“Imponimento”, Gratteri: «Tranne la prostituzione ci sono tutti i reati» – Video
La conferenza stampa degli inquirenti per illustrare i dettagli della maxi-inchiesta antimafia condotta da Gdf e Procura distrettuale: «Clan Anello molto importante»
di E.D.G.
«In questa indagine, tranne lo sfruttamento della prostituzione, trovate tutti i reati previsti dal codice penale e dalle leggi speciali». Così il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri nel corso della conferenza stampa che questa mattina è servita per illustrare gli esiti dell’operazione Imponimento, che ha visto 700 uomini della Guardia di finanza impegnati dalle prime luci dell’alba ad eseguire 75 provvedimenti restrittivi nei confronti di importanti esponenti della criminalità organizzata vibonese. Complessivamente – tra Italia e Svizzera – sono indagate 158 persone e sono stati sequestrati beni per 169 milioni di euro.
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Nel mirino dell’inchiesta della Dda, il clan degli Anello. «Questa organizzazione criminale – ha spiegato Gratteri – abbracciava tre territori: Catanzaro, Vibo e le Serre sul lato ionico. Un locale di ‘ndrangheta molto importante, quello degli Anello, perché c’erano molte altre ‘ndrine satelliti. Un lavoro durato 4 anni, possibile non solo grazie alla comprovata professionalità della Guardia di finanza ma anche perché il Gico centrale ha deciso di investire qui in maniera significativa mandando decine e decine di uomini negli ultimi anni».
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«Inchiesta di respiro internazionale», ha sottolineato il magistrato antimafia. In merito alla collaborazione con gli inquirenti svizzeri, Gratteri ha sottolineato l’efficienza «delle squadre investigative comuni che abbiamo costruito e la disponibilità del procuratore federale Sergio Mastroianni, che ha offerto grande supporto, malgrado le difficoltà sul piano normativo, perché purtroppo solo l’Italia ha una legislazione anti-mafia particolarmente evoluta».
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Le ramificazioni in Svizzera servivano anche per l’approvvigionamento di armi. «Ne abbiamo trovato una grande quantità questa notte, perché in Svizzera – ha spiegato – è molto facile acquistare armi, che poi, tramite furti simulati, arrivano in Italia». Infine, in merito al ricorso alla procedura del “fermo”, che non richiede l’autorizzazione preventiva del Gip, Gratteri ha spiegato: «Siamo ricorsi al fermo perché l’autorità giudiziaria svizzera aveva necessità di depositare gli atti».