomparso 10 luglio del 2002 all’età di 29 anni, il secondo nel 2007. [Continua in basso]
Le dichiarazioni di Mantella
“Sul territorio che va da Filadelfia all’Angitola e ad Acconia, opera la cosca degli Anello, capeggiata da Rocco Anello, come locale riconosciuto. Lui è stato criticato per alcune vicende familiari e mi riferisco – spiega Mantella – alla situazione della moglie che aveva avuto più relazioni extraconiugali quando Rocco si trovava in carcere. Suo fratello Tommaso Anello con i Fruci fece sparire un certo Galati, se non erro Valentino, e Panzarella Santo o Santino, rei di aver avuto una relazione con la moglie di Rocco Anello. Quando con Vincenzino Fruci stavamo organizzando l’omicidio di Cracolici, con Domenico Bonavota e Francesco Fortuna parlammo della sparizione di Panzarella.
Mi dissero che il fratello Tommaso Anello aveva fatto ammazzare Panzarella con i fratelli Vincenzo e Giuseppe Fruci. Noi – aggiunge Mantella – Panzarella lo avevamo visto in una circostanza su una Alfa Romeo 164 ad Acconia. Io conosco Rocco e Tommaso Anello e i fratelli Fruci, ma non conosco gli affiliati del loro gruppo, conoscevo solo i vertici. So che hanno dei ragazzi a loro disposizione e anche Francesco Michienzi, quello che si è pentito, faceva parte del gruppo”. Da sottolineare che Tommaso Anello ed i fratelli Fruci per l’omicidio di Santino Panzarella sono stati assolti.
La spartizione del territorio e le pressioni sugli imprenditori
Dopo l’omicidio a Maierato di Raffaele Cracolici nel maggio del 2004 a Pizzo Calabro ad opera dello stesso Mantella, di Francesco Scrugli e del clan Bonavota, si è avuta una nuova spartizione del territorio. “Cracolici dava fastidio sia ai Bonavota nella zona industriale di Maierato sia agli Anello nella zona di Acconia e dell’Angitola. Dopo l’omicidio, Bonavota e Anello si sono spartiti il territorio senza ulteriori ostacoli. Nel mentre ero latitante per l’operazione Asterix incontravo sovente a Sant’Onofrio Giuseppe Fruci che mi raccontava delle pressioni che esercitava su importanti imprenditori che stavano costruendo villaggi turistici nel territorio dell’Angitola e di Pizzo. Infatti, a quell’epoca Franco Barba stava costruendo il Villaggio denominato Garden, Michele Patania detto “Ciccio”, stava costruendo un altro villaggio sempre nel medesimo territorio. Vincenzo Fruci pretese che i due imprenditori corrispondessero alla sua famiglia danaro a titolo estorsivo asserendo che Luni Mancuso non doveva avanzare pretese nel territorio di competenza della cosca Anello-Fruci.
Le pretese di Vincenzino Fruci, e quindi di tutto il gruppo Anello, erano fondate sul fatto che cominciava ad intuirsi una spaccatura in seno al clan Mancuso fra i Bonavota, i Piscopisani e le persone più direttamente riconducibili a me. Gli imprenditori Patania e Barba – sottolinea Mantella – erano vicinissimi ai Mancuso tanto da accaparrarsi i lavori per intercessione di Luni Mancuso”. Sia Franco Barba che Francesco Michelino Patania, alias “Ciccio Bello”, sono stati arrestati per associazione mafiosa nell’inchiesta “Rinascita-Scott” ed accusati di essere ai vertici del clan Lo Bianco-Barba di Vibo Valentia.
Le estorsioni agli imprenditori
E’ sempre Andrea Mantella, quindi, a svelare che nello stesso periodo il clan Anello-Fruci sarebbe riuscito ad estorcere denaro a diversi grossi imprenditori che in precedenza avrebbero invece pagato il clan Mancuso. Nessuno degli imprenditori – è bene sottolineare – ha sinora mai denunciato richieste di estorsioni dal clan Anello-Fruci o dai Mancuso. “Gli Anello Fruci hanno preteso denaro a titolo estorsivo da altre persone che in precedenza pagavano soltanto ai Mancuso: da Stillitani, ex sindaco di Pizzo che stava costruendo un centro commerciale sotto il ponte dell’Angitola; da Guastalegname che stava costruendo sulla Nazionale di Pizzo delle villette a schiera; da Callipo che aveva uno stabilimento per la conservazione del tonno presso il lago dell’Angitola, dal quale gli Anello-Fruci avevano preteso danaro e assunzioni”. I fratelli Francescantonio (già consigliere regionale con l’Udc) ed Emanuele Stillitani sono fra gli arrestati dell’operazione “Imponimento”.
L’evoluzione dei rapporti con i Vallelunga
E’ sempre Andrea Mantella a spiegare quindi agli inquirenti l’evoluzione, in termini negativi, dei rapporti tra gli Anello ed i Vallelunga di Serra San Bruno nel periodo successivo all’omicidio del boss Damiano Vallelunga nel settembre del 2009 dinanzi al santuario di Riace. Un tempo alleati di ferro, dopo l’omicidio “eccellente” del boss delle Serre ad opera dei clan di Guardavalle, Stignano e Monasterace, Rocco Anello si sarebbe riallineato ai Mancuso ed in particolare dal 2012 con l’uscita dal carcere del boss Luigi Mancuso. Le “frizioni” fra gli Anello ed i Vallelunga sarebbero tuttavia iniziate già prima dell’omicidio di Damiano Vallelunga.
“All’incirca nel 2003 – ricorda Mantella – ho partecipato ad una riunione, nelle campagne di Filadelfia, nell’ambito della quale Domenico Bonavota veniva insignito della Santa e Francesco Fortuna del grado di Camorrista. Io ero citato nella copiata di Bonavota unitamente a Rocco Anello e a Carmine Arena. Era presente anche un certo Palamara ed una persona di Africo della quale non ricordo il nome. Questa cerimonia sanciva l’alleanza stretta fra gli Anello e i Bonavota. I Bonavota estendevano la propria influenza nella città di Pizzo fino all’Angitola.
Gli Anello avevano il controllo dell’Angitolano, di Polia, di Filadelfia fino alla Nuova Sir, ove iniziava il controllo ‘ndranghetistico dei Iannazzo. Gli Anello erano in rottura con Vito Tolone e con Gianni Bruno di Vallefiorita, così come con tutti quelli della montagna e quindi con i Vallelunga. Con i Vallelunga a fronte di rapporti buoni nei primi anni ’90, vi erano stati dei contrasti. Ricordo in particolare quanto mi è stato riferito dai Bonavota in occasione di un matrimonio, verificatosi qualche tempo prima della morte di Damiano Vallunga. Il figlio di Anello Rocco si era avvicinato a Damiano Vallelunga per salutarlo, ma Damiano Vallelunga gli aveva risposto di non conoscerlo e gli aveva contestato il fatto che avessero emarginato l’impresa avente ad oggetto lavori boschivi, di Vincenzo Rubino, nonché i cattivi rapporti con quelli della montagna, tutto nell’ottica di un’espansione del loro controllo”.
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