Armi, grembiulini e l’antico testo: la pista dei soldi chiave del giallo di Stefanaconi – Video
Insieme alla santabarbara ritrovati 200mila euro in contanti: per il procuratore Falvo dimostrano «legami con contesti criminali più ampi». Sotto la lente della Dda anche i rapporti con la massoneria. Mentre la scoperta del libro del 1651 nell’Accademia Fidia apre nuovi scenari
Ci sono precise risultanze investigative che hanno indotto i carabinieri del Comando provinciale di Vibo a prendere in seria considerazione la possibilità di ritrovare delle armi a casa di due insospettabili coniugi di Stefanaconi. E quegli elementi, uniti all’intuito dei militari in azione, si sono rivelati azzeccati portando alla scoperta di un arsenale sufficiente ad armare un piccolo plotone. Otto fucili calibro 12, una mitragliatrice polacca, quattro pistole, due silenziatori, 500 munizioni di vario calibro, giubbotti antiproiettile: il tutto custodito dentro borsoni all’interno della casa di due professionisti incensurati: Davide Licata e Rossella Marzano. [Continua]
La pista dei soldi
È il procuratore della Repubblica di Vibo Camillo Falvo a chiarire come ora le indagini seguano una pista precisa: quella indicata dai soldi scoperti insieme alle armi. «Il ritrovamento di una somma liquida pari a 200mila euro – afferma ,- dimostra il legame con contesti criminali più ampi. Questo impone accertamenti più approfonditi che i carabinieri faranno con la Procura distrettuale di Catanzaro e, per quanto di nostra competenza, anche con la Procura ordinaria».
Gli orpelli massonici
Il tutto lascia dunque presagire nuovi sviluppi e quella che – all’apparenza – poteva sembrare una normale operazione di contrasto al traffico di armi, potrebbe portare a nuovi clamorosi sviluppi. Lo fa intendere lo stesso Falvo richiamando gli approfondimenti sul materiale massonico scovato nell’abitazione dei due custodi della Santabarbara. Abitazione sita nel compendio dell’Accademia di belle arti Fidia di Stefanaconi. «Ora si faranno tutte le opportune verifiche per capire se si tratta di massoneria ordinaria o deviata, ma è noto (come emerso anche in Rinascita-Scott) come la criminalità organizzata vibonese instauri spesso legami con la massoneria». Anche su questo la Dda di Catanzaro è chiamata a dare risposte.
L’antico testo religioso
Armi, massoneria, legami più che probabili con la criminalità. Ci sono tutti gli elementi per scrivere un nuovo capitolo nel “grande classico” della storia del malaffare in salsa vibonese. Un nuovo capitolo nel quale non mancherebbero neppure suggestivi richiami al traffico di beni culturali. L’operazione porta alla luce, infatti, anche un altro elemento che chiama direttamente in causa i segugi del Nucleo tutela del patrimonio culturale dell’Arma di Cosenza. È un prezioso testo antico, datato 1651: un commentario della Bibbia trafugato dalla biblioteca ecclesiastica del Convento francescano di Sant’Antonio di Sulmona. Un volume in latino di inestimabile valore, costudito in una teca in un ufficio dell’Accademia di belle arti, per la cui ricettazione è ora indagato il fondatore della “Fidia” Michele Licata, padre di Davide.
Sarà il nucleo cosentino, insieme alla Procura di Vibo, a ricostruire il percorso che ha portato il testo da un ascetico convento abruzzese al polo accademico di Stefanaconi, in un accurato viaggio a ritroso che potrebbe portare, anch’esso, a nuovi ed inaspettati sviluppi.