‘Ndrangheta: le alleanze del clan Anello con le principali cosche calabresi
I rapporti con i Lo Bianco di Vibo, i Pesce di Rosarno, i Mancuso di Limbadi, i Chiefari di Torre Ruggiero, gli Iozzo di Chiaravalle, i Bruno di Vallefiorita, i Gallace di Guardavalle e i clan di Lamezia
Delinea anche le alleanze degli Anello di Filadelfia con storiche cosche della ‘ndrangheta vibonese, l’inchiesta “Imponimento” che dopo il fermo di indiziato di delitto aspetta ora la pronuncia del gip distrettuale di Catanzaro sull’emissione di una nuova ordinanza di custodia cautelare che la Dda si appresta a richiedere. L’inchiesta si lega per molti versi alle risultanze investigative di “Rinascita-Scott” riguardo l’operatività di una struttura provinciale – il c.d. Criminedella provincia di Vibo Valentia – con compiti di coordinamento delle articolazioni territoriali e di collegamento con la provincia di Reggio Calabria e il Crimine di Polsi, quale vertice assoluto della ‘ndrangheta unitaria. A capo del “Crimine” della provincia di Vibo Valentia ci sarebbe il boss di Limbadi Luigi Mancuso. [Continua]
Oltre all’esistenza della struttura provinciale, le indagini hanno accertato l’esistenza di un nuovo “locale” di ‘ndrangheta a Vibo Valentia che, sebbene diviso in tre ‘ndrine (Lo Bianco-Barba, Pugliese e Pardea-Macrì-Camillò) continua a mantenere quali figure apicali Paolino Lo Bianco, Filippo Catania e Vincenzo Barba. Proprio questi ultimi, in ragione delle loro qualità, sono risultati protagonisti, unitamente ad esponenti della cosca Anello-Fruci di Filadelfia ed Acconia di Curinga, in una vicenda dove – su input dell’imprenditore vibonese Antonio Facciolo (arrestato nell’operazione “Imponimento”), la cosca Anello sarebbe intervenuta in favore di quest’ultimo per porre fine all’attività estorsiva messa in atto nel 2016 e nel 2017 dalla cosca Lo Bianco-Barba ai danni della “Golden Service” di Antonio Facciolo relativamente alla gestione della struttura turistica “Lido degli Aranci” di Bivona. L’intervento del clan Anello (ed in particolare di Tommaso Anello) avrebbe permesso all’imprenditore Facciolo di rientrare in possesso di un immobile posto all’interno del “Lido degli Aranci” di cui Facciolo non poteva più liberamente disporre, nell’esercizio della propria attività d’impresa, in quanto abusivamente occupato da Domenico Lo Bianco, fratello di Paolino Lo Bianco (ed anche lui quindi figlio del defunto boss Carmelo Lo Bianco detto “Piccinni”).
I rapporti con i clan di Zungri, Chiaravalle e Torre Ruggiero. L’inchiesta “Imponimento” ha quindi ricostruito i rapporti fra il “locale di ‘ndrangheta degli Accorinti di Zungri – in persona di Gregorio Niglia di Briatico, ritenuto il braccio-destro del boss Giuseppe Accorinti – e gli Anello-Fruci. Significativa, per gli inquirenti, una vicenda relativa allo scambio di armi fra i due clan. Rapporti sono poi emersi fra gli Anello ed i clan Chiefari di Torre Ruggiero e Iozzo di Chiaravalle Centrale. Rapporti che hanno portato a gestire in maniera mafiosa gli appalti boschivi in una vasta area delle Preserre, mentre in precedenza il clan Chiefari avrebbe fatto la “voce grossa” anche sulla costruenda Trasversale delle Serre imponendo i propri mezzi nei subappalti ed estorcendo denaro alle imprese impegnate nei lavori.
Il “rispetto” fra gli Anello ed i Chiefari. L’inchiesta ricostruisce, quindi, come a fine gennaio 2017 i Chiefari avevano subito il furto di un escavatore Caterpillar e avevano interessato Rocco Anello per ritrovarlo. Dai dialoghi captati è emerso che il boss di Filadelfia si era personalmente attivato, recandosi dai Pesce di Rosarno e dai Mancuso a Nicotera “in segno di rispetto nei confronti’Ntoni Chiefari”. Ed in effetti, nel giro di pochissimi giorni, il mezzo d’opera trafugato venivarinvenuto e riconsegnato ai proprietari.
I rapporti con i clan di Vallefiorita. I rapporti tra la cosca Anello di Filadelfia e la cosca Bruno di Vallefiorita (al cui vertice vi era il defunto Vito Tolone) non costituiscono invece un elemento di novità bensì sono risalenti nel tempo. I due clan si sarebbero spartiti il territorio del comune di Cenadi in relazione allo sfruttamento delle risorse boschive.
I rapporti con Cutro e Guardavalle. Rapporti sono poi emersi tra la cosca Anello ed il sodalizio di ‘ndrangheta dei Trapasso di San Leonardo di Cutro così come con il clan Gallace di Guardavalle, tanto che un esponente di tale ultima consorteria avrebbe mostrato a Rocco Anello le foto di una microspia che aveva rinvenuto nella propria auto. L’esponente del clan Gallace, quindi, avrebbe spiegato a Rocco Anello che era in arrivo un’attrezzatura particolare con la quale si potevano ritrovare le microspie e l’avrebbe utilizzata anche per “bonificare” l’auto di Rocco Anello.
Ben saldo sarebbe infine stato negli anni il rapporto fra Rocco Anello ed i principali clan di Lamezia Terme: dai Giampà ai Iannazzo, dai Torcasio ai Cappello. Proprio nel Lametino Rocco Anello sarebbe intervenuto in diverse questioni di interesse per i clan, sempre ascoltato e temuto.
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